La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Tragedia, speranza e prevenzione: cronaca di una regione sconvolta

Scritto da – 29 Agosto 2010 – 12:23Nessun commento

Ore 3.32 di una nottata qualunque. Un’intera regione assopita nel sonno, apparentemente ignara di ciò che stava succedendo. Si vociferava da tempo che qualcosa dovesse accadere, qualcosa di grave, di tremendo, ma non sempre si decide di dare il giusto peso alle dicerie, alle mezze parole; ci si augura sempre che vada tutto bene, come hanno sperato la maggior parte dei residenti in Abruzzo. Invece una scossa furiosa, una forza che squarcia in un istante fondamenta costruite nei secoli si è presa gioco nuovamente dell’essere umano, piccolo e insignificante: in un baleno molte città vengono trascinate nelle viscere della terra, in quel baratro profondo centinaia di chilometri sotto la superficie. Una valanga di detriti e gli edifici ripiegati su sé stessi, come si appoggiassero mollemente ad un sostegno che, però, manca; tante le urla che si sentono e gli ultimi sospiri di chi da quella stessa materia viene travolto inesorabilmente. Ciò che rimane è una realtà completamente sconvolta, privata della sua immagine di civiltà e compostezza per lasciar spazio a morte e disordine, lacrime e disperazione. I soccorsi sono tempestivi e per fortuna in un gran numero di abitanti riescono a salvarsi, ma lo spettacolo a cui tutti assistono è agghiacciante. Iniziano a essere montate le prime tende, nonché ad arrivare i primi aiuti concreti, come cibo e coperte, e con essi un bagliore di speranza: quando si guardano certe immagini, si fatica a capire come questa possa ancora esistere in un’occasione nella quale sembra essere rimasta intrappolata e stritolata dai detriti. Appena avvenuto il fatto, nessuno avrebbe accennato nemmeno a questo concetto, ma proprio per questo è stato indispensabile l’apporto dei soccorritori: immediata è stata la risposta di Protezione Civile e Croce Rossa per portare ciò che serviva. Eppure quando al telegiornale scorrono certe immagini di devastazione e corpi dilaniati, viene spontaneo chiedersi come queste persone possano, o meglio abbiano il coraggio per dare assistenza: la risposta che ha dato Alessandra, volontaria della Croce Rossa, ormai in partenza per l’Abruzzo è stata questa: “Il sorriso e l’ingenuità di un bambino. Queste sono le cose che sopravvivono sempre a tutto e dalle quali si deve ripartire. Vedi il film di Benigni ‘La vita è bella’ un bambino anche nella guerra riesce a sopravvivere e a ricostruire grazie al gioco e al sorriso. I bambini, e i giovani soprattutto, sono quelli da cui ripartire per ricostruire.”  Una mano, insomma, che si tende verso l’altra, sfiorandosi in una carezza, così come il concetto di speranza che si lega inequivocabilmente a quello di solidarietà. Tanto le persone, in alcune occasioni riescono a distruggersi l’un l’altra, quanto nei momenti difficili riescono a creare aggregazione. “La solidarietà è la vicinanza e la comprensione del problema altrui.”, continua Alessandra, ” Vedo la persona solidale come colei che bussa e apre piano la porta chiedendo ‘Si può? Ti serve aiuto?’.Non mi aspetto di andare lì a dire ‘si fa così’, piuttosto ‘posso aiutarti a ricostruire secondo il tuo gusto?’.” Con umiltà e in silenzio, si cerca di agire, perché in un’occasione del genere è molto meglio rimboccarsi le maniche piuttosto che parlare e rimanere inattivi: questo il pensiero che muove la maggior parte dei volontari e che viene trasmesso da loro ai terremotati. E anche i mass media si può dire non siano stati da meno in materia di mobilitazione tempestiva, in quanto si sono mossi in modo eccellente per catturare la notizia, ormai esasperata. In un primo momento, la televisione sicuramente è stato il mezzo di comunicazione più consono per sapere della situazione in Abruzzo, ma l’insistenza con cui il fatto è passato sulle reti nazionali nei giorni successivi pare irrispettosa nei confronti di chi vorrebbe lasciarsi alle spalle l’accaduto. E’ risultata assolutamente indispensabile la mobilitazione mediatica per la raccolta fondi, però inutile e inefficace la sospensione di un programma televisivo in rispetto dei terremotati, quando al suo posto vengono mandati film quali “RichieRich, il bambino più ricco del mondo” lo stesso giorno in cui migliaia di persone si trovavano in mezzo ad una strada. Non è che ormai il silenzio dovrebbe calare su ciò che è successo, anzi, in tempi relativamente brevi la notizia non farà più ascolti e l’accaduto si insabbierà, però ora è il momento della ricostruzione e bisognerebbe lasciare alla popolazione la possibilità di ritagliare un suo spazio per prendere coscienza dell’accaduto e accettarlo senza forzature né pressioni mediatiche. Adesso, guardando la situazione nella quale verte il territorio abruzzese, a tutti, abruzzesi e non, una domanda viene assolutamente spontanea: “si poteva evitare?”. Molti sono gli esperti che si sono pronunciati in merito a questo problema e la risposta che sembra emergere più frequentemente è sempre la stessa: con maggiori fondi e più controlli, probabilmente non avremmo assistito ad un tale disastro. Tutto nella norma insomma, le solite piaghe che affliggono il Bel Paese da tempo ormai immemore. Il fatto è che non mancano le leggi, perché esplicitamente è previsto che le case vengano costruite secondo piani anti sismici, ma i materiali che vengono utilizzati molto spesso non rispondono a determinati standard e inevitabilmente, nel momento in cui la scossa si manifesta, le abitazioni non reggono all’impatto. Coerente l’obiezione di chi sostiene che siano abitate molte case antiche, certamente non costruite pensando a questa eventualità; d’altra parte sono totalmente assenti interventi di rafforzamento delle strutture. Insomma, materiali scadenti e totale assenza di controlli sugli impianti abitativi si vanno ad aggiungere a una vera e propria mancanza di educazione della popolazione in merito a come affrontare una calamità del genere. Basti pensare che in Giappone, altro paese fortemente colpito da questa piaga, si insegna alle persone ciò che bisogna fare in questi casi di emergenza, sia mostrando procedure da svolgere all’interno di luoghi chiusi, sia organizzando dei punti di raccolta sparsi, in cui la popolazione deve recarsi precisamente, favorendo così, la ricongiunzione e il ritrovamento delle persone care. A fronte di ciò, è inevitabile arrivare alla conclusione che sia necessario, oltre a una sicurezza più serrata, l’avvio di un programma di preparazione al terremoto, perché il problema continuerà a ripresentarsi e drammaticamente ogni volta, oltre a vedere case squarciate, continueremo a rimanere impressionati davanti a corpi ingiustamente dilaniati.

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