La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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In un mare di gelatina

Scritto da – 7 Settembre 2010 – 11:42Nessun commento

Non è detto che sia la nuova Tangentopoli. Alcuni sostengono già che sia peggio. Per altri è solo «fango». Fatto sta che la corruzione, come ha denunciato la Corte dei Conti, è parte della politica nel nostro Paese. E le inchieste in cui sono implicati politici e imprenditori dalla mazzetta facile sono sempre di più. La madre di tutti gli odierni scandali è l’indagine che riguarda la Protezione civile e i “grandi eventi”. Un vero e proprio sistema, una cupola comprendente politici e una “cricca” di imprenditori. E che coinvolge i due sottosegretari del Presidente del Consiglio: Gianni Letta e Guido Bertolaso. Secondo una definizione di Luigi Zanda, i due sono parte di una trinità, insieme a Berlusconi: il premier è l’ideologo, Letta il capo di Stato Maggiore e Bertolaso il generale in campo. Bertolaso è la massima espressione del “partito del fare”, riluttante a qualunque forma di controllo e sorveglianza ma in grado di conquistarsi l’amore della folla. Letta, invece, è il burattinaio, l’uomo dietro il sipario che ha costruito una ragnatela di relazioni che oggi regge il potere italiano. Una rete che ha in mano tutto. Bertolaso stesso è parte della rete-Letta.
Il direttore della Protezione civile è un uomo bipartisan. Ha lavorato per l’Unicef, per Andreotti, per la Santa Sede, per Rutelli. Insomma, un uomo stimato e benvoluto da tutti, le cui competenze spaziano dalla costruzione di ospedali, all’organizzazione dei funerali del Papa. Eppure non è circondato dalle persone giuste, a quanto testimoniano le intercettazioni dei Ros di Firenze.
Eugenio Scalfari, nell’editoriale di domenica 21: «L’inchiesta giudiziaria in corso riguarda situazioni molteplici: appalti in Toscana, appalti alla Maddalena, appalti a Roma, appalti a L’Aquila, in Campania, a Varese, a Torino, a Venezia. Il giro degli appaltanti, degli attuatori e degli appaltatori è relativamente limitato. Le Procure (Firenze, Roma, Perugia, L’Aquila) li hanno definiti una “cricca”. La parola mi sembra quanto mai adatta». In particolare, l’inchiesta si concentra sugli appalti per il G8 alla Maddalena e per quello a L’Aquila. Quattro lestofanti della cricca sono già in carcere. Scopriamo chi sono:
DIEGO ANEMONE: figlio di Dino, altro imprenditore. Padrone del Salaria Sport Village. Qui, il 14 dicembre 2008, una massaggiatrice brasiliana avrebbe offerto un “servizio speciale” per Bertolaso, recatosi allo sport village in gran segreto. Voleva costruire nell’area dello sport village anche un casinò.
ANGELO BALDUCCI: dal 2008 coordinatore delle strutture di missione e poi presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Un uomo di Letta, protettore e garante delle fortune degli Anemone. Sua moglie è produttrice cinematografica me tre il figlio un attore per la Rai. Il suo giro di amici arriva fino a palazzi della sede romana di viale Mazzini.
FABIO DE SANTIS: prima attuatore poi provveditore ai lavori pubblici a Firenze. Successore di Baldini nel ruolo di capo della ricostruzione a L’Aquila. Accusato di aver corrotto i banditori dell’asta per la costruzione del Nuova palazzo del cinema a Venezia pagando prestazioni sessuali.
MAURO DELLA GIOVAMPAOLA: detto il “lungus”. Ingegnere cresciuto nelle aziende degli Anemone. Pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena, ha garantito agli “amici” Anemone un pagamento immediato di 1 milione 456mila euro per i lavori di costruzione.

Loro costituiscono gli snodi principali della rete. I punti di contatto tra potere e imprenditoria più facili da riconoscere. Ma i personaggi di questa sporca storia non si limitano a questi. Un altro grande nome coinvolto nell’inchiesta è il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, accusato di corruzione. Avrebbe garantito la vittoria della gara d’appalto per la ricostruzione de L’Aquila all’amico imprenditore Riccardo Fusi, ad della Bpt, una ditta fiorentina. Sempre a Firenze lavorava il procuratore Achille Toro, autosospesosi dopo essere finito nel registro degli indagati. Secondo gli inquirenti avrebbe dato una “soffiata” a quelli della cricca, infrangendo il segreto d’ufficio. Un altro imprenditore che puntava a mettere le mani su L’Aquila era Antonio di Nardo. Oltre che imprenditore, Di Nardo è anche funzionario del ministero dei lavori pubblici ed è sospettato di essere molto vicino ai Casalesi.
Insomma, un sistema gelatinoso, infiltratosi nei pochi interstizi che ancora separavano imprenditorie, politica e probabilmente anche criminalità organizzata. Un sistema ramificato che metteva in comunicazione i gangli dei diversi poteri. Forse, sotto il “fango” degli attacchi personali e strumentali, esiste davvero un organismo che opera nell’illegalità. Dove il favore è la merce di scambio.

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