Montecarlo’s Gate: la bastonatura mediatica al dissenso
Rancori, dossieraggi, frecciate a distanze. Dal 29 luglio, data “dell’espulsione” – così dice Fini – del Presidente della Camera dal Pdl, le voliere del centrodestra si sono riempite di “falchi”. Finito il tempo delle “colombe” che cercavano di appianare le increspature tra i due leader, ora sembra che nessuno schieramento sia disposto nemmeno “a fare prigionieri”. Attacchi che condurranno inevitabilmente “alla morte politica di uno dei due contendenti”, nati da un caso che di politico ha ben poco: l’affitto di una casa a Montecarlo. Dopo la tormenta mediatica scagliata sul presidente della Camera, reo di essere l’artefice del neo gruppo anti berluscones Futuro e Libertà, è tempo che Gianfranco Fini racconti la sua verità. Lo fa su internet, in pieno Obama style. La rete è intasata, tanta è l’attesa, ma alla fine il contenuto del suo discorso è abbastanza scontato. “La politica in questi mesi ha dato di sé uno spettacolo deprimente”, inizia il presidente della Camera. E questo sarà l’unico punto in accordo con il Premier, che ai ragazzi pidiellini di Giovane Italia, in un video messaggio, ha detto che la politica ora “è peggio che ai tempi della Prima Repubblica”. Ma torniamo a Fini: se la prende con il Giornale, autore della “patacca”, vale a dire il documento con l’intestazione del governo di Santa Lucia nel quale si racconterebbe di un’indagine in corso sulla Primtemps, la società offshore che ha acquistato l’appartamento monegasco. Del quale, per altro, il presidente della Camera dice di conoscere poco: sa che nel ’99 è stato venduto alla società caraibica, sa che è di 50-55 mq, sa che il prezzo di mercato era di 230 mila euro e che la Primtemps l’ha acquistato per 300 mila euro. “Si poteva chiedere di più? – si domanda Fini – Forse”, ma è certo di aver non compiuto alcun illecito. E lui, “che non strilla contro la magistratura”, lascia che la giustizia faccia il suo corso. Ma se si scoprirà che chi abita l’appartamento monegasco di Rue Princesse Charlotte è proprio il “cognatino” Gianfranco Tulliani, fratello della compagna Elisabetta (ex di Luciano Gaucci, che ora trascorre il suo tempo in Repubblica dominicana…) allora Fini darà le sue dimissioni. “Non perché sussista un reato”, insiste, ma perché la sua buona fede sarebbe stata tradita. Secondo alcune indiscrezioni, Fini potrebbe non attendere l’esito delle indagini. Potrebbe dare delle dimissioni “preventive”, per dimostrare quanto il suo comportamento sia diverso da quello della sua nemesi, da Silvio Berlusconi. Il quale aspetta con ansia domani, giorno in cui a Montecitorio esporrà i cinque punti programmatici del Pdl. E quella sarà davvero la resa dei conti: se esiste ancora una maggioranza, il Governo va avanti (fino a quando, non si sa). Altrimenti… