La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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L’editore “Giangi” Felitrinelli:il mecenate della contestazione

Scritto da – 24 Agosto 2010 – 10:09Nessun commento

Se vi apprestate a leggere L’editore, dimenticatevi di ogni opera che avete incontrato sin ora. Siete di fronte alla prosa iperletteraria di uno dei più importanti protagonisti del Gruppo ’63: Nanni Balestrini. Il romanzo esce nel 1989, come una rabbiosa retrospettiva di quegli anni sessanta-settanta che videro l’autore impegnato attivamente in una vita politica inevitabilmente scossa dal terremoto ’68. Nel ’71, Balestrini scrisse Vogliamo tutto, dove la forma di romanzo avanguardistico dà corpo alla vicenda degli operai della Fiat che occuparono le fabbriche. Nel ’68 fu uno dei fondatori di potere operaio mentre nel ’76 sostenne i gruppi di autonomia. Pagò il suo attivismo estremista con un’accusa per associazione a banda armata, revocata solo nel 1985, quando rientrò in Italia, dopo lunghe peregrinazioni, da esule, a Parigi e in Germania. Tra il ’62 e il ’72 fu uno degli uomini alla corte di Giangiacomo Feltrinelli, l’Editore (mai nominato nel corso della vicenda) del titolo del romanzo, che nel ’72 perse la vita per l’esplosione di una bomba artigianale sotto il traliccio della corrente elettrica a Segrate, nel milanese. Il libro si apre con la fredda autopsia del suo corpo. (Non compare nemmeno un segno di punteggiatura le frasi si succedono così senza una cadenza sta al lettore dedurre dove inizia una e dove finisce l’altra le immagini si rincorrono sino alla fine del paragrafo dopo 10-12 righe in questo tratto stilistico si concretizza lo scarto netto dalla letteratura della tradizione). Le parole suonano posticce, di una neutralità sintetica, i dettagli si accumulano come in un film. Più avanti compaiono le ipotesi sul momento in cui è avvenuto il decesso. La prosa è asciutta come quella di un dispaccio dell’Ansa. Con lo stesso stile, il narratore riporta stralci di cronaca, flash della vita politica –italiana ed internazionale- di quel 1972. Poi appaiono finalmente due dei principali personaggi: “lui e lei”. “Lui e lei” vivono una storia d’amore, probabilmente non particolarmente serena a quel tempo, sono militanti nella sinistra extraparlamentare e conoscono bene l’editore, il cui corpo dilaniato campeggia in prima pagina su un quotidiano. La scena si svolge nell’abitazione dei due e il narratore la racconta così:”comincia tutto coi giornali con quella foto sulle prime pagine dei giornali mettiamo dunque che c’è lui che esce di casa….”. Più avanti troviamo una descrizione di questo genere:”lei adesso ha finito la doccia esce dal bagno con un asciugamano forse giallo….”(il corsivo è mio). Il narratore appare distaccato, prende le distanze da ciò che sta narrando, come se stesse formulando ipotesi, come un narratore incerto, poco affidabile.  Eppure inaffidabile non è. Compare, infatti, un “mi sono detto”, prima persona che è fulgida prova di come il narratore sia un personaggio.  L’arcano si svela qualche scena dopo, quando si esplicita la cornice che fa da supporto a tutta la storia. Un gruppo di amici e collaboratori dell’editore (lui lei il biondo la giornalista il libraio) si ritrovano in una villa di montagna per discutere di una sceneggiatura per un film che non verrà mai realizzato. Alla cornice si giustappongono la storia d’amore tra lui e lei (con annesse delle citazioni tratte da Sotto il vulcano di Lowry, scoperta di Feltrinelli usata come sottocodice del libro), quella tra il biondo e la giornalista, le loro vicende personali, le vicende di cronaca. La storia viene sezionata, come il corpo dell’editore nella prima scena. E si ricompone con la scena finale, il trionfante funerale dell’editore, che con tutta la sua carica simbolica diventa un evento spartiacque per tutti coloro che vissero quegli anni. Dalle pagine affiora il fragile idealismo di Feltrinelli, che tanto affinò il suo gusto editoriale, ma che lo condusse ad intraprendere la carriera di “bombarolo dilettante”, in preda all’”Ossesso doestoiekiano” di continue cospirazioni autoritarie. Ma la storia non si conclude qui. È ancora disattesa una forte istanza di verità ideologica, un personaggio semisconosciuto a gran parte della narrativa novecentesca, e questa verità, come in una detection, viene ricostruita grazie ad un a nastro registrato in cui è depositata la versione di un testimone (elemento che crea un’ulteriore interconnessione tra L’editore e Sotto il vulcano). Non c’è nessun revisionismo, nessuna rivalutazione di posizioni, nessun processo al movimento dei settanta. La contestazione ideologicamente ha vinto. Anche nell’assoluta mancanza di patetismo nel ritrarre gli ultimi istanti di vita dell’editore, raccontati con una freddezza che riecheggia la camera operatoria dell’inizio: “lui sta rantolando ancora per pochi minuti poi ha un ultimo rantolo forte e non sente più nulla”.

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