La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Quanto Val(l)e la cultura? L’occupazione che salva l’Italia.

Scritto da – 29 Giugno 2011 – 15:59Nessun commento

Roma – Da(l) Valle a New York. Parafrasando Manzoni, la notizia dell’occupazione dello storico teatro romano sbarca anche oltreoceano. Delle lavoratrici e dei lavoratori del mondo dello spettacolo, che dal 14 giugno hanno fatto dell’ormai leggendaria sala capitolina una grande casa, aperta giorno e notte, ne parla anche la stampa statunitense. Cuore e anima del celebre rione sant’Eustachio, il Valle si è visto costretto a calare ufficialmente il sipario lo scorso 19 maggio, in seguito alla soppressione, decisa dall’ultima finanziaria, dell’Ente Teatrale Italiano. Trasferiti al Ministero per i Beni e le Attività Culturali i compiti e le attribuzioni dell’ETI, la struttura corre il rischio di finire in mano a privati, che potrebbero tradirne la storia e l’identità. Da giorni, dunque, attori, artisti e musicisti hanno riaperto porte e programmazione, sfidando governo e istituzioni a suon di dibattiti, interventi, spettacoli ed esibizioni. Gli incontri si aprono ogni pomeriggio intorno alle 16.00, con una pubblica assemblea in cui ciascuno può far sentire la propria voce, mettendo al servizio degli altri idee e suggerimenti. Alle 21.00 parte la serata, a cui tutti possono accedere e contribuire. Spente le luci, il ciclone creativo non si arresta. Si lavora sodo. Poltrone e palchetti fanno da letti per recuperare un po’ di energie e poi pronti per una nuova, intensa giornata.
Fu vera gloria? La sentenza, questa volta, non sarà ardua. Stavolta, soprattutto, non occorrerà attendere la pronuncia dei posteri. Basta una serata, tra tanta sana e genuina cultura, per respirare il talento, la passione e la dedizione di lavoratori umiliati, ma pronti a non arrendersi e a riprendersi i loro spazi. Gli spazi di tutti. Spazi che, più che spazi, sono ossigeno. L’Italia brutta, loro, la raccontano con l’Italia bella. L’Italia di Luigi Pirandello, di Vittorio Gassman, di Anna Magnani. L’Italia di Eduardo, che su quel palco, a soli quattro anni, ci esordì, vestendo i panni di un giapponesino ne “La geisha” di Scarpetta. L’Italia di tutti, dai grandi attori al macchinista, che costruendo, smontando e rimontando ha sfamato moglie e prole. E lo ha fatto con gioia e con orgoglio, come racconta Francesca Patriarca, figlia del fu tecnico del Valle, intervenuta durante la serata dello scorso 25 giugno. «Ricordo quando venni qui a vedere “Romeo e Giulietta” con Vittorio Gassman. Non ce la facevo più, chiedevo in continuazione a mia madre:
– Ma quando finisce? Quando torniamo a casa?
Quando muore Giulietta, quando muore Giulietta, mi sentivo rispondere.
E quando muore Giulietta, mamma, quando?
E Gassman, disturbato dalle mie lamentele sin da dietro le quinte, chiese a mio padre:
Ma chi è quella bambina?
– E chi la conosce?!». Parole che fanno sorridere e che ricordano come storicamente il teatro sia lo spazio del popolo. In cui i drammi, grandi o piccoli che siano, si riproducono sul palco, ma si vivono anche in platea. È questo il teatro. Una tranche de vie. Vita. Tutto qui. Vi pare poco? E questa è la battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori. La nostra battaglia. La battaglia di un paese nato grazie e attraverso la cultura, adesso bersaglio di efferate logiche economiche. Blas Roca Rey, tra i tanti attori partecipanti, ci scherza su, ma nel suo sarcasmo scorre il senso tutto di questa protesta: “Se l’Italia è figlia della cultura e oggi l’Italia sta uccidendo la cultura… questo è un parricidio?!”. Un parricidio, sì. Un parricidio.

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