La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » musica

Storia del Rock. Atto terzo.

Scritto da – 4 Ottobre 2010 – 07:49Nessun commento

“Can you pass the acid test?”. E’ questo lo slogan che campeggiava sui volantini multicolori distribuiti dai Merry Prankster (letteralmente “simpatici mattacchioni”) in giro per le strade di san Francisco nel 1965. Se ne poteva trovare in ogni dove: circoli, raduni, e specie all’uscita dei concerti dove i simpatici mattacchioni potevano arruolare proseliti per le loro sperimentali iniziative. Ma cos’è un acid test? E dove sottoporsi a questo esame?La risposta, destinata a sconvolgere l’intero mondo giovanile , in quel lontano 1965 non la conoscevano ancora in molti.La conosceva certamente l’autore di tali happenings, lo scrittore Ken Kesey il quale con  le royalities del suo libro “qualcuno volo’ sul nido del cuculo” acquistò una intera tenuta a La Honda, in California.Certo non per cavarne raccolti di fieno, anche se di  erba dovette girarne molta. Li’ muovendosi all’interno di un bosco, sui cui alberi erano stati installati degli altoparlanti, dai quali si diffondeva il sound del gruppo di casa, i “greateful dead”,  la parola d’ordine era “creare”.   Esprimere potenzialità che il conformismo plumbeo della società dei padri aveva soffocato, allargando le “porte della percezione” attraverso l’uso massiccio e costante dell’acido lisergico, l’LSD.

E fu questa nuova consapevolezza derivante dall’esplorazione profonda e straniante dell’io a caratterizzare la musica di quegli anni, che da underground o garage, stava lentamente irrompendo sulla scena mondiale.

Il beat dal canto suo, che pure aveva conquistato il panorama musicale fino a quel momento, si dimostrava contenitore angusto  per racchiudere e conciliare le emergenti istanze di rinnovamento culturale dei giovani, adesso socialmente ed intellettualmente impegnati.

La Psichedelica ricerca condotta attraverso lo stimolo incessante dell’lsd, Caronte capace di traghettare verso la vera natura delle cose, di condurre per mano verso sentieri mai percorsi del nostro ego, di creare visioni straordinarie che segnarono indelebilmente il sound dell’epoca, fu il comun denominatore di tutta la musica della controcultura, che da solo concerto diveniva evento. Così facevano sempre piu’ massiccia comparsa, ogni sorta di riflettori che con i loro fasci di luci stroboscopiche stimolavano visioni oniriche da viaggio lisergico. E se poi alla visione reale veniva accompagnata l’assunzione della droga ecco che tutto riacquistava una prospettiva, una dimensione, diveniva chimicamente reale. Gruppi come i soft machine, ma ancor più i pink floyd, si incaricheranno di spingere al parossismo tali visioni, rendendo ogni loro concerto un happenings impedibile, tra aerei che si schiantano, esplosioni simulate , giochi mozzafiato di luci e colori ma soprattutto quella musica che scava, graffia con le unghie della psichedelia dentro l’anima.

Intanto, in pochi mesi, da acid test piu’ o meno privati il fenomeno inizio’ a rompere gli argini, riversandosi su una Los Angeles ormai pronta ad accogliere la nuova cultura. Gli happenings si succedettero come una marea montante, uno per tutti lo Human Be in  – Pow wow di tutte le tribù locali, tenutosi il 14 gennaio 1967 nel celebre distretto di  haight ashbury della city of lights . Nasceva in quel giorno il movimento hippie, tenuto a battesimo dallo scrittore Al Ginsberg che vestito di una tunica bianca dispensava benedizioni secondo il rito indiano del pradakshina. Sul palco si succedettero alcuni tra i gruppi destinati a segnare quell’epoca, dagli stessi Greatful Dead ai Big Brother di Janis Joplin, dai Jefferson Airplanes ai Fish del polemico Country Joe.

E forse è proprio quello degli happenings il  solco da seguire, la sintesi più efficace per tracciare in un solo articolo il rock di quegli anni, seguendolo dall’embrione degli acid test e dello human be-in, fino al monterey international pop festival (16-18/6/1967) per terminare con woodstock e la successiva scomparsa del trittico Hendrix Joplin Morrison, con il quale il sacro fuoco del rock, almeno nella sua veste innovativa e psichedelica potè dirsi spento.

