La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Il ruolo della Jihad nella guerra civile siriana

Scritto da – 23 Aprile 2013 – 17:45Nessun commento

Legittimazione di Bashar Al-Asad. Alcuna riconquista del territorio e repressione della rivolta, come ad Hama nel 1982, alcuna riconciliazione nazionale, tra l’altro impossibile, alcuna legittimazione o fiducia internazionale che, nonostante tutto, all’inizio delle proteste aveva – la Clinton denominò Al-Asad “un riformatore”, bensì una semplice dichiarazione di affiliazione del gruppo jihadista Jabhat Al-Nusra ad Al-Qaida, che porrà certezze, a dir poco imbarazzanti, nelle fila dell’Esercito Siriano Libero (Esl) e in generale in tutti quei gruppi di insorti che combattono Al-Asad ma anche nello stesso raìs alawita, dato che la relativa propaganda avrà la certezza sulla carta nel denominare i ribelli come terroristi. Quindi, è proprio il caso di dire “scripta manent”:

“Questa è una promessa di lealtà che il fronte al Nusra rinnova allo sceicco del Jihad, Ayman al-Zawahiri, che Allah lo protegga. La nostra obbedienza vale nel bene e nel male”.
D’obbligo tuttavia è chiedersi: chi sono questi gruppi salafiti che hanno sempre un maggior peso nella guerra civile siriana? Come nascono? Perché hanno una presa così marcata in Siria?
Chi scrive cerca di dare delle indicazioni sommarie di una realtà troppo complessa, considerando anche la situazione in fieri.
Nella pesante radicalizzazione del conflitto, secondo lo schema classico (protesta – repressione – rivolta – guerra civile), accanto alla dimensione politica iniziale si è andata affiancando una matrice religiosa sempre più forte, mentre le violenze si acuivano. Difatti sono iniziati a emergere elementi collegabili a impronte salafite-jihadiste, come le bandiere nere recanti la sahada, la testimonianza di fede, e l’indicazione geografica Sam (Levante o Grande Siria) con connotazioni politico-religiose, al posto della nazionalista Suriya, Siria appunto. Alla fine del 2011 e inizio 2012, complessivamente queste formazioni erano ancora in fase di gestazione, difatti l’ESL e l’opposizione non ponevano alcun accento su retoriche e invettive propagandistiche contro le minoranze pro Al Asad, alawiti in particolare. La violenza settaria perpetrata dal regime si è acuita ancor più e la conseguenza è stata una crescita mostruosa delle formazioni jihadiste finanziate dalle petrolmonarchie del Golfo; a ciò si aggiunga che molto spesso i membri di queste fazioni hanno una grande esperienza militare, avendo combattuto in Iraq e in Afghanistan, raccogliendo molti consensi tra i giovani siriani e in generis nelle fila dell’opposizione.

Strada facendo si è giunti ad attentati terroristici veri e propri, quale quello del 18 Luglio 2012 in cui morì il cognato di Bashar Al-Asad, con matrice chiaramente jihadista e qaidista. Questa tipologia di attacchi è andata crescendo e non a caso la maggior parte sono ascrivibili a Jabhat al-Nusra: riguardo questa formazione molto importanti sono i tratti “genetici”, i quali hanno radici lontane, l’insurrezione antiamericana in Iraq, scoppiata appena dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.

Diverse componenti di Al-Nusra erano già attivi all’interno della rete creata dal terrorista giordano Abu Musab Al-Zarqawi, ucciso in Iraq nel giugno 2006. La Jihad globale, in quegli anni, concentrò i propri maggiori sforzi in Iraq, come è noto, e proprio lì affluirono jihadisti anche di nazionalità siriana tra cui anche l’odierno leader di Al-Nusra, Abu Muhammad Al-Golani, personalità di spicco in tutta la galassia jihadista e salafita, proprio grazie alla sua grande esperienza sul campo. La conseguenza è un intenso legame tra l’odierna organizzazione di Al-Qaida in Iraq, “Stato islamico in Iraq” e Al-Nusra, tanto che, il 9 Aprile 2013, Abu Bakr Al-Baghdadi, leader della branca irachena di Al-Qaida, ha riconosciuto Al-Nusra come affiliata ed estensione dello Stato Islamico in Iraq in Siria; infatti, poco dopo lo scoppio della rivolta, iniziarono ad insediarsi nel territorio numerose cellule prima operanti in Iraq, che posero le basi per la crescita delle formazioni jihadiste in Siria.

Pochi mesi prima dell’ufficiale nascita del gruppo, il 23 Gennaio 2012, Al-Nusra, così come riportato da importanti think thank inglesi, ha posto precisi obiettivi di natura politico-religiosa;
• Stabilire un gruppo che possa collegare tutte le formazioni a carattere jihadista in un’unica entità.
• Rinforzare la coscienza della natura islamica del conflitto.
• Creare uno Stato islamico in Siria.
• Stabilire un Califfato nel Balid Al Sam (storico nome islamico della Siria).

Nel primo video ufficiale, il gruppo afferma di «voler far tornare la legge di Allah nella sua terra»; tale obiettivo assume maggiore valore profetico se si considera che in diversi ahadit Maometto ha definito questa regione «il centro del reame islamico, dove vedo gli angeli di Allah che diffonderanno il loro spirito»: quindi, un buon numero di ahadit, pone la Siria al centro della profezia islamica.
Tutto ciò rende chiaro quanto la rivoluzione siriana possa avere una valenza islamica per Al-Nusra; il movimento afferma che non ci sia stato alcun cambiamento nel crollo dei vari regimi autoritari in Tunisia, Egitto, Libia e tantomeno in Yemen. La causa di tutto ciò sono le interferenze occidentali: di conseguenza, considerano la Siria la migliore opportunità per instaurare uno stato islamico basato sulla sari’a. L’esigenza puramente islamica del gruppo rende problematico il rapporto con l’occidente – gli U.S.A. hanno recentemente inserito Al-Nusra nella lista delle organizzazioni terroristiche, con l’ESL, il cui intento è puramente politico (il rovesciamento di Al-Asad), ma tende a favorire proprio il regime di Damasco, che ha colto subito la ghiotta occasione, tanto da inviare, lo scorso 11 Aprile, una lettera all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, affinché il gruppo sia inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche. In tal modo il regime siriano potrà dar forza alla propria propaganda, dimostrando di essere in lotta contro i terroristi, in un momento di accentuazione delle violenze e delle influenze internazionali, non solo indirette (finanziamenti e armi) ma anche dirette, quali gli ulteriori rinforzi della milizia sciita Hezbollah a sostegno di Al-Asad e il recente arrivo di 3.500 combattenti tunisini salafiti, finanziati dal Qatar.

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