La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Festival del giornalismo di Perugia: il buon giornalismo puo’ essere universitario

Scritto da – 6 Settembre 2010 – 17:30Un commento

Perugia si agghinda per accogliere i giornalisti di tutto il mondo. La vetrina del festival del giornalismo ubriaca con le sue luci e i suoi colori. Fa persino dimenticare lo stato di crisi in cui versa il mondo dell’informazione. A Perugia, invece, si aprono possibilità, si delineano ipotetiche soluzioni. Una ventata di ottimismo. Orizzonte universitario si presenta per la seconda volta, con una redazione sempre più numerosa e sempre più apprezzata. Persino l’università La Sapienza ha riconosciuto il valore editoriale del prodotto, tanto da consentire ad alcuni studenti del corso di laurea magistrale in scienze della comunicazione di fare l’esperienza dello stage nella redazione di Orizzonte universitario il prossimo anno. Un attestato di stima che segna una nuova tappa evolutiva del giornale.

Il summit dei giornali universitari del 2010 è rivolto al nuovo mondo dell’informazione: «I giornalismi universitari: il nuovo media al galoppo fra web radio e media interattivi». Il contesto, quindi, è sempre web 2.0 che molti sperano possa salvare il giornalismo.

A differenza dello scorso anno, il numero dei relatori è molto ridotto. Una fronda da cui sono sopravvissuti Orizzonte universitario e L’UniversitArea, il periodico studentesco di Firenze. Gli altri relatori, invece, provengono molto più marcatamente dal mondo del web: RadUni, la syndication di radio universitarie; Ustation, il portale del meglio del giornalismo universitario e votailprof.it, il sito dove si può leggere e votare l’università italiana. Uno spettro limitato, che ha comunque il merito di rintracciare le diverse nature del giornalismo universitario.

Mentre per altre realtà il mondo del giornalismo resta un altro-da-sè, da cui differenziarsi ad ogni costo, noi di Orizzonte universitario abbiamo insistito nel porre una questione, che ci ha dato la spinta per nascere nel 2005: qual è lo stato dell’informazione oggi? Questo ci permette di mettere il naso fuori dall’università. È inutile rinchiudersi nella gabbia d’oro dell’università quando fuori c’è un mondo totalmente diverso. È inutile sviluppare progetti se non parlano di ciò che per noi è importante, anche al di fuori dell’ateneo. «L’università – chiosa il direttore Nicola Cappelli – è un pretesto. Orizzonte universitario permette di fare l’esperienza del giornalismo in itinere studiorum, toccando temi su cui l’informazione è frammentaria o incompleta». Questa scelta mette insieme due diverse problematiche: colmare una lacuna di certa informazione, ossia l’incompletezza e la frammentarietà, e far fronte alla penuria di mezzi, che ci impedisce di essere “creatori” di notizie, ma solo un raccoglitore interpretativo. Quel “news gathering” di cui si parla nei corsi di teorie dei media. Quindi, citando ancora Nicola, « il tentativo è di allargarsi e uscire dal solo ambito universitario».

Il workshop perugino procede. Molta la carne al fuoco. Forse troppa. Tra portali multimediali e giornali ci passano molte differenze. Di comune, in fin dei conti, ci sono solo lo spirito e l’attitudine alla comunicazione. Gioia Lovison dà il via alle danze, con il primo intervento: «RadUni nasce nel 2004 come associazione culturale. Oggi è un collante tra radio universitarie. È come una radio nazionale con tante succursali regionali». Un progetto ambizioso, attraverso cui gli studenti possono acquisire competenze che l’università non passa. «Molte di queste radio – prosegue Gioia – sono nate da laboratori da laboratori di scienze della comunicazione». È chiaro che il bacino d’ascolti, esclusi eventi particolarmente rilevanti, è ristretto. «Spesso quelli che fanno radio sono più di quelli che la ascoltano…», ammette candidamente Gioia. Ma ciò non inficia minimamente il grande apporto formativo dell’esperienza. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Romeo Perrotta, uno dei quattro artefici di Ustation: « Siamo il primo media network che mette insieme il meglio dei mezzi di comunicazione universitari. Ustation è il braccio operativo dell’associazione Raduni. L’idea è promuovere i progetti editoriali universitari più validi e dare loro la visibilità che meritano». Da quest’esperienza, per alcuni sono nate collaborazioni con radio importanti. Purtroppo, però, sono eccezioni. La regola è la sordità dei media ufficiali.

Roberto Chibbaro, relatore e moderatore dell’incontro, racconta la sue esperienza con Unimagazine e votailprof.it: «Il nostro sito è un raccoglitore di informazioni sui diversi atenei e offre la possibilità di dare una valutazione ai professori e alle università. È un modo per dare più forza agli studenti e per far circolare le informazioni».

La palla passa poi ai rappresentanti dei media in ateneo, vale a dire L’UniversitArea e Orizzonte universitario. Parla Jessica Camargo del periodico di Firenze: « L’Universitarea di Firenze vuole essere una possibilità per gli studenti di mettere in pratica ciò che imparano nelle facoltà universitarie. Con noi, per la prima volta si possono mettere alla prova nella realtà». «Per quanto riguarda la formazione – procede Jessica – L’UniversitArea offre diverse opportunità, che vanno dal grafico al redattore vero e proprio. Anche dal punto di vista tematico cerchiamo di spaziare dal locale al nazionale».

La seconda parte del workshop è stata un confronto sulle peculiarità del giornalismo universitario: qual è il contributo di chi vuole fare giornalismo in università? Gioia si rifà di nuovo al tema della formazione, alla capacità di fornire strumenti a cui si aggiunge il bagaglio di creatività degli universitari. «Per esempio – spiega Gioia – abbiamo costruito un programma di critica teatrale con le voci delle persone che uscivano dallo spettacolo». Anche Romeo ricorda uno degli esperimentio meglio riusciti di Ustation: «Abbiamo lavorato ad un’inchiesta sulle residenze universitarie che ha fatto molto clamore. È un tema importante ma che non tocca i media ufficiali. E la rete permette di conoscere le realtà di tutta Italia». 

Forse, però, in questo discorso si fanno i conti senza l’oste: poco si è parlato del pubblico, dell’audience e di quanto importa ciò che si fa. Se il valore formativo è innegabile, quello a cui il giornalismo universitario non può sottrarsi è il ruolo di veicolo di idee. Ossia il confronto con chi l’università la abita. Sono i contenuti che, a volte, mancano. La rete resta un mare magnum da cui può emergere grande giornalismo o pessimo giornalismo. Il mezzo, perciò, è un nodo secondario rispetto a quello della qualità dell’informazione. Alla fine dell’incontro tutti noi presenti ci siamo lasciati suggestionare da una vaga idea di cambiamento. Di una rivoluzione. Di solito le rivoluzioni rompono con il passato, stravolgono l’ordine per cercare qualcosa di nuovo. Invece, quello che manca oggi, sono i maestri da cui imparare. Sono i grandi esempi che insegnino un mestiere. La rivoluzione del mezzo si farà, è solo questione di tempo. L’appuntamento che si rischia di saltare è quello con la buona informazione. Se chi si affaccia alla professione rincorre solo idee per nuovi modelli, dimenticando di imparare l’abc, ci troveremo in mano un’informazione manipolata dalla velocità e dalla voglia di leggerezza.

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