Grecia, lo spettro del cambiamento
“Uno spettro si aggira per l’Europa.” E’ il famoso incipit del Manifesto del Partito Comunista del 1848, scritto da Karl Marx e Friedrich Engels. Quest’oggi, 26 Gennaio 2015, le parole dei due filosofi sembrano tornate in auge. Questo perché un nuovo spettro ha iniziato a muoversi nel vecchio continente. E’ lo spettro del cambiamento, ed il suo nome è Syriza.
Non sono serviti a nulla i moniti provenienti dai poteri forti; non sono bastate le minacce della Troika, né del presidente Juncker; la stampa conservatrice greca ed europea, non è riuscita a far desistere il popolo ellenico dalla voglia di ribaltare tutto. Alla fine, Tsipras ce l’ha fatta.
In un paese dove il tasso di disoccupazione è al 26% e quello giovanile sfiora il 60%; dove il rapporto tra PIL e debito pubblico è ad un passo dal 170%, con un aumento vertiginoso dei casi di suicidio e tossicodipendenza; dove la sanità è divenuta un bene di lusso a cui pochi posso accedere, così come son pochi coloro che riescono ancora ad arrivare a fine mese. Sono le disastrose politiche di questi cinque anni di austerity e riforme economiche pressoché inutili.La campagna elettorale è stata quasi a senso unico. Da una parte, Nea demokratia, il partito del premier Samaras. Pochi comizi, a cui ha partecipato poca gente. Nell’aria, un senso di sconfitta e delusione.
Il primo ministro uscente, ha cercato in tutti i modi di convincere i greci a non cambiare rotta. Ha promesso nuove riforme economiche; ha millantato una crescita inesistente; è arrivato addirittura a denunciare Syriza come “filo-terrorista”, dopo aver marciato pochi giorni prima col presidente francese Hollande. Purtroppo per lui, i suoi avvisi sono caduti nel vuoto.
Dall’altra parte, infatti, Syriza è riuscita a raggruppare su di sé tutti i delusi. Tsipras non ha mai smesso, da inizio Dicembre, di girare per il paese. Ha fatto comizi in ogni città, ed ogni volta era una festa. E’ riuscito a convincere ex sostenitori del Pasok, di ND e del KKE. Ha concluso la sua campagna elettorale in Piazza Omonia, ad Atene, salutando le migliaia di persone arrivate col pugno alzato ed intonando la “nostra” Bella Ciao, nella versione dei Modena City Ramblers.
A contrapporsi, non erano solamente due realtà locali. A contrapporsi, nelle elezioni greche, erano due ideologie: Da una parte, ND, con le sue politiche in accordo con la Troika; dall’altra, Syriza, che spingeva per un ritorno alle ricette keynesiane, con sostegni alle famiglie meno abbienti, una ridistribuzione delle ricchezze e la supremazia della politica rispetto ai diktat delle banche.
Tsipras ha voluto proporre un modello di rottura con le politiche europee adottate fino ad oggi ma, allo stesso tempo, un’alternativa alla destra xenofoba di Le Pen in Francia, o a quella populista di Salvini in Italia.
Naturalmente anche la Grecia dovrà vedersela con i suoi partiti di estrema destra. Alba Dorata si conferma il terzo partito, nonostante un calo di 3 punti percentuali, dovuto soprattutto al fatto che i suoi vertici politici sono in custodia cautelare per reati che vanno dall’omicidio alla truffa aggravata.
Syriza nasce nel 2004, riunendo al suo interno diverse anime della sinistra greca: dai comunisti agli ex socialisti. Il nome per intero è “Coalizione della Sinistra Radicale”. Ha saputo aspettare il suo tempo, senza mai cedere alle lusinghe né del Pasok, né di Nea demokratia.
I suoi militanti, cresciuti sempre più col passare degli anni, sono stati perennemente in primo piano durante le proteste di questi anni. Inoltre, Syriza ha creato un’associazione, la Solidarity for All, la quale ha messo in pratica operazioni di mutuo sociale, che vanno dalla creazione di mense popolari, a visite mediche gratuite, a scuole. Oltre a ciò, in moltissimi casi è stata al fianco degli operai negli scioperi e nelle battaglie contro la chiusura delle varie fabbriche, dando vita in molti casi a riaperture delle stesse fabbriche in modo autogestito.
