Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente
Nelle sale cinematografiche italiane, il 19 giugno è iniziata la proiezione di un film, che tratta un tema attuale e molto scottante, che facilmente può creare imbarazzo e facili misunderstanding; e che per questo motivo è girato (sotto la sapiente regia di Sylvain Estibal) con un lieve tocco di umorismo, che potremmo definire a tratti pirandelliano per la capacità di rendere più lieve una riflessione molto importante nella scena politica mondiale odierna, la quale emerge come tema centrale della pellicola. Questo film intitolato “un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente”, con una produzione che si divide tra Belgio, Francia e Germania, tratta il tema degli scontri e dei forti attriti tra israeliani e palestinesi, i quali come (tristemente) sappiamo si contendono un territorio dilaniato da guerre, che procedono senza sosta ormai dalla notte dei tempi.
Il film racconta la storia di Jafaar, un pescatore palestinese, che casualmente in una battuta di pesca per (sua) grandissima sfortuna trova in una rete un maiale vietnamita, animale considerato dalla carne impura per la sua religione. Per questo motivo deve riuscire a liberarsi della sua presenza il più velocemente possibile, per evitare di incorrere in pesanti sanzioni. Purtroppo per Jaafar però il sogno di una vendita lampo svanisce in fretta, e tra battute a sfondo politico e impensabili situazioni comiche, il povero pescatore si ritrova a trasportare ovunque (spesso con l’aiuto di improbabili travestimenti e camuffamenti) questo indesiderato compagno di sventure, che nessuno vuole. Infatti, nonostante le rigide regole della religione islamica impediscano anche il contatto con la carne di quest’impuro animale, il pescatore Jaafar non resiste alla tentazione di provare a ricavare del denaro dalla vendita del maiale vietnamita; ma purtroppo per lui tutti i possibili acquirenti si tirano indietro per lo stesso motivo per cui Jaafar cerca di sbarazzarsi del bistrattato animale: la religione lo considera impuro. Infatti anche i vicini israeliani hanno un impedimento di carattere religioso che vieta loro di avere qualsiasi contatto con della carne suina.
Vediamo perciò attraverso l’infinita odissea di questo inerme maiale vietnamita, come lo scontro Israele-palestinese sia basato su delle pure differenze ideologiche, nonostante il terreno religioso (e non solo) in comune tra i due popoli sia molto, nonostante venga quasi sempre lasciato in ombra per far spazio a delle differenze minime di ragione culturale. Lo sguardo comico e leggero che Sylvain Estibal vuole gettare su un argomento, il quale fa sentire la sua presenza sui rotocalchi cronachistici mondiali a suon di attentati e morti, vuole forse dimostrare come un dialogo vero e una possibile trattativa tra i due popoli siano possibili, e come il risultato di un lavoro cooperativo possa essere una soluzione realistica, plausibile e adatta alle esigenze di tutti.
Con la premessa però che ci sia una forte volontà da parte di tutti nel ottenere ciò, e non si preferisca invece continuare a restare rigidi su posizioni figlie di ideologie, la cui errata interpretazione ha portato fino ad oggi solo ad un enorme registro di morte senza patria, macchiato da un sangue, che difficilmente può essere giustificato da chiunque.
Manuel Granata
[…] Nelle sale cinematografiche italiane, il 19 giugno è iniziata la proiezione di un film, che tratta un tema attuale e molto scottante, che facilmente può creare imbarazzo e facili misunderstanding; e che per questo motivo è girato (sotto la sapiente regia di Sylvain Estibal) con un lieve tocco di umorismo, che potremmo definire a tratti pirandelliano per la capacità di rendere più lieve una riflessione molto importante nella scena politica mondiale odierna, la quale emerge come tema centrale della pellicola. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]