La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Il circolo politico-mediatico

Scritto da – 6 Settembre 2010 – 17:33Nessun commento

In circa 3 Km2 della Roma papalina, in direzione nord, alla destra di Piazza Navona, che si realizza l’infelice connubio tra giornalismo e politica. Infelice perché suo diretto prodotto è un’informazione viziata dai meccanismi del potere. Sorge dunque lecito domandarsi quale sia oggi il ruolo dell’informazione politica. È essa un servizio a disposizione dei cittadini o un mero strumento asservito agli interessi di partito?Il 21 Aprile 2010, in occasione del IV Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Wolfgang Achtner, giornalista e scrittore, Alessandro Campi, professore universitario e direttore scientifico della fondazione FareFuturo, Virman Cusenza, direttore de Il Mattino e Marco Damilano, giornalista de L’Espresso, hanno tentato di fornire una risposta al quesito, riflettendo su come e quanto oggi l’informazione influenzi il rapporto tra democrazia e politica. “Cosa c’è che non va nel circo politico mediatico? […] In Italia questo circo è un circuito che genera idee e dibattiti, ma che certamente si autoalimenta. Certe volte è difficile distinguere dove cominci l’informazione, la notizia politica in senso stretto e dove l’intervento del giornalista, che ha trasfigurato la notizia, trasformandola in un’entità diversa da quella di partenza”. Con queste parole Cusenza ha aperto il dibattito.

Lo scenario che ci si presenta è quello di un paese in cui l’informazione in senso lato è sempre più scarsa e vuota. Achtner ha efficacemente paragonato le notizie fornite dai media alla descrizione dei movimenti di un ghiacciaio. All’estero la realtà giornalistica è completamente diversa: i telegiornali sono molto brevi, essenziali, legati al fatto; i nomi dei direttori sono sconosciuti, perché specialisti privi di legami politici. A suo avviso il problema del giornalismo italiano è, paradossalmente, l’assenza di giornalisti: i migliori sono tagliati fuori; chi scrive oggi non è “terzo”, ma è parte del potere e mai lo osteggerebbe.  La situazione è dunque resa stantia dall’eccessiva vicinanza di chi fa politica a chi scrive di politica: l’interesse di una notizia dovrebbe infatti essere svincolato dai dettami del potere e, al contrario, in grado di intimidirlo. Prima rotella di questo ingranaggio infernale è il lavoro svolto dalle agenzie di stampa, che attraverso comunicati di poche parole, diffondono frammenti di pensiero attraverso cui il politico tenta di ottenere visibilità. Campi ha così descritto la trafila: il portavoce consegna il lancio al politico, che a suo volta risponde con un contro-lancio, dando il via a un vero e proprio botta e risposta quotidiano che si consuma nelle stanze del potere. Non mancano le strumentalizzazioni, delle quali il giornalista si serve allo scopo di rendere più accattivante la notizia.

Secondo Cusenza, il fenomeno, purtroppo, non dovrebbe stupire, perché dietro a giornali e televisioni vi sono azionisti; preoccupa invece che questo sempre più difficile discrimine tra politico e giornalista si riscontri anche sul web. Achtner ritiene che il contagio del web sia dovuto alla presenza di giornalisti “passivi”, che si abbandonano alla corrente e copiano la notizia. La perversa circolarità tra giornalismo e politica è un antico problema del nostro paese, un problema che viene da lontano: grandi leader politici del passato sono stati giornalisti. Indubbiamente oggi la problematicità della questione riguarda la sostanza: cosa c’è in questi famosi 3km2? Si è chiesto Damiliano. Se un tempo aveva senso parlare delle convergenze parallele di Aldo Moro, perché dietro queste si apriva un mondo, si nascondeva una svolta politica della società italiana, adesso questo circo è dominato esclusivamente dall’ossessione della rappresentazione, dalla volontà di apparire e ricordare costantemente la propria presenza, seppur priva di significato. Dall’analisi di Damilano, risultato di questa catena è, da una parte, una politica sempre meno efficace e rappresentativa, dall’altra, un giornalismo debole, convinto però della propria potenza soltanto perché radicato all’interno del circo, circo in realtà vuoto e sempre più “non-luogo”. I nuovi luoghi della politica sono infatti ormai i territori regionali e le case dei politici: andiamo incontro a una sorta di privatizzazione, all’assenza di partiti si supplisce guardando ai leader e ai loro affari privati. Spezzare il circo significherebbe, per il politico, ritornare a fare politica, per il giornalista, non illudersi di avere il potere, semmai fustigarlo e smascherarne gli abusi.

Se le radici della questione risultano intricate e di difficile comprensione, le conseguenze appaiono al contrario limpide e trasparenti: un’informazione così duramente fustigata e compromessa con il potere, mina i valori di libertà e democrazia. Trovare una cura non è affatto semplice, ma la consapevolezza è un primo passo affinché le coscienze non giacciano addormentate. Ciò di cui abbiamo bisogno è un giornalismo senza catene, pulito e imparziale. Non a caso ospite d’onore del Festival di Perugia è stato l’ex vicepresidente degli Stati Uniti, nonché Premio Nobel per la Pace 2007, Al Gore, cofondatore di Current, network televisivo internazionale che promuove un’informazione indipendente, contando sulla partecipazione attiva degli “spettatori”. Esempio per eccellenza di un nuovo modo di promuovere la comunicazione, alternativa a un’informazione promossa e imposta dall’alto.

Nei suoi Scritti Corsari, raccolta di articoli pubblicati tra il 1973 e il 1975, Pier Paolo Pasolini così asseriva: “Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall’essermi messo in condizione di non aver niente da perdere e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca”. Parole di cui fare tesoro.

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