La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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La rivoluzione dei social network

Scritto da – 29 Agosto 2010 – 11:09Nessun commento

“Ci sentiamo stasera,in chat!”,”Hai visto le foto che ho inserito su Flicker?”, “Ho letto cosa ha scritto Giovanni sul suo blog…”. Quante volte ai nostri giorni, ci è capitato di ascoltare frasi del genere? Al di fuori del loro significato più esplicito è interessante porre la nostra attenzione sul cambiamento di usi e costumi che si celano dietro ad esse e che sempre di più si stanno affermando nella nostra società. Infatti se almeno fino all’ultimo decennio del secolo scorso, i luoghi pubblici di un paese come le piazze, i negozi, le strade erano sedi privilegiate d’incontro e scambio delle idee tra la gente, con l’avvento e l’affermarsi delle tecnologie informatiche, si sta assistendo ad un progressivo passaggio da questi luoghi fisici di contatto,   verso quegli ambienti astratti che offre invece la via telematica. Non son più tanto le persone ad incontrarsi con le loro opinioni, ma lo fanno per loro direttamente quest’ultime. Il prendere piede di questo nuovo tipo di comunicazione va soprattutto attribuito all’invenzione del WEB 2.0 che ha permesso un diverso utilizzo di Internet. Con essa non si intende un software specifico, né un marchio registrato, ma un  insieme di approcci che consentono di usare la rete in una maniera del tutto innovativa,grazie alle particolari tecnologie di programmazione come l’AJAX o l’ADOBE FLEX. A differenza del precedente WEB 1.0, diffuso fino agli anni’90 del secolo scorso e composto in prevalenza da siti statici, dove un normale utente poteva, oltre la semplice navigazione, utilizzare solo il servizio e-mail e il motore di ricerca; quello nuovo invece, ha consentito  ai diversi fruitori, di contribuire loro stessi e direttamente, alla creazione di pagine telematiche tramite l’utilizzo dei diversi social networks che con il tempo sono nati; come ad esempio: Wikipedia, Napster, Facebook, i Blog… Questi servizi infatti,essendo per la maggior parte dei casi gratuiti e non richiedendo particolari conoscenze informatiche hanno la capacità di attirare una moltitudine di gente professionista e non del mondo dell’informazione, per spingerla a condividere le sue idee, opinioni, immagini, foto, video, con le atre persone; che a loro volta, instaurando un rapporto interattivo di scambio reciproco consentono la circolazione continua di tutto il materiale che trabocca dalla rete. Il WEB 2.0 è un prodotto considerato come una sorta di open-source di dati diffusi da cui chiunque può attingere, basta solo possedere una connessione ad Internet. Si può inoltre notare , che le stesse tecniche utilizzate in passato per catturare l’attenzione dei visitatori di un sito è cambiata di pari passo con l’affermarsi di questa fresca filosofia di approccio virtuale. Da una tecnologia “Stickiness”che valutava la semplice attrattiva di una pagina web, si è passati  a quella della “Syndication”, la quale utilizza strumenti come gli RSS, Atom, Tagging, permettendo che contenuti ipertestuali possano svincolarsi dal luogo di produzione ed essere trovati attraverso altri canali. Merito di questi canali infatti, è quello di riuscire ad incrementare in maniera esponenziale la circolazione della realtà esistente via Internet. La stessa fruizione di questa materia, che una volta era di solo retaggio degli esperti informatici, ha aperto ora, le sue porte ad un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo per classe d’età ed estrazione sociale. La vastità che ha raggiunto tale fenomeno, ha richiamato la stessa attenzione di molti studiosi a livello multidisciplinare tra psicologi, sociologi, antropologi… che si stanno cimentando a comprendere come comunità virtuali tipo Facebook o gli stessi Blog possono arrivare a cambiare le nostre abitudini comportamentali. Il “Faccia-libro” nasce nel 2004 ad opera di Mark Zuckerberg, un ragazzo giovane, che a soli 24 anni si ritrova ad avere un conto virtuale che sfiora i 3 milioni di dollari. Certo quando era ancora uno studente alla Harvard