Così seguendo quelle orme , eccoci proiettati a Monterey, una località non distante da San Francisco, il cui palco oltre che conferma per mostri sacri come i Beatles ed i Rolling Stones, fu anche debutto per i canned heat, i Buffalo Springfield ed i Byrds.

Ma sopratutti, l’allora sconosciuto Jimy Hendrix, il quale reduce da una esperienza nella swinging London, infiammata dal  blues psichedelico di hey joe e purple haze, venne invitato niente popodimenoche da sua Maestà Satanica Brian Jones, allora chitarrista degli Stones. Quando il trio Experience con Hendrix alla chitarra, il frustrato Noel Redding al basso e l’invasato Mitch Mitchell alla batteria furono agli strumenti, fu un delirio. Non un attimo di respiro fu concesso al pubblico, incalzato dalla vibrante energia che prorompeva dalla chitarra dell’ afro-americano hendrix, dalla batteria martellante e inarrestabile del giovanissimo Mitchel, dai virtuosismi acrobatici del paranoide Redding. Ma il mito era ancora da consacrare sull’altare del Dio Rock. Con la platea ancora in visibilio, mentre la chitarra era ancora percossa dal feed back dell’ultimo pezzo in scaletta, wild thing, Jimi vi si accuccio’ su dopo averla poggiata in terra e le diede fuoco. Da quel giorno il mondo del rock non fu più lo stesso. A cospetto la violenza scenica dei Who, con Townshend che perforava gli altoparlanti col manico della chitarra o Keith Moon che mandava in frantumi la batteria, impallidiva. I mama’s & papa’s che seguivano Hendrix in scaletta e chiudevano l’intera manifestazione, dovettero ritardare  di mezz’ora la propria esibizione per non essere schiacciati dal paragone.

Cosi’ in quella calda estate del 67, ribattezzata la summer of love, tra pace, musica, amore, energie alternative, altruismo, ambientalismo e pacifismo, una intera generazione fu, forse per la prima volta ( e certamente finora l’ultima)  nella storia, protagonista del proprio destino, imponendosi carismaticamente ad esso.

A fare da colonna sonora di quella magica estate fu certamente l’lp dei Beatles sgt Pepper lonely hearts club band, un inno alla psichedelica mantenuta però in chiave pop, con i brani che non si dilatano in lunghe suite oniriche, con la ricerca strumentale ridotta alle sitar di harrison, e con l’inconfondibile e camaleontico sound dei Beatles che pure in questo frangente non beat, riesce a farla da padrone.

E gli stones? Come se la passano? Beh adattare l’anima profondamente rock, quello sporco delle origini alla duttile e sfuggente psichiedelia di quell’epoca non fu per le pietre rotolanti cosa facile.  Specie per  l’improvvisa scomparsa di Brian Jones androgino leader del gruppo, che inficiò lo spirito creativo del gruppo. Nella circostanza, per commemorare la sua morte  , i Rolling Stones organizzarono un grandioso concerto in hyde park : tremila farfalle furono liberate a suggellare l’addio dal chitarrista ma anche la fine di un epoca difficile da ripetersi.

Dei Beatles ho già detto .Sarà sufficiente aggiungere la parola fine anche alla loro storia. Dopo aver deciso di chiudere definitivamente con i concerti, per isolarsi indisturbati negli studi di Abbey Road, i quattro di Liverpool scioglieranno di lì a poco, il gruppo più famoso del mondo. Le tensioni interne, che gli  storiografi usano attribuire alla ingombrante presenza di Yoko Ono, moglie di John Lennon, sanciranno  la conclusione del loro rapporto musicale il 30 gennaio 1969, data con la quale si chiude quello straordinario biennio, con un brevissimo concerto tenutosi in cima al palazzo della loro casa discografica, la Apple , nel west end londinese. Poche fugaci canzoni per dare l’addio al mondo intero.

Sui titoli di coda del film su woodstock, (al che consegnò l’evento alla storia, dal momento che di per se non fu cosa eccezionale se si pensa alle pessime condizioni in cui si tenne), dopo aver elencato gli artisti che li si esibirono, si dipana una carrellata di nomi illustri morti in quegli anni, da malcm x a kennedy, da jim morrison, a janis joplin etc. Una lista lunga ed impressionante. Ma a dare l’ultimo brivido finale sono i valori in cui quella generazione credette, aggiunti assieme a quei nomi: ambientalismo,pacifismo, altruismo, alternative etc.  Davvero lettera morta in una lista di morti. A noi non rimangono che le briciole. E il sapore languido del ricordo.

Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.