Insomma, un partito divenuto di massa, ma sempre vicino alla propria base. Sempre vicino al popolo greco.
Finalmente ieri, Tsipras è riuscito a veder trionfare la sua strategia. Con il 36,34% dei voti, Syriza è diventato il primo partito in Grecia, distanziando di quasi 10 punti percentuali il partito di Samaras, fermo al 27,8%.
Per un niente è stato sfiorato l’en plein. Infatti il Parlamento greco è formato da 300 seggi, e Syriza si è fermata a 149. Due in meno rispetto alla maggioranza assoluta, che gli avrebbe permesso di governare da sola.
Ora invece sarà costretta a formare un governo con un’altra forza politica. A vederla da fuori, si potrebbe pensare ad un’unione con i comunisti del KKE, oppure con il partito di centrosinistra To Potami (il fiume), fondato lo scorso anno da un presentatore tv, Stavros Theodorakis. In realtà, studiando un po’ più a fondo la politica greca, si potrebbe facilmente capire l’impossibilità di queste due alleanze. La prima dovuta alla totale chiusura del KKE nei confronti di Syriza, considerato dai comunisti greci un partito “borghese”; la seconda invece, dovuta al rifiuto da parte di Tsipras di allearsi con To Potami, per la vicinanza di quest’ultimo con le èlite economiche greche.
Dunque, molto probabilmente Syriza tenderà la mano verso Anel, il partito degli indipendenti greci, il quale ha ottenuto 13 seggi. Anel è una formazione di destra, ma i due schieramenti hanno diversi punti in comune per quanto riguarda le politiche in materia economica.
E’ straordinario, inoltre, vedere come oggi tutti siano saliti sul carro dei vincitori. In ogni dove, si leggono commenti pro Tsipras. A partire dai più assurdi, come i tweet di Salvini o Le Pen, fino ad arrivare a quelli meno strani, ma comunque fuori luogo, di deputati PD. Giornali come Repubblica, tracciano confronti tra Renzi e Tsipras. Evidentemente questi giornalisti non sono molto informati sulla storia e sul programma di Syriza. Basterebbe gettare un occhio alle scorse elezioni europee per capire la sostanziale differenza tra i due partiti. Da una parte, il Partito Democratico, che sosteneva la candidatura di Schulz (e poi di Juncker), entrando nel PSE; dall’altra Syriza, che aveva come candidato lo stesso Tsipras, e che fa parte del GUE. Poi le grandi differenze sulle politiche economiche: da una parte troviamo un sostenitore di Blair e del neoliberismo; dall’altra abbiamo un uomo che non si vergogna a definirsi comunista, e che vuole applicare una politica economica ti stampo socialista. Infine, per farsi un’idea chiara, basterebbe sentire le stesse dichiarazioni del leader greco: “Renzi presenta un forte dualismo, è come se si trattasse, quasi, di una personalità scissa: a parole è contro l’austerità, ma le sue riforme sono fissazioni neoliberiste.” E poi ancora: “Il neoliberismo rappresenta la grande minaccia europea, che viene seguita dal Ppe e, sfortunatamente, dalle socialdemocrazie.”
Nei prossimi 4 anni, Syriza dovrà affrontare la sfida più dura. Dovrà mettere in campo tutte le proposte fatte in campagna elettorale, e mantenere le promesse. Tsipras ha già ribadito, all’indomani del voto, che gli accordi presi con la Troika non verranno rispettati. E’ un segnale forte, ed un ottimo inizio.
Da parte nostra, possiamo solo sperare che in Italia si dia il via alla nascita di un partito che segua le orme di Syriza in Grecia, o le orme di Podemos in Spagna. Oggi più che mai, per fuggire dalle larghe intese e dai vari populismi nostrani, serve una Syriza italiana.
Nel frattempo, mentre attendiamo il cambiamento promesso da Tsipras, gli facciamo i nostri auguri: Bentornato, Spettro.
Francesco Carta
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