La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Emergenza Università. A difesa dell’istruzione pubblica

Scritto da – 5 Settembre 2010 – 16:46Nessun commento

Nell’ ARTICOLO 66, COMMA 13 leggiamo:..in relazione a quanto previsto dal presente comma, l’autorizzazione legislativa di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 24 Dicembre 1993, n°537, concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle Università, è ridotta di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.

 Si parla quindi di ben 1441,5 milioni di euro di tagli al finanziamento ordinario dal 2009 al 2013 e se pensiamo che per legge le tasse universitarie agli studenti non possono superare il 20 % del finanziamento ordinario, si capisce chiaramente che fra qualche anno le Università italiane saranno con l’acqua alla gola. Poche saranno quelle in grado di sostenersi grazie ai finanziamenti privati. La sforbiciata al Fondo, operata dalla Finanziaria per il 2009, fa registrare un taglio progressivo che da 702 milioni di euro nel 2010, raggiunge nel 2011 gli 835 milioni di euro. I tagli più consistenti li subisce il Fondo per il finanziamento ordinario delle Università, per il funzionamento degli atenei, le spese di professori, ricercatori e personale non docente e per l’ordinaria manutenzione delle strutture universitarie e della ricerca scientifica. Durante l’inaugurazione dell’anno accademico, Luigi Frati, rettore dell’Università La sapienza di Roma, ha lanciato l’allarme: “alla fine del 2010 l’ateneo non sarà in grado di pagare gli stipendi al personale a causa della drastica riduzione di risorse legate al taglio dei fondi”. Il rettore ha spiegato che per l’ateneo romano è prevista una riduzione di più di 50 milioni di euro, per questo motivo è intenzionato a chiedere al Governo la nomina di un commissario nel mese di Marzo 2010. I tagli previsti non sono sopportabili da nessuna Università. Le prime difficoltà sono già visibili; dall’anno accademico 2009-2010, varie Università sono state costrette ad aumentare le tasse di iscrizione. Nei tre anni successivi, però, far quadrare i conti risulterà sempre più difficile, tanto che qualcuno potrebbe non riuscire nemmeno a pagare gli stipendi ai dipendenti che, nel frattempo, saranno migliaia in meno rispetto ad oggi poiché i vicoli delle assunzioni saranno strettissimi.

 I TAGLI AL PROGRAMMA «ISTRUZIONE UNIVERSITARIA»

Valori in milioni di euro

Autorizzazioni di spesa Legge finanziaria 2008             Ddl finanziaria per il 2009
Potenziamento attività sportiva universitaria                                              11,2          2009       2010            2011
–         3,5 –         3,4 –         5,2
Diritto agli studi universitari 152,0 –         40,1 –         51,9 –         75,5
Alloggi e residenze per studenti universitari 31,3 –         6,6 –         7,1 –         12,7
Università non statali legalmente riconosciute 128,6 –         40,1 –         38,1 –         59,4
Spese per il funzionamento delle Università 6. 865,7        + 27,9 –         703,0 –         835,5

 

Considerando che l’Italia spende per l’Università e ricerca poco più dell’1% del proprio PIL e che, negli ultimi dieci anni, il finanziamento in questi settori si è progressivamente ridotto, è evidente che i tagli del Governo saranno pagati dall’intero Paese. Mentre in tutto il resto d’Europa e del Pianeta si investe di più in ricerca, da noi fino a fine legislatura è stato programmato solo di tagliare. Teste. Teste giovani. Teste pesanti. Ecco come nell’Università di Mariastella Gelmini il lento declino è divenuto un crollo verticale per l’Università e la ricerca scientifica pubblica in Italia. Immaginate un laboratorio in Farmacia, dove si fa ricerca sul cancro, immaginate che vi lavorino cinque tra professori e ricercatori di ruolo. Con la legge 133/2008, nessuno dei loro collaboratori precari, per quanto indispensabili e meritevoli, potrà entrare di ruolo senza che tutti e cinque già strutturati non vadano prima in pensione. E’ questo l’effetto della scellerata applicazione del blocco del turn-over sul pubblico impiego alla docenza universitaria. Finora in Governi di centro–destra e centro–sinistra alternatisi negli ultimi anni con i ministri Berlinguer, Moratti, Mussi, avevano almeno riconosciuto che il reclutamento di nuovi ricercatori fosse fondamentale per il nostro Paese. L’obiettivo deciso dalla UE a Lisbona, vincolerebbe l’Italia entro il 2010 a raggiungere il 3% di prodotto intero lordo dedicato alla ricerca. E’ il minimo per non regredire nel sottosviluppo. L’Italia è ferma all’ 1% e ha la metà dei ricercatori e docenti della media dei Paesi europei, 2,7 contro 5,1 ogni mille abitanti. Se l’Italia volesse essere in media con l’Europa (già indietro a USA e Asia), dovrebbe avere 117.000 persone strutturate. Invece, il personale strutturato, è di appena 62.000 unità e la legge 133/2008 la farà scendere nel 2012 a 54.000. E siccome la legge 133/2008 è vessatoria, soprattutto verso i giovani, chi resterà avrà un’età media altissima: 55 anni contro i 41 della Spagna e i  42 della Gran Bretagna.

