La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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“Per la mia strada”, un documentario di Emanuela Giordano.

Scritto da – 6 Dicembre 2011 – 22:49Un commento

Il prossimo 11 Dicembre il movimento “Se non ora quando?” (in prevalenza femminile, ma idealmente trasversale oltre ogni distinzione, non solo di genere) tornerà ad infiammare le piazze italiane, a distanza di quasi un anno da quel 13 Febbraio che ne decretò la nascita ufficiale e il riconoscimento popolare. A questo punto recuperare le fila del discorso di rinnovamento socioculturale, mai sopito, condotto da questa rete di forze sotto il monito comune “Se non ora quando?” e “Se non le donne chi?”, pare d’obbligo!

In principio furono le prime a scendere in piazza per dar voce alla propria “Indignazione”, almeno in Italia, contro la mercificazione e speculazione della figura femminile diffusa dai mass-media nazionali e poi avvallata dagli scandali politici, punta d’iceberg di un intero sistema di mercato che ancora fatica a garantire una equa posizione delle donne nel mondo professionale. Da allora il virus dell’Indignazione, come l’ultimo dei contagi epidemici, ha infettato indistintamente il mondo occidentale istigando al sovvertimento globale di ordini e valori precostituiti. “Dobbiamo mantener vivo in noi un senso dello scandalo così acuto da influire su ogni aspetto significativo della nostra collocazione nella storia e nella società” affermava lo scrittore francese George Steiner, ma non dovremmo neppure crogiolarcici dentro troppo a lungo in attesa che i tempi cambino! Ecco quindi incrociare nel percorso di riconquista della più ampia Dignità perduta, il documentario “Per la mia strada” di Emanuela Giordano, promosso e prodotto in primis dall’Associazione Corrente Rosa ed insignito di Medaglia di Rappresentanza da parte del Presidente della Repubblica.

Il documentario, presentato alla 6a Ed. del Festival delle Eccellenze al Femminile di Genova, nasce dallo stupore prima, e dall’esigenza poi, di render note ai più giovani, nonché ai cittadini-telespettatori Italiani in genere, alcune tra le figure professionali femminili eclissate dai media, nonostante i grandi traguardi conseguiti da queste ultime, e per di più in forte contraddizione col fatto di essere state onorate sin dal 2009 dalla Presidenza della Repubblica dei titoli di Commendatore, Cavaliere, Grande Ufficiale, proprio per la loro rappresentatività dell’Italia…davvero peccato che in Italia fossero sconosciute, diversamente da altre gran dame di corte vicine agli alti poteri quali Patrizia Daddario, Nicole Minetti, solo per citarne alcune!

Potrebbe apparire quasi paradossalmente giusto che i loro nomi non si confondano negli stessi contenitori mediatici ormai saturi di scandali, intercettazioni, pubblicità e format in cui saper gestire il proprio corpo come merce di scambio ai fini di carriere brillanti e fulminati è la norma! E non vien dunque, neppure da chiedersi se il documentario approderà mai nelle sale cinematografiche, quale luogo più consono per la sua divulgazione. Rincuora, piuttosto, sapere che si è scelto di percorrere invece la strada più diretta e meno filtrata del circuito di scuole, nonché delle associazioni professionali, come l’Associazione Italiana donne Medico. Se l’intento è quello di contrastare i corrotti modelli femminili predominanti e offrire quanto meno riferimenti alternativi, oltre quelli incalzanti nelle priorità dei media, allora, parafrasando il titolo, siamo sulla strada giusta!

Viaggiare su un binario alternativo fuori dagli schemi convenzionali è solo uno dei punti comuni che lega il documentario “Per la mia strada” al movimento “Se non ora Quando?” di cui poc’anzi; Le autrici del documentario colgono e seguono, infatti, la scintilla primordiale che ha dato origine alle mobilitazioni di piazza, ovvero la rappresentazione del confronto generazionale femminile, che già nel 2010 Cristina e Francesca Comencini (tra le fondatrici del movimento SNOQ) portarono in scena con l’opera teatrale “Libere”, che così recitava:”Ci avete educato alla libertà, al rispetto di noi stesse, siamo andate nel mondo piene delle vostre aspettative. Solo che fuori non ne sapevano niente e tutto andava nel solito vecchio modo”. Proprio dalla scoperta di ciò che il “Mondo”, inteso come rete di canali culturali e di informazione, ignora, prende le mosse il viaggio di inchiesta condotto in prima persona dalla protagonista del documentario. Giovanna, ventenne, per orientarsi nella scelta degli studi universitari, partecipa ad un convegno sulla questione del lavoro al femminile, scoprendo l’esistenza di ben diversi riferimenti a cui potersi ispirare. Donne che non solo hanno raggiunto alti livelli di competenze e responsabilità, avvalendosi esclusivamente delle proprie forze, sacrifici e meriti, ma che hanno valicato i confini dell’eccellenza in ruoli tradizionalmente maschili, quali il direttore d’orchestra e l’ingegnere navale. Come fossero esemplari di una rara specie in via di estinzione (o al contrario di una nuova specie in via di sviluppo) parte per incontrarle una ad una e carpire i segreti della loro eccezionalità. Squarciato, dunque, l’orizzonte precostituito delle proprie aspettative, e rianimato di volta in volta l’entusiasmo di sognare, di “voler diventare”, Giovanna si spinge in giro per l’Europa munita di macchina fotografica, per immortalare simbolicamente e restituire alla memoria collettiva (lì dove le onorificenze presidenziali non sono riuscite a penetrare) donne reali e non chimere utopistiche. Otto donne tra i 30 e i 70’ anni, le cui vite meriterebbero ognuna di essere oggetto di singoli documentari, che attraversano nei decenni i mutamenti socio-istituzionali, smascherando la frattura tra le generazioni e condividendo piuttosto sentimenti comuni, comuni anche alla stessa Giovanna, che ora si appresta a costruire la propria complessa identità di donna, moglie, madre, lavoratrice. Per iniziare, nessuna di loro corrisponde allo stereotipo della donna in carriera cinica e glaciale (alla Miranda Presley per intenderci) comune a tanta fiction, persino dietro l’uniforme indossata da Samantha Cristoforetti, unica donna nel corpo astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea, si percepisce dolcezza e femminilità! Ciò che invece potrebbe non essere un luogo comune è invece l’accenno, all’atavica difficoltà di riuscire a conciliare definitivamente una intensa vita professionale con quella familiare più tradizionale. Dall’infanzia di letture solitarie di Grazia Neri, pioniera del copyright nel fotogiornalismo italiano e internazionale, alla solitudine come scelta di vita di Nadia Urbinati, professore ordinario di Teoria Politica alla Columbia University di New York, per giungere infine alla solitudine strettamente professionale dell’alpinista d’alta quota Nives Meroi, che la vede sola con le proprie forze anche quando il suo compagno di cordata è anche il suo compagno nella vita. Alcune delle intervistate non nascondono certo di aver raggiunto un giusto connubio tra la sfera privata e quella lavorativa grazie alla fortuna di una relazione sentimentale con un partner-collega, che possa comprendere e condividere le esigenze e le dinamiche di settore. Nelle parole di molte risuona da un lato l’orgoglio di poter testimoniare l’indiscutibilità del merito, genere neutro, che le ha condotte a coronare con tenacia i propri sogni, dall’altro l’esortazione per il futuro a voler superare gli standard maschili a cui ancora oggi adattarsi per segnare il raggiungimento di certi livelli di esperienza e capacità, puntando invece a coltivare e valorizzare pari ma diverse qualità, tutte femminili, per conseguire gli stessi traguardi.

Convinta sostenitrice di tale pensiero metodologico è la giovane direttrice d’orchestra, Gianna Fratta, secondo la quale la direzione di una concertazione musicale sarebbe molto più nelle corde di una sensibilità femminile che maschile, a fronte di una maggior padronanza dell’intelligenza emotiva. La stessa Fratta, considerata un caso prodigio nel suo campo, riconosce e trasmette alle future colleghe, ma non solo, un prezioso valore aggiunto al guadagno materiale che dalla professione può derivare, ovvero l’investimento culturale e formativo costante. Queste ed altre le ricchezze di confronti che nelle agende dei media istituzionali non riscuotono notiziabilità e a cui forze sociali collaterali cercano di sopperire. La forte linea guida che sottende questa nuova ondata di evoluzione culturale globale, più che strettamente neofemminista, è quella di radicare nel mondo professionale il sentimento del passaggio dei saperi e della cura di generazione in generazione, di una continuità tra acquisizione dei diritti e sostanziale praticabilità, che non abbia sempre e solo sapore di rivendicazione. Ancora una volta, quest’ultima riflessione, che potrebbe sembrare lontana anni luce da venire, è già una realtà, sconosciuta ai più, ma reale: Fabiola Gianotti è fisico nucleare al CERN di Ginevra, dove coordina ed istruisce moltissime giovani ricercatrici..le sue colleghe-eccellenze scientifiche di domani.

 

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