Goodbye Marx
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, i partiti cosiddetti “di sinistra” hanno subito una trasformazione radicale in tutta l’Europa. In passato questi partiti trovavano la propria ragion d’essere nelle filosofie comuniste, che erano nate durante la rivoluzione industriale ed avevano condizionato quasi l’intero ‘900. Oggi queste ideologie sono scomparse e i partiti di sinistra hanno subito la metamorfosi più significative rispetto a quelli di “destra”. L’Inghilterra negli anni ’90, e adesso l’Italia, sono alcuni degli esempi più lampanti di questo mutamento. Nel Regno Unito, Tony Blair fu il grande protagonista del cambiamento del Partito Laburista, che fu identificato con il termine “New Labour”: alla base vi era l’idea di una moderna socialdemocrazia che andasse oltre le ideologie e si ponesse come il nuovo connubio tra le idee liberiste, inerenti alle esigenze di mercato, e quelle della “vecchia sinistra”, relative alle politiche sociali. Fu così che il Partito Laburista, fino al 2007, adottò provvedimenti finalizzati a diminuire la presenza pubblicistica nell’economia nazionale, senza mettere in secondo piano politiche di “welfare” come scuola e sanità. In Italia, invece, dalla fine della Guerra Fredda, si è assistito alla scomparsa del Partito Comunista, diventando prima DS e, successivamente, Partito Democratico. Inizialmente, nei DS confluirono non solo sostenitori del comunismo, ma anche ex democristiani che erano moderati filo socialisti.
Tuttavia, nonostante il cambio di nome e di simbolo, il maggiore partito di sinistra italiano non cambiò gli interpreti, o il modus operandi, in quanto ancora legato alle vecchie ideologie. Con la nascita del Partito Democratico e la conquista della segreteria da parte di Matteo Renzi, il maggiore partito di sinistra ha iniziato a recidere i propri legami con il passato, maggiormente consapevole del cambiamento dei tempi e della necessità di doversi adattare alla nuova società globalizzata. In passato sarebbe stato impensabile uno scontro tra il Partito Comunista e la CGIL, il maggiore sindacato rappresentativo. Oggi, non casualmente, il Partito Democratico si sta ponendo in netta contrapposizione alle ataviche richieste provenienti dai sindacati.
Quale potrebbe essere il motivo che ha determinato il cambio di rotta dei suddetti partiti? Sicuramente gli eventi storici dal 1991 fino ad oggi hanno comportato un fortissimo impatto. Il crollo dell’URSS ha causato la fine delle ideologie che avevano governato il cosiddetto “secolo breve”, aprendo le porte alla globalizzazione e al dominio delle teorie economico-capitalistiche. Il mondo occidentale ha visto i propri confini scomparire grazie alle innovazioni elettroniche, e la società civile è stata sempre più assorbita dall’idea capitalistica dell’efficienza. In questo contesto, i partiti di sinistra inevitabilmente sono cambiati, in quanto le stesse esigenze sociali erano cambiate. Non più l’idea del lavoratore contrapposto al “malvagio ed egoista” datore di lavoro, ma l’idea, almeno in teoria, del cittadino che opera in maniera efficiente nel tessuto sociale per godere di beni e servizi. Di conseguenza, sono diventati partiti d’ispirazione socialdemocratica, il cui scopo primario è garantire un equa distribuzione del reddito in un contesto dove regnano economia e finanza.
Edoardo Cossu
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