 CLASSIFICA UNIVERSITA’ VIRTUOSE E NON VIRTUOSE

                              ATENEI                                                  %
TRENTO 10,69%
POLITECNICO TORINO 5,22%
GENOVA 2,52%
ROMA ” Foro Italico” 2,35%
MILANO 1,69%
PADOVA 1,37%
BOLOGNA 1,33%
ROMA “ Tor Vergata” 1,28%
PISA 0.99%
PERUGIA -0,56%
ROMA TRE -0,79%
SALERNO -1,06%
LECCE -1,16%
CATANZARO -1,42%
NAPOLI -1,52%
BARI -1,94%
ROMA “ La Sapienza” -2,11%
PALERMO -3,00%

 

Da una prima analisi emerge che l’Università di Trento e il Politecnico di Torino, sono tra le Università migliori in base ai nuovi parametri. Trento, ad esempio, pur essendo un piccolo Ateneo, è riuscito meglio di ogni altro a intercettare, attraverso propri progetti, i finanziamenti europei. Il Politecnico di Torino ha conseguito risultati importanti su didattica, ricerca, capacità di autofinanziarsi, buone valutazioni degli studenti, processi formativi positivi, presenza di molti progetti assegnati al Programma Nazionale di Ricerca. Invece, hanno ottenuto meno finanziamenti, le Università che non hanno gli standard qualitativi positivi, tra cui: Roma “La Sapienza”, Napoli, Bari e Palermo. Le Università “spendaccione“ e con i bilanci in rosso, non potranno fare nuove assunzioni per un anno. Chi ha i bilanci in regola invece, potrà procedere nel triennio 2009 – 2010 ad assumere, ma dovrà spendere per i nuovi reclutati il 50% di quanto stanziava per stipendiare i pensionati dell’anno precedente. Una parziale deroga al blocco del turn–over stabilito dalla legge 133/2008, ma con dei paletti: i fondi così sbloccati dovranno essere impiegati soprattutto (almeno il 60%), spiega il decreto, per reclutare ricercatori a tempo determinato e indeterminato. Una norma salva giovani, spuntata dopo le varie polemiche e proteste. Per assumere professori ordinari (“gli anziani”), si potrà spendere al massimo il 20% e per gli amministrativi il 5%. La manovra finanziaria del Governo, richiede una sostanziale revisione; il nostro sistema universitario è già largamente sotto finanziato rispetto agli standard europei. L’Università non reggerà l’impatto. Una situazione che porterà inevitabilmente l’intero sistema universitario pubblico al dissesto. Gli atenei di tutta Italia si stanno muovendo per manifestare il forte dissenso nei confronti della legge 133/2008, che rischia di rovinare il sistema universitario. L’Università, da pubblica diventerebbe un privilegio per i pochi che potrebbero permettersi rette universitarie altissime, mentre il livello qualitativo dell’insegnamento pubblico crollerebbe a picco per la mancanza di docenti e le soppressione di esami, nonché probabilmente anche di corsi di laurea meno frequentati o considerati di “minor rilievo”. Si rinuncia a personale docente, chiedendo ai ricercatori di mantenere il ruolo di insegnanti, mantenendo la stessa retribuzione e lavorando fuori dai campi stabiliti dal loro contratto (che prevede sessanta ore di ricerca e nessun obbligo all’insegnamento). Inoltre, con il passaggio a fondazione l’Università potrà (e vista la mancanza di fondi, dovrà) chiedere qualunque cifra agli studenti, senza dover rispondere a nessun tetto prefissato. Una retta Universitaria da 1000 euro potrebbe essere uno standard per il prossimo anno accademico. Raggiungeremmo uno standard tipo college americano, dove o si vince una borsa di studio per meriti sportivi o si è abbastanza ricchi da poter far fronte a una richiesta economica di tale portata. Con l’entrata in vigore della legge 133/2008 si è andati a danneggiare il principio costituzionale di eguaglianza e pari dignità tra i cittadini, garantendo il diritto allo studio e a una formazione di qualità esclusivamente a chi può fare affidamento su una grande capacità economica. Si sta cercando di distruggere la nostra cultura e obbligando le Università a svendersi a privati per sopravvivere, senza poi garantire un livello di istruzione accettabile. Con queste premesse l’Università pubblica sarà destinata a svanire nel nulla.

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