La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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“Se prometti, poi mantieni?” “No, sacrifico gli atenei.” #studentistatesereni

Scritto da – 30 Aprile 2014 – 11:16Un commento

Aridanghete. Tu quoque, Renzie, fili mi! Ma non ci avevi promesso che il tuo governo avrebbe finalmente messo al centro la scuola e il sapere, che si ricominciava dall’istruzione, che non ci sarebbero mai stati tagli all’Università? Ma Antonio Enrico Morando, viceministro Pd dell’Economia, non rispose ai giornalisti «Se dovessero tornare i tagli lineari mi ritirerò in buon ordine»? E Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, non aveva mica dichiarato «Assolutamente nessun taglio»? Non è che, forse, la sua neo-candidatura al Parlamento Europeo l’ha un po’ distratta? Perché, carissimo Matteo, non posso davvero credere che la giustificazione, pubblicata su Repubblica, «Non sono tagli, ma solo accantonamenti necessari per motivi di contabilità… Per ragioni di copertura finanziaria abbiamo dovuto mettere la voce a bilancio… A tutti i ministeri sono stati chiesti sacrifici» provenga da una persona in pieno possesso della propria attenzione e capacità ragionativa. Ci dev’essere senz’altro un equivoco, dai.

Magari quella bozza del decreto Irpef, circolata il 19 Aprile, che al comma 6 articolo 50 con titolo “Disposizioni finanziarie” parla di una detrazione di 30 milioni al Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università per il 2014 (oggi ammonta a 7 miliardi di euro, quindi già ben al di sotto delle risorse che furono stanziate nel 2008 e che giustamente fecero gridare allo scandalo) e di 45 milioni per ogni anno a partire dal 2015, quella bozza che recita con esattezza «Per l’Università la razionalizzazione della spesa è assicurata attraverso la riduzione della dotazione del Fondo di Finanziamento Ordinario» (la quale “razionalizzazione della spesa” generale, non quantificata, inoltre viene assicurata attraverso una diminuzione del Fondo Ordinario per gli enti di ricerca, ad eccezione dell’Invalsi), ecco, quel testo è soltanto un clamoroso pesce d’Aprile in ritardo.

Altrimenti non mi spiegherei la cagion per cui un governo che fa del rilancio culturale il suo cavallo di battaglia azzoppi da sé destriero e pure FFO, ossia il maggior bacino di danaro a cui gli istituti pubblici attingono per sostenersi, ignorando in toto le recenti raccomandazioni del Consiglio Universitario Nazionale circa un piano di reclutamento straordinario per salvare la Ricerca. «Non ci sono tagli agli stipendi degli insegnanti. Non ci sono tagli lineari.» Scherzi, vero? Come si può negare l’evidenza? Tra l’altro, vi prego, qualcuno contatti Chi L’ha Visto per quel famoso incremento dei fondi per l’edilizia scolastica che tu, Stenterello facebookiano, avevi sbandierato così fieramente davanti ai bimbi della Salvatore Raiti. Dov’è finito? Se l’è mangiato Delrio a Pasqua? A @Mattè, detto fra noi, ‘sto #cambiaverso me pare tanto ‘na #retromarcia… È vero, tutti devono contribuire. È vero, il bonus dei mitici 80 denari (a causa del quale il Tesoro ha dovuto far saltare fuori 10 miliardi di euro frugando nei soliti cassetti miserabili) dovrebbe durare per sempre. Però non è altrettanto vero che il Ministero dell’Istruzione sia un Ministero come tutti gli altri e che dunque, in quanto tale, avrebbe l’obbligo di pagar tributo come gli altri compagni di classe. Purtroppo il vecchio vizietto di sforbiciare senza criterio l’Università pubblica è stato comun denominatore delle politiche di centrosinistra-centrodestra-tecniche durante tutti gli ultimi anni di questa Repubblica. Neanche a precisarlo, politiche classiste e reazionarie.

Allora, esimio rottamatore, se desideri sul serio intraprendere la #svoltabuona, dammi ascolto: posa gli specchietti per le allodole, interrompi subito il mantra populista che hai sfruttato per far presa sugli italiani e tieni fede agli impegni stipulati. Basta birignao, basta réclame. Perché, comunque, a C.R.U.I., Link Coordinamento Universitario e A.D.I. non importerà mai un fico secco se Viale Trastevere è «al lavoro per trovare all’interno del nostro ministero il risparmio che ci consentirà di non toccare il Fondo Ordinario». Gli studenti stanno minacciando una mobilitazione diffusa in ogni ateneo ed ente di ricerca del paese e sono pronti alla battaglia in caso tu non rispettassi la parola data ormai 70 giorni fa. Avanti o popolo, alla riscossa, la cultura trionferà! Ad esempio Vittorio Guastamacchia, dirigente nazionale di Azione Universitaria, ha affermato: «...Dai proclami si è passati al “grande bluff” di un Governo fantoccio. Se proprio si vogliono ridurre i costi delle Università, non è sui sussidi agli studenti né sul personale docente che bisogna intervenire, bensì è sulle sedi distaccate. Il nostro Paese, infatti, conta 96 Atenei e 256 sedi distaccate. Piuttosto, sarebbe bene operare nel senso di diffondere i nostri saperi, istituendo dei centri di ricerca nelle capitali di Paesi come Russia, Cina, India e Brasile… Ma, capisco, talvolta è più semplice tagliare un albero che potare i suoi rami secchi. Il fatto è che senza investimenti che vadano nella giusta direzione, l’Università italiana rischia di perdere il valore di “locomotiva della cultura”, per diventare un aereo senza la sua elica o meglio una Ferrari con il motore di una Trabant. È necessario prendere le distanze dalla politica dei tweet fini a stessi e tornare a compiere scelte lungimiranti per il bene della polis e delle generazioni future. Solo investendo realmente nella scuola e nell’istruzione possiamo sperare di dare un futuro ai giovani e, di riflesso, di accrescere il valore delle nostre Università.»

Così sarebbe la volta buona di lasciar stare il #matteorisponde e ingranare il #matteopromuovegliateneisenzagambizzarli. Un tempo, lo chiamavano progresso.

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