Fra arte e realtà: come la poesia racconta di sentimenti e luoghi (letterari)
“Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse. / Piove su le tamerici / salmastre ed arse, / piove su i pini / scagliosi ed irti, / piove su i mirti / divini, / su le ginestre / fulgenti / di fiori accolti…”; così Gabriele D’Annunzio nel famoso componimento La pioggia nel pineto datato 1903. Leggendo queste righe, probabilmente ci si immagina l’autore seduto ad una finestra in un pomeriggio d’autunno che va cercando ispirazione in chissà quale rigagnolo d’acqua che bagna il vetro appannato, riflettendo e meditando su un bosco chiuso nella profondità della sua anima. E invece, il paesaggio in questione non è frutto della sua fantasia ma si trova a Marina di Pisa, nonostante rischi di scomparire a causa di una cocciniglia. Dalla realtà alla poesia; poesia che non è solo moto del cuore ma anche dei nostri occhi, come qualsiasi opera d’arte che si rispetti. Crediamo al “colpo di genio” ma raramente pensiamo che possa venire da qualcosa che ci circonda e che stimola i nostri sensi. Eppure di “luoghi letterari”, ovvero le ambientazioni di romanzi e poesie famose, se ne trovano tanti: il palazzo di Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento, per esempio, fu la residenza estiva di Tomasi di Lampedusa, poi tramutata all’interno del romanzo Il Gattopardo (1958) nel palazzo di Donnafugata, simbolo della decadenza nella quale il Sud e la Sicilia erano allora caduti.
Come non ricordare, inoltre, “i cipressi che a Bolgheri alti e schietti / van da San Guido in duplice filar” in Davanti a San Guido (1887) di Giosuè Carducci, liberamente ispirati al famoso Viale dei Cipressi nella Maremma Toscana, suo luogo d’infanzia, ora ridotto per alcuni a strada provinciale, per altri a rettilineo motociclistico. E poi ancora la splendida spiaggia di Fegina con la statua del Gigante a Monterosso in provincia di La Spezia, utilizzata da Eugenio Montale come scenario di molte poesie in Ossi di Seppia (1925); un’ambientazione ancora oggi talmente suggestiva da restituire al lettore la stessa atmosfera misteriosa che si trova all’interno della raccolta poetica.
Da ultimo, una sorpresa per i milanesi: la famosa guarnigione de Il deserto dei Tartari (1940) in attesa di un nemico che mai vedrà non è altro che l’allegoria dell’atmosfera percepita da Dino Buzzati presso la redazione del “Corriere della Sera” di cui faceva parte. Luoghi che respirano, dunque. Luoghi che vivono e che attendono solo di essere visitati per restituire almeno in parte quell’emozione che ha suscitato poesia; luoghi che, però, raramente incontrano il gusto del turista il quale preferisce le bellezze artistiche del paese, fatta eccezione per Vigàta, teatro delle indagini del commissario Montalbano, diventata ormai meta di grande attenzione turistica, tanto che a Porto Empedocle, paese natale dello scrittore Camilleri, è stato aggiunto il nome della cittadina immaginaria ai cartelli di benvenuto.
Purtroppo il disinteresse per la materia accomuna turista e intellettuale: solo il noto studioso di cultura nazionale Giampaolo Dossena aveva parlato dei luoghi letterari italiani nella sua Storia confidenziale della letteratura italiana, opera in tre volumi mai portata a termine. Giustificata, quindi, appare la preoccupazione che di questi siti si perda memoria o vengano distrutti, come del resto è accaduto al suggestivo bosco presso la Certosa di Garegnano (ora quartiere di Milano) nel quale sgorgavano le “Chiare, fresche e dolci acque” di memoria petrarchesca, ora trasformato in un tratto dell’autostrada Milano-Venezia.
[…] “Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse. / Piove su le tamerici / salmastre ed arse, / piove su i pini / scagliosi ed irti, / piove su i mirti / divini, / su le ginestre / fulgenti / di fiori accolti…”; così Gabriele D’Annunzio nel famoso componimento La pioggia nel pineto datato 1903. Leggendo queste righe, probabilmente ci si immagina l’autore seduto ad una finestra in un pomeriggio d’autunno che va cercando ispirazione in chissà quale rigagnolo d’acqua che bagna il vetro appannato, riflettendo e meditando su un bosco chiuso. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]
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