La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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European Voluntary Service, la mia esperienza ai confini del mondo

Scritto da – 21 Dicembre 2011 – 15:022 commenti

Era il 2000 e l’Europa si preparava al grande cambiamento che avrebbe portato tutti i paesi membri ad avere la stessa moneta: l’EURO. Era il 2000 e la crisi che da due anni a questa parte ci ha investito stava cominciando la sua corsa  facendo scricchiolare quelli che erano stati chiamati ammortizzatori sociali i quali, a detta degli esperti, sarebbero dovuti bastare a contenere i danni di un eventuale “periodo di magra”.

Pochi mesi dopo a Genova venne organizzato il più disastroso dei G8 nella storia di questo strano mondo e a farne le spese, oltre al giovane Carlo Giuliani, furono quegli strascichi di fiducia ai quali l’Italia provava ad aggrapparsi di fronte di fronte al mondo i quali caddero inesorabilmente sotto l’ombra della corruzione e dal dubbio che tutto venne organizzato a puntino, come poi è stato accertato in sede di giudizio, dagli alti vertici governativi italiani. Contrariamente al Bel Paese,  l’azione della Comunità Europea in quel periodo fu  indirizzata su binari completamente differenti da quelli italiani destinati ad impattarsi con le riforme Moratti e Gelmini  e alla conseguente e lenta scomparsa dell’istruzione pubblica, (esempio ne è Reggio Calabria dove oggi su tre scuole due sono private). Da Bruxelles si cominciarono a preparare le manovre che avrebbero dovuto facilitare la digestione della nuova moneta e contemporaneamente favorire la nascita di quel sentimento Europeo indispensabile per la crescita di un sistema destinato al declino. Tra i vari progetti venne approvato quello che ha preso il nome di EVS (European  Voluntary Service) che di fatto permette a tutti i ragazzi e le ragazze compresi tra i 18 ed i 30 anni, di avvalersi di un’esperienza di volontariato al di fuori dai confini del proprio Paese. A vederla così potrebbe non sembrare nulla di fantasmagorico ma analizzandola dall’interno la visione cambia radicalmente.

Oggi io mi trovo nel sud della Turchia, più precisamente a Gaziantep, grazie all’opportunità che mi è stata messa a disposizione dall’Europa. All’inizio della mia esperienza, abituato alla mentalità italiana, non riuscii veramente a cogliere le potenzialità del progetto ma oggi, dopo quasi tre mesi, sono in grado di scindere le differenze tra un sistema votato al futuro ed un sistema votato alla sopravvivenza. In primo luogo l’EVS è la possibilità di affiancarsi ad altre culture che forse mai avrebbero stimolato la mia curiosità ma che al contrario non possono che aiutare un ragazzo a prendere le distanze dai normali cliché presenti ad ogni livello della nostra malata società. In secondo luogo, e questo forse è il risvolto più interessante, l’EVS è la possibilità di calarsi in dei panni completamente nuovi, spogliarsi di fronte a nuove lingue, lavori, relazioni sociali e abitudini quotidiane nel tentativo di impegnare sul campo quello che si è imparato nel corso della propria esperienza di vita.

Vivo con un ragazzo polacco, due ragazzi georgiani e una ragazza rumena. Le differenze culturali in un primo momento hanno messo a dura prova la sopravvivenza in un appartamento da dividere in cinque persone ma una volta superati gli stessi, la casa si è trasformata in un cantiere ideologico e linguistico che mi ha fatto completamente comprendere quanto basti poco per riuscire a ritrovare la propria personalità all’interno di un sistema depersonificante come quello imposto dai governi Berlusconi, Dalema e Prodi. Quando sono partito il mio inglese, in barba alle tre I fortemente volute dalla Moratti e profumatamente pagate dai contribuenti, era ridotto a pochi termini; la mia idea di volontariato aleggiava intorno alle tristi immagini dell’Africa che da anni i mass media continuano ad additare come una piaga sociale per la quale siamo completamenti incolpevoli e la mia fiducia nel futuro e nelle persone era paragonabile ad uno zero in pagella. In questi tre mesi sono riuscito a portare il mio inglese sulla soglia della sufficienza, ho assaporato la sensazione di libertà nel fare una lavatrice e ho capito quello che da Bruxelles avevano cercato di fare: favorire la libera circolazione delle idee e delle esperienze nel tentativo di costruire un futuro meno conservativo, meno razzista e meno classista. In breve, ridare ai giovani le chiavi del futuro.

 

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