L’addio a Fernanda Pivano
Era il 18 luglio 1917 quando a Genova nacque Fernanda Pivano, una donna che diventerà nello scenario culturale italiano una delle più grandi intellettuali del 900. Nel 1941 si laurea in Lettere con una tesi in letteratura americana su Moby Dick, celebre romanzo di Herman Melville. Fondamentali per la sua formazione culturale furono gli incontri con Pavese, suo caro professore di liceo e guida spirituale nella sua carriera letteraria. Di lui dirà:”Era un uomo molto triste perché non riusciva a contenere il dolore…le donne lo facevano soffrire molto, lo uccidevano”.Altro fondamentale incontro fu quello con Hemingway con il quale la scrittrice instaurò un intenso rapporto professionale (tradusse l’”addio alle armi”) ma anche di amicizia duratura. La devozione per la cultura americana la spingerà ad affrontare nel 1956, il suo viaggio più bello negli Stati Uniti dove, la curiosità di conoscere una società così diversa dalla vecchia Europa, la porterà ad incontrare e ad amare visceralmente gli outsiders della Beat Generation. E’ Fernanda Pivano che permetterà alle generazioni italiane di conoscere e apprezzare “On the Road “ di Kerouac , “Jukebox all’idrogeno” di Allen Ginsberg ma anche altri intellettuali quali Burroughs, Ferlinghetti, Corso. Ella vede in loro dei veggenti, degli audaci, dei lottatori che urlano il proprio dissenso contro la guerra, contro una società conformista e consumista. Fernanda ci ha raccontato della Beat Generation, di questo gruppo di impavidi intellettuali che vomitano verità che la società americana non vuol sentire, intellettuali che cercano di contrastare il sistema con i mezzi più puri, con le manifestazioni, i concerti, la letteratura. La Pivano ama questi poeti che si fanno portatori di ideologie superiori dei quali diviene lei stessa portatrice : “la poesia deve essere la base della nostra società”. Nelle sue varie interviste con evidente emozione, ci racconta di una America libera, forte, estrema, dove i giovani erano figli dei fiori e la musica era…Bob Dylan!
Altro mito che la scrittrice adora e porta in Italia … Fernanda Pivano fu tra i più grandi intenditori di musica leggera, sia italiana che internazionale, tra i suoi cantautori italiani preferiti emerge il sommo Fabrizio De Andrè che l’autrice ha sempre elogiato e rispettato. Di Lui una volta disse “Sarebbe necessario che invece di dire che Fabrizio De Andrè è il Bob Dylan italiano si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio De Andrè americano”. Fernanda Pivano era una donna italiana dal cuore americano ma era anche molto altro. Scriveva perché credeva nella letteratura e nel ruolo di scrittore, sosteneva la pace e la non violenza. L’ 11 settembre 2001 chiosò: “Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perché ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue”. Fernanda Pivano ha portato in Italia il mito dell’America (insieme a Pavese e Vittorini), ha permesso ad intere generazioni di entrare in contatto con letterature differenti dal contesto culturale italiano a volte troppo sciatto e poco audace, ha accorciato le distanze tra mondi contrapposti…Grazie a lei, si respira l’aria di quegli anni, attraverso la sua testimonianza possiamo immaginare Kerouac che beve whisky e che urla “I am BEAT!!!!”…possiamo immaginare la calda voce di Bob Dylan che incita e da speranza ad una generazione confusa…possiamo immaginare Ginsberg che scrive i primi versi di Howl ”I saw the best minds of my generation destroyed by madness…”…possiamo immaginare! La mia generazione in fondo può solo immaginare quello che Fernanda ha visto e raccontato perché oggi quel mondo è diventato un’utopia…L’era mediatica ci ha attaccato e colpito, ci ha svuotato dei nostri atavici valori e ci ha reso banali e uguali… e questo Fernanda lo sapeva! Muore il 18 agosto a Milano e con lei muore anche una scuola di pensiero che purtroppo non tornerà più.
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