University, non poteva minimamente immaginare il successo che avrebbe riscosso il programma da lui inventato. Insomma anche se non è riuscito a terminare gli studi in informatica, è stato in grado senz’altro, tramite questa, di collegare potenzialmente tra di lei, tutta la popolazione mondiale. Tramite una registrazione gratuita al sito, la gente può fin da subito incominciare a ricercare amici, colleghi, parenti persi di vista nel tempo e riallacciare volendo una anche minima parvenza di dialogo con essi. Può condividere pensieri, ricordi o quant’altro ancora, per soddisfare in fin dei conti, quel desiderio umano innato, di curiosare nella vita degli altri e di mostrarne la propria, con un pizzico di virtuale narcisismo. Tale network , in definitiva permette anche di inglobare al suo interno tutte quei gruppi di appartenenza che già esistono nella realtà, che si auto-alimentano man mano che aumenta il numero degli iscritti. Più che una vera community con una sua chiara identità, face book è un insieme di queste, cioè uno specchio di quelle pre-esistenti nella vita quotidiana e che trovano con questo mezzo una nuova voce di trasmissione e diffusione. Come il medesimo Zuckerberg dice: “Più condividiamo, più impariamo, più impariamo, più sappiamo e più sappiamo più felici saremo…”. A patto sempre di capire ciò che ci rende veramente felici. Altro importante social network da citare  è quello dei Blog. Nel gergo informatico un blog è un sito Internet che viene generalmente gestito da una persona e in cui l’autore vi scrive periodicamente sopra, come se si trattasse di una sorta di diario on-line, rendendo però assai più pubblici i suoi pensieri. Il temine usato deriva dalla contrazione WEB-LOG che significa “traccia su rete”. Il primo blog fu scritto nel 1997 da Jorn Barger un americano che lo dedicò alla sua passione per la caccia(!), ideatore del software fu invece sempre nello stesso anno Dave Winer. In Italia tale applicazione giungerà però solo nel 2001 insieme ai primi servizi gratuiti, dedicati alla gestione di essi come: Blogger, Splinder, Myspace e tanti altri. Con essi la possibilità di pubblicare elaborati scritti nella rete si è diffuso da privilegio per pochi( università, centri di ricerca) a diritto di tutti. La blogosfera registra continui ingressi nuovi ogni giorno,  di volenterosi blogger che si mettono alla prova elaborando informazioni più o meno importanti. Da non sottovalutare quindi la stessa possibilità dei lettori che tramite i loro commenti intervengono nel rendere un post non un unico discorso del suo creatore ma un campo su cui confrontarsi e aprire nuove discussioni. Nella nostra era dell’informazione, dunque mezzi come quelli del Social Networks, sono  una miniera veramente d’oro non solo per gli stessi fruitori ma anche per tutta quella utenza che fa del mercato la sua ragione primaria d’esistenza, per trovare consensi, acquirenti, ascoltatori. Settori come il marketing, la politica, la religione, il settore industriale-pubblicitario in generale ,risultano sempre più attratti da questo nuovo modo di comunicare e in particolar modo dal numero esorbitante di gente che vi traffica sopra. Discorsi su tale tema o su altri che stanno nascendo proprio in questi giorni, come sull’importanza di regolamentare un così libero “place” della parola, attraverso controlli più severi, per evitare magari  la diffusione di errati valori, meritano sicuramente un’ approfondita analisi a parte.  Mettendo quindi in gioco una buona dose del proprio tempo di vita, il desiderio di comunicare personali esperienze,punti di vista,critiche a determinati sistemi di potere, o semplicemente per fare sapere come state ad un vostro amico, non vi resta che accendere il pc, collegarvi alla rete ed entrare in questa “ulteriore dimensione sociale” dove i computer  ne sono e ne saranno comunque, sempre i veri custodi; perché:

“Comunicare non significa solo inviare informazioni all’indirizzo di un’altra persona. Significa creare negli altri un’esperienza, coinvolgerli fin nelle viscere e questa è solo un’abilità emotiva”. D. Goleman

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