La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Libertà di stampa, italia parzialmente libera

Scritto da – 7 Settembre 2010 – 12:39Nessun commento

“Non pensate di cadere nel ridicolo – chiede, in data 19 maggio 2009, nella sala stampa della caserma della Guardia di Finanza di Coppito, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi agli inviati di Repubblica e dell’Unita’ – quando sostenete che in Italia non c’è libertà di stampa?” Se i giornalisti italiani cadono nel ridicolo sostenendo l’assenza di libertà di stampa in Italia, allora Freedom House inciampa nell’ilarità declassando il nostro paese da Libero a Parzialmente Libero nel suo indice riguardante la libertà di stampa nel mondo dell’anno 2009.  Freedom House è un’organizzazione non governativa nata negli anni ‘40 per volontà della first lady Eleanor Roosvelt. Si occupa di monitorare e promuovere i valori democratici su scala mondiale.

Dal punto di vista legale non ha fini di lucro ed è politicamente indipendente, anche se da alcuni le viene imputata una certa tendenza a posizioni conservatrici. Conservatrici, quindi tendenzialmente poco inclini a quel genere di umorismo non apprezzato dal nostro Premier.

Il “Freedom of the press Index” è il risultato dell’indagine annuale che Freedom House conduce sulla libertà di stampa nel mondo, ritenuta essenziale per la democrazia e sancita dall’articolo19 della dichiarazione universale dei diritti umani: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.” 

La procedura prevede che per ogni paese si risponda con un punteggio numerico ad alcune domande, relative a tre ambiti: l’ambito legale, che valuta la presenza nella costituzione di leggi che garantiscono la libertà di stampa ed espressione e di leggi che le limitano, l’entità delle pene previste per i giornalisti, il grado di indipendenza degli organi di giudizio dei casi riguardanti i mezzi di comunicazione; l’ambito politico, che valuta quanto la stampa sia legata ad interessi politici e la presenza di forme ufficiali o non ufficiali di censura; l’ambito economico, che valuta quanto il possesso dei mezzi di comunicazione influisca sul loro contenuto e quanto potere di controllo abbia il governo.

Il punteggio totale permette di classificare ogni paese preso in esame come Libero (0-30 punti), Parzialmente Libero (31-60),  Non Libero (61-100). A ben guardare, nell’ultimo decennio la stampa italiana ha sempre soggiornato agli ultimi posti della classifica relativa all’Europa Occidentale, con un punteggio compreso tra il 27 e 35 che ha fatto più volte oscillare lo status del paese da Libero a Parzialmente Libero e viceversa.

La prima caduta nella parziale libertà  risale al report del 2004 (relativo all’anno 2003) ed è motivata dalla presenza nel paese del “più alto livello di concentrazione dei mezzi di comunicazione in Europa”.

Il rapporto 2004, inoltre, si esprime riguardo alla figura di Silvio Berlusconi: proprietario di tre televisioni private e di un quotidiano, primo ministro in grado di esercitare un’influenza sull’emittente pubblica Rai, al centro dunque di  un “conflitto di interessi che è uno tra i più flagranti del mondo”.

Lo status di Parzialmente Libero si mantiene fino al report del 2007, quando l’Italia ritorna tra i paesi Liberi. La motivazione è prontamente fornita nelle righe iniziali del rapporto, come sempre accade quando avviene un cambiamento di status: “Il punteggio  dell’Italia è migliorato da Parzialmente Libero a Libero in seguito alla fine del mandato di primo ministro di Berlusconi”.

La riacquistata libertà ha, però, breve durata: nel rapporto preliminare dell’anno 2009, la cui versione completa sarà resa pubblica a partire da giugno, si legge che la stampa italiana viene nuovamente retrocessa al livello di Parzialmente Libera.

Le motivazioni?  Il crescente ricorso a  tribunali e a denunce di diffamazione che limitano la libertà di parola, le pressioni della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, i  problemi riguardo alla concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione.

Ed infine: “Il ritorno del magnate dei media Silvio Berlusconi alla carica di primo ministro, risveglia paure riguardo alla concentrazione di emettenti statali e private sotto un singolo leader”.

 Queste valutazioni, che confermano alcuni non celati timori, sono formulate da un organismo internazionale, tendenzialmente imparziale, generalmente attendibile, i cui rapporti annuali sono uno degli strumenti più seri e completi oggi a disposizione degli studiosi.

Ma, come ben sa chi è alla guida del nostro paese, è molto difficile, per chiunque, restare completamente impermeabile ad ogni influenza.

Ed è forse per questo che, sempre nella caserma di Coppito, il Primo Ministro rimprovera quei  giornalisti troppo spesso inclini alla burla: “Pensate che il Premier possa interferire nella libertà di stampa, se volete scherzare scherziamo, ma all’esterno certe affermazioni passano per vere e questo fa male al Paese e agli italiani”.

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