La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Benigni, l’ultimo eroe gentile di una patria alla deriva

Scritto da – 18 Dicembre 2012 – 14:27Un commento

Due ore sono bastate all’uomo per riordinare anni di storia, di privazioni e di soprusi e seppellirli sotto il peso di un documento: la Costituzione Italiana. Due ore nelle quali la Rai è tornata ad essere una televisione pubblica incentrata sulla cultura e non sul marketing pubblicitario. Due ore dicevo, nelle quali abbiamo ritrovato parole come tutela, rimozione, eguaglianza, ripudio, promozione, adempimento: le chiavi di congiungimento tra Darwin e la Bibbia.  Due ore, il tempo di una lezione universitaria, una pietra miliare per il diritto Costituzionale.

Il preambolo è di quelli esilaranti. Benigni non perde tempo e dopo cinque minuti ha già citato il Silvio nazionale preannunciando una serata costruita su una satira fatta da sottili giochi di parole ed altissime retoriche. Il giro di boa arriva con la rappresentazione medioevale dell’ultima era geologica-politica italiana. L’esaltazione di fallimentari ed improprie scelte di potere ambientate nel lontanissimo 1200 hanno la capacità di distaccarsi per un attimo dalla realtà e di far nascere un tirato sorriso anche sul volto del più alienato cittadino.

L’introduzione è un bagno di consapevolezza al quale Benigni invita tutti noi cittadini italiani. L’escursus storico inizia nel 1900, attraversa la prima guerra mondiale e si concentra sugli orrori della seconda caratterizzata dal più elevato grado di crudeltà e di totalitarismo della storia del Mondo: il fascismo di Mussolini, il nazismo di Hitler ed il comunismo di Stalin.

Mentre la prima chiave di lettura punta sull’annullamento della persona umana al quale questi hanno costretto milioni di individui, la logica conseguenza è l’esaltazione dello spirito civico e della capacità statistica di tutti i poco più che maggiorenni capaci di lottare con coraggio e caparbietà con il solo ed unico obbiettivo di costruire un mondo incentrato sull’individuo.

In altre parole l’uso del concetto del contrappasso impregna la rielaborazione di Benigni.

Le battute conclusive di quella che a ben dire ho chiamato introduzione, aprono i battenti alla protagonista della serata: la Costituzione Italiana ed in particolare ai 12 Principi Fondamentali che da soli dettano le linee guida di ogni Stato, Nazione, Popolo, Comunità o Famiglia di cui si voglia parlare.

I primi ad essere tirati in causa sono persone dallo spessore di Alcide de Gasperi, Palmiro Togliatti, Giovanni Leone, Giuseppe Saragat, Oscar Luigi Scalfaro, Nilde Iotti, Ugo la Malfa, Giulio Andreotti e Umberto Terracini ai quali non risparmia una piccante satira e Piero Calamendrei che al pari degli altri 546 padri costituenti, hanno avuto la lungimiranza di dare valore giuridico a delle norme civiche indispensabili per evitare il ripetersi di una storia di atrocità e privazioni.

Benigni apre la lettura della Costituzione con una parodia sulla Repubblica, concetto moderno ancora in fase di assemblaggio nel quale ogni essere umano è sovrano al pari di un altro ed esercita il suo potere con lo strumento del voto. Particolare importanza ricopre quest’ultimo che, come più volte ricordato nel corso della “lezione”, è costato milioni di vite umane e che noi oggi, fosse solo per rispetto, abbiamo il compito di esercitare in tutte le sue forme.

Uno dei momenti più caldi della serata è dovuto all’articolo 3. Benigni sottolinea come dopo l’olocausto, i padri fondatori italiani siano stati in grado di legiferare un uguaglianza tra gli individui più forte delle differenze di sesso, razza, religione, lingua, opinione politica, situazione personale e sociale e quanto questo concetto di uguaglianza sia stato “rubato” dalla maggior parte delle Costituzioni approvate successivamente in altri Paesi. Particolare importante, l’Italia ha trattato l’uguaglianza prima della Nato stessa. All’articolo 4 la riflessione si srotola sull’importanza del lavoro come macchina di produzione di felicità prima ancora che come strumento economico di base atto ad assicurare dignità e futuro.

All’interno di una sibillina e laica lettura non priva di metafore ed ironie fornite dall’odierna fantapolitica italiana, non è mancato un accento sulla parola ripudio, colonna portante dell’articolo 11, e sull’importanza finale data al tricolore.

La conclusione è un monito inciso su una lastra di marmo. “Tutto questo noi l’abbiamo in eredità. Nostro compito è conquistarlo, farlo nostro e preservarlo per i nostri figli ai quali dobbiamo dire di essere orgogliosi di appartenere ad un popolo capace di porre le basi per quelli che sono i cardini di una società democratica fondata sulla persona umana”.

Prima di lasciarsi andare alle lacrime, Benigni saluta il pubblico sulle note italiane di Beautiful that way, tema principale di La Vita è Bella.

“La più bella del Mondo”, un omaggio alla Beatrice dantesca ripercorsa attraverso il pulp di Quentin Tarantino e l’umorismo di Woody Allen.

 

 

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