La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Se una notte di inverno un viaggiatore: la vertigine infinita

Scritto da – 16 Maggio 2012 – 18:15Un commento

Il sogno di qualsiasi lettore è di poter entrare a far parte del libro che sta leggendo. Qualunque buon lettore conserva nella biblioteca di casa sua il libro “perfetto”, il libro a cui nulla cambierebbe, che gli è piaciuto più di ogni altro e che lo soddisfa dall’inizio sino alla fine. Eccetto, forse, per quel piccolo rimpianto di non aver potuto vivere le vicende che lo hanno fatto sognare. Perché lo scrittore ha sì pensato a lui quando scriveva il libro, ma non nel senso che il lettore si augurava. Lo scrittore ha pensato al lettore in termini finalistici, di apprezzamento e di coinvolgimento. Non gli è venuto in mente di “prendere fisicamente” il Lettore Medio e di “inserirlo”, corpo e anima, in quella sua nuova storia.

In Se una notte di inverno un viaggiatore, di Italo Calvino, forse quel passo è stato fatto. “Forse” perché comunque la trama non si esaurisce nella cornice in cui un Lettore (chiamato proprio “il Lettore”) incontra una Lettrice e se innamora. Essa si sfilaccia a sua volta in tanti brevi incipit – ben dieci – di altrettante ipotetiche avventure, che non avranno mai fine. E non avranno fine non per l’incapacità dell’Autore di portarle a compimento, ma a causa dell’incapacità della realtà stessa di concludersi logicamente e geometricamente, in maniera tale da poter essere raccontata.

Così vediamo il Lettore inseguire maniacalmente la continuazione delle storie in cui si imbatte, fin dal primo titolo – Se una notte di inverno un viaggiatore – che per un errore di impaginazione non reca altro che le prime venti pagine. I libri si interrompono sul più bello e le tipografie hanno smarrito i manoscritti. Il Lettore non è un lettore qualsiasi, è piuttosto tenace. Peregrina quindi di nuovo in libreria per acquistare un’altra copia, risale direttamente alla casa editrice che ha stampato il libro. Poi va in università e dopo a casa della sua nuova amica, la Lettrice, con la solita scusa che cercava un libro da leggere…Dieci ma potrebbero essere cento, gli inizi.

Dopo quello del Viaggiatore c’è Fuori dell’abitato di Malbork, Sporgendosi della costa scoscesa, Senza temere il vento e la vertigine, Guarda in basso dove l’ombra si addensa e così via… Ma il Lettore non lo sa e noi, seguendo lui che insegue qualcosa, vediamo lo svolgersi di una vicenda che vede sempre il Lettore come protagonista. Il Lettore nel frattempo si innamora della Lettrice, Ludmilla. Lei è una gran divoratrice di libri, una vera lettrice all’ingrosso. Vive sommersa da pile e scaffali pieni di libri in quel suo unico immenso amore che è la lettura. Non è quindi in qualche modo un “doppione” del Lettore, declinata al femminile? Può darsi. Di certo se è stata messa lì accanto al Lettore un motivo ci sarà, qualcosa dovrà pur accadere.Dice l’Autore al suo Lettore:«La tua lettura non è più solitaria: pensi alla Lettrice che in questo stesso momento sta aprendo anche lei il libro, ed ecco che al romanzo da leggere si sovrappone un possibile romanzo da vivere, il seguito della tua storia con lei, o meglio: l’inizio d’una possibile storia».Ora le due facce della medesima sostanza si sono ricongiunte e le loro indagini potranno correre veloci verso una soluzione che soddisfi entrambi: ritrovare la continuazione della prima storia rimasta interrotta. Per loro è spezzettata in vari libri e per noi in un groviglio di piani narrativi che come nelle Mille e una notte danno l’impressione di abyme.

Dietro questo Calvino metanarrativo c’era sicuramente il Calvino del Castello dei destini incrociati, e forse anche il Borges del Giardino dei sentieri che si biforcano, e chissà quanti altri scrittori a cui neppure lo stesso Calvino aveva pensato. Parlando del Pirandello “umorista”, Guglielmi aveva detto che una delle caratteristiche dell’arte del Novecento era di voler mostrare i procedimenti con cui essa si realizzava. Essa – l’Arte in genere – non avrebbe più dovuto celare i meccanismi che presiedevano alla sua creazione, bensì mostrarli e fare di essi oggetto di narrazione.Calvino si spinge più in là di quanto abbia fatto Pirandello, pensando ad un romanzo il cui oggetto fosse il romanzo stesso, la sua materia proteiforme, scelta via via non da Calvino o dall’Autore, bensì dal Lettore!

Ad ogni modo, ciò che a noi è ancora permesso di dire su questo libro, che non sia già stato detto da altri, è forse nel sentimento di instabile fragilità che cattura fin dalle prime pagine, quel vago senso di indefinito che piace di più perché coinvolge direttamente lo spettatore, a cui si chiede di prendere l’impegno di portare avanti la storia. Calvino ci mostra “come si fa”, a noi non resta che farlo. La fine delle vicende non esiste e non esisterà mai, l’inizio di un libro sarà sempre la continuazione di un libro precedente. A differenza di Ludmilla, che crede di poter trovare l’ultima pagina del primo libro, ci coglierà sempre un senso di vertigine, quando leggeremo e rileggeremo in eterno la prima pagina dell’ultimo libro.

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