La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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“Sono un precario di lusso”. Intervista ad Andrea Scanzi

Scritto da – 18 Ottobre 2011 – 18:36Nessun commento

Andrea Scanzi, classe 1974, è un giornalista e scrittore italiano. Cresciuto tra le pagine de Il Mucchio Selvaggio, ora è lanciatore di molotov di carta presso Il Fatto Quotidiano, come scrive sul suo profilo facebook. Con i suoi articoli ha fatto arrabbiare i fan di Vasco Rossi, Ligabue, quelli degli U2, i tifosi InterTristi (cit.) e Roberto Vecchioni. Ha scritto di lui Edmondo Berselli:”Avevo nominato mio discepolo, almeno a titolo morale, anche Andrea Scanzi, il boy di Arezzo, ma ormai è troppo cresciuto e affermato, quindi allievo un corno, al massimo lo eleggo compagno di merende”. Lo abbiamo intervistato lo scorso 11 ottobre dopo la presentazione del suo ultimo ulibro “I cani lo sanno. Elogio dello sguardo rasoterra” edito da Feltrinelli, presso la libreria omonima in via del Babuino. Federica Gentile ha dovuto improvvisamente sostituire Luisella Costamagna alla conduzione dell’evento, forse rapita dalla Telese&Porro sequestri.

Hai firmato per Il Fatto dopo sei anni a La Stampa. Com’è maturata questa scelta?

Da una parte a La Stampa non mi sentivo più valorizzato: Negli ultimi anni, con la direzione di Calabresi, ero stato ghettizzato a scrivere soltanto di moto e avevo bisogno di scrivere di altro, ad esempio di musica, ma di sentirmi comunque più libero. Dall’altra mi ha lusingato il pressing di Padellaro e Travaglio e mi hanno fatto capire che la strada giusta era questa: Il Fatto Quotidiano è il giornale che leggo per primo, quello che mi piace di più e dove lavorano i colleghi che stimo di più. Accasarmi da loro era un obiettivo che avevo da sempre e sarebbe stato un controsenso non accettare di farne parte.

Per il tuo esordio con Feltrinelli hai deciso di scrivere dei tuoi labrador Tavira e Zara. Avevi pensato ad altro, oltre a questo spunto autobiografico?

Ho altre idee parallele che al momento non voglio svelare per motivi di scaramanzia. Nel 2012 potrebbe uscire sia un libro di argomento politico e un altro più biografico dedicato a una persona piuttosto importante per me. Oltre a questo, con Feltrinelli abbiamo anche il progetto di un romanzo vero e proprio. Ma la prima vera idea è stata questa de I cani lo sanno che nel settembre 2010 ha trovato l’interesse dell’editore Feltrinelli, per il quale sognavo da sempre di far parte del suo catalogo. Non lo credevo all’inizio, ma poi mi sono reso conto che in questa fase I cani lo sanno era l’unico libro che sentivo veramente di scrivere.

A proposito di libri, tu hai anche scritto una biografia di Fossati che da poco ha annunciato il suo ritiro. Il cantautorato italiano sta tramontando senza avere degli eredi?

Purtroppo sì. Trovo che la decisione di Ivano sia meravigliosa anche se dolorosa, specie per un osservatore affettuoso come me, il termine fan mi piace poco. Dolorosa però bella, perché ha avuto il coraggio di riconoscere che dopo una certa età la vena creativa si evapora, si chiude e in qualche modo non esiste più. Lui ha preferito fermare l’altalena prima che fosse troppo tardi. Non credo che l’abbiano fatto in tanti, alcune persone hanno il coraggio di smettere come Fossati e i R.E.M., altri fanno ritiri finti come Vasco Rossi, altri non si pongono nemmeno il problema e reiterano sistematicamente sé stessi come Venditti. I cantautori storici non hanno più niente da dire, tranne in rarissimi casi, ma non saprei nemmeno farti un esempio e forse neanche esiste il rarissimo caso perché quelli bravi se ne sono andati o hanno smesso. Di nuove leve qualcosa c’è: Silvestri è bravo, Bersani è bravo, Capossela è bravo, però non credo che come fenomeno nel loro insieme universale possano essere paragonati ai veri cantautori degli anni ’60 e ’70. La nuova leva cantautorale degli anni zero è discreta ma non paragonabile ai predecessori.

Da un anno sei in tour con lo spettacolo “Gaber se fosse Gaber”. Abbiamo perso un grande intellettuale ma non ce ne siamo accorti?

Temo proprio di sì, negli ultimi anni Giorgio non lo considerava più nessuno o quasi. Me lo ricordo perché lo frequentavo anche personalmente e alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000 – lui se ne è andato nel gennaio del 2003 – gli articoli sui giornali erano pochi, l’avevano dimenticato un po’ tutti. Subito dopo morto, hanno cercato di appropriarsene tutti, a destra come a sinistra e questo mi ha ferito molto. Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a scrivere “Gaber se fosse Gaber” che è un tentativo di fare una sorta di lezione spettacolo per raccontare il vero Giorgio Gaber, che non è quello televisivo degli anni ’60, almeno per me, ma è quello teatrale che va dai ’70 ai 2000. Motivo di grande orgoglio sarà per me festeggiare il quarantennale dell’inizio del signor G a teatro  sui palcoscenici dove effettivamente aveva esordito lui. Sarò in tour tutta questa stagione e anche la prossima ed è una cosa molto bella per me.

Berlusconi oggi non cade, domani forse, ma dopodomani sicuramente.

Parafrasando Giorgio (sorride). L’unica via d’uscita è semplicemente la consunzione fisica, secondo me Silvio Berlusconi smetterà di fare politica quando smetterà sostanzialmente di esistere. Al centrodestra fa ancora comodo averlo perché è l’unico capace di catalizzare il voto degli elettori ed è anche l’unico con un briciolo di carisma, se pensi che hanno provato a eleggere Alfano come faro e mito del centrodestra, quando invece non sarebbe credibile nemmeno come capocondomino. Il problema è che non esiste neanche un’opposizione perché il centrosinistra italiano è caricaturale, perché il Pd sbaglia tutto quello che fa…quindi la realtà è che Berlusconi è in crisi da cinque anni ma continua a esistere perché non c’è nessuno in grado di dargli la spallata. Quando cadrà sarà sempre troppo tardi.

Infatti Veltroni qualche giorno fa ci ha ricordato perché ha perso le elezioni.

Il Partito Democratico è nato finito, anzi, non è mai cominciato. Il Pd per me è l’acronimo di Partito Delusione, Partito Disastro, è veramente un invito a votare tutto tranne che loro. Hai fatto il nome di Veltroni che è una sciagura allucinante e la speranza è che finalmente se ne vada in Africa. Ma non è che anche gli altri siano tanto meglio, perché ancora dettano lezioni di vita i D’Alema, i Fassino, personaggi sconfitti che hanno fatto dei danni clamorosi. Devono andarsene e basta.

Quindi nel caso il prossimo anno ci fossero le elezioni, voteresti il Movimento Cinque Stelle?

È una domanda che mi viene fatta spesso. Io nel 2008 non andai a votare, per dirti come ero messo male mentre nel 2006 sì. Nel 2009 ho votato alle europee Italia dei Valori perché mi piacevano De Magistris e Sonia Alfano. Il Movimento Cinque Stelle l’ho votato per la prima volta alle amministrative aretine che si sono svolte il giugno scorso e parlai prima di Beppe Grillo al comizio finale, a conferma della mia vicinanza soprattutto in quella realtà. Forse alle prossime elezioni o voterei turandomi un po’ il naso Italia dei Valori o Movimento Cinque Stelle ma di sicuro non potrei votare il Pd e non riesco nemmeno a farmi piacere Nichi Vendola. Ci sono delle belle persone dentro Sel come Claudio Fava, che stimo molto, mentre non mi riconosco in Vendola che trovo superato, retorico, non credibile e non mi sembra la riposta giusta.

Mentre Santoro chiede 10 euro per il suo Servizio Pubblico, molti giornalisti precari non riescono ad avere riconosciuta la propria professionalità.

Il problema del precariato è presente in tutti i settori, nel giornalismo con ancora più violenza e virulenza. Io stesso sono un precario di lusso, sono arrivato da un punto di vista contrattuale adesso con Il Fatto ma conosco benissimo il precariato perché l’ho frequentato fino all’altro giorno ed è una cosa terrificante perché non vedo uno sbocco. I soldi che girano nel mondo dell’editoria sono sempre di meno, i quotidiani si vendono sempre di meno e la realtà del web è meravigliosa ma poco gratificante. Puoi avere il blog più straordinario del mondo ma non percepisci nulla e non si vive di aria. Questa è una cosa da denunciare e da aiutare in ogni modo, io ricevo ogni giorno sistematiche email in cui mi chiedono come si fa a diventare giornalisti e io non ho la risposta se non provare a scrivere bene, avere passione e di cercare un briciolo di fortuna perché serve anche quella. Probabilmente io senza alcuni grandi giornalisti che credevano in me non ce l’avrei fatta a emergere: senza Edmondo Berselli, Gianni Mura, probabilmente sarei ancora uno che scrive nei piccoli blog. Al tempo stesso credo che però il progetto di Santoro vada seguito. Lui è sicuramente un giornalista nato per essere criticato, sicuramente egocentrico e dal carattere spigoloso tanto è vero che molto spesso mi sono scontrato in passato. Ma ha un talento innegabile, sa fare televisione come nessuno ed è terrificante che la Rai lo abbia fatto fuori perché era una voce che faceva ascolti, che faceva informazione e che era utile a tutti. Mi piace questo nuovo progetto non perché ci sia dietro Il Fatto Quotidiano e quindi lo difendo come partito preso, ma perché rappresenta il tentativo di bypassare Raiset, così come era successo con Rai per una notte e Tutti in piedi ed è bello che ci sia una partecipazione dal basso in modo che i telespettatori siano i veri e unici proprietari del programma. C’è del demagogico e del populista in tutto questo, ma allo stato attuale è l’unica strada. Guarderò ogni puntata di Comizi d’Amore e dubito che mi deluderà.

 

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