La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » Humanae Litterae

“Utopia” o la migliore forma di Repubblica

Scritto da – 23 Ottobre 2012 – 15:42Un commento

“L’isola di Utopia nella sua parte di mezzo, dov’è più larga, si stende per 200 miglia e per gran tratto non si stringe molto, ma poi da ambo i lati si va a poco a poco assottigliando verso due capi, che, piegandosi, come tracciati col compasso, per 500 miglia di perimetro, danno all’insieme la forma di una luna nuova…”. Questo curioso isolotto dalla forma di una luna, collocato in un imprecisato punto dell’emisfero australe, ospita una popolazione assai strana. Infatti i costumi e le abitudini degli Utopiani – perché così si chiamano – sono in parte simili, in parte differenti dai nostri. Anche loro vivono in città, anche loro si reggono grazie al governo di un senato e all’elezione di un principe. Anche loro si sposano, hanno figli, studiano e lavorano. Insomma gli Utopiani sono uomini come tutti gli altri, non hanno quattro braccia, non sono alti come un palazzo di tre piani, non divorano il prossimo e non si librano nel cielo come dei gabbiani. Bisogna ritenerli in tutto e per tutto degli uomini “normali”.

Senza fretta però, la loro normalità si limita all’aspetto esteriore. Essi vivono in un modo sorprendente, che non si è mai visto al di qua dell’equatore e che merita di essere raccontato dalla viva voce di un fortunato mercante marittimo, loro ospite per diversi anni, le cui memorie sono state raccolte dalla penna di Tommaso Moro, il più famoso umanista del regno di Enrico VIII d’Inghilterra. La prima stranezza è che la popolazione di Utopia non vive asserragliata dentro casa, con l’archibugio nascosto sotto il letto per paura che qualcuno possa intrufolarsi e portare via qualcosa. Le porte sono a due battenti, si aprono facilmente e non sono mai serrate. Nemmeno quella del giardino. La seconda particolarità è che il frutto del lavoro viene messo in comune e si distribuisce equamente fra tutti. Si pranza e si cena tutti insieme in grossi stanzoni, ci si abbiglia con vesti comode, senza ricercatezza e di una stessa foggia. Non si indossano gioielli e non si passa la vita ad accumulare ricchezze. L’oro si estrae ma viene trattenuto dal governo, che provvede a conservarne un quantitativo sempre maggiore.

Verrebbe da dire che gli Utopiani vivono nel più bieco sistema socialista che neanche in Unione Sovietica. Verrebbe quasi da commiserarli come sommamente sventurati e infelici! Invece, ciò che si apprende è che in Utopia non c’è tristezza per tale condizione né qualsivoglia prassi di controllo staliniano. In Utopia, semplicemente, non esiste la proprietà privata, ecco perché nessuno ruba. Gli abitanti di Utopia producono solamente ciò di cui hanno bisogno. Si semina in proporzione alle necessità e se dovesse esserci abbondanza di doni della terra, si offre alle città che hanno avuto invece uno scarso raccolto. Si lavora 6 ore al giorno e non di più. Le altre ore sono dedicate in egual misura alla lettura e ad attività ricreative. I sifogranti – magistrati eletti dalle famiglie – badano a che chiunque svolga un mestiere e non resti inoperoso o che sprechi il proprio tempo in attività inutili come fanno i sacerdoti, i servitori, i gentiluomini e gli sfaccendati! Una tale forza lavoro garantisce ampiamente di che vivere, sicché non serve lavorare come somari. Il resto del tempo è speso nella propria istruzione e se qualcuno dimostra di possedere delle attitudini allo studio, gli si concede di dedicarsi unicamente a quello.

Gli Utopiani inoltre non infliggono mai pene di morte. Fanno in modo che il reo possa redimersi lavorando e non lo tolgono di mezzo mandandolo alla forca come si faceva su scala industriale al tempo del saggio re Enrico. Questa stramba civiltà ha poche leggi, giacché poche ne servono per vivere e ridono di quelle evolute civiltà che si vantano di avere la propria legislazione sparsa in tomi e tomi. Essi inoltre aborriscono la guerra e se proprio vengono attaccati o devono correre in soccorso di una città amica, è in quel momento che prelevano quanto serve di quell’oro che avevano per chiudere velocemente i giochi, comprando il nemico invece che estenuarsi in una inutile campagna militare.

Sono tanto diversi dalle civiltà dell’altro emisfero, questi Utopiani, forse troppo perché si creda alla loro esistenza. Per questo motivo l’isola ha nome Utopia, che si può tradurre anche come “Non Luogo” invece che come “Luogo Felice”. Moro sapeva bene che i fatti che narrava avrebbero avuto più il sapore di una sferzata che di spinta ad usare la coscienza. Si sarebbe comunque andati avanti a impiccare i ladri, a imporre altre tasse, a favorire i ricchi affinché essi soli sguazzassero nell’opulenza mentre il resto del popolo gemeva nella miseria. Ma non si può imporre alcuna giustizia quando lo stomaco è vuoto da troppi giorni. “Infine, un medico che non sappia curare una malattia se non con un’altra malattia, sarebbe un ignorante, un guastamestieri…; e così chi non sa raddrizzare la vita sociale altrimenti che togliendo gli agi dalla vita, confessi pure che non sa comandare a uomini liberi.”

 

Forse potrebbe interessarti:

  • No Related Posts

Facebook comments:

Un commento »

  • […] “L’isola di Utopia nella sua parte di mezzo, dov’è più larga, si stende per 200 miglia e per gran tratto non si stringe molto, ma poi da ambo i lati si va a poco a poco assottigliando verso due capi, che, piegandosi, come tracciati col compasso, per 500 miglia di perimetro, danno all’insieme la forma di una luna nuova…”. Questo curioso isolotto dalla forma di una luna, collocato in un imprecisato punto dell’emisfero australe, ospita una popolazione assai strana. Infatti i costumi e le abitudini degli Utopiani – perché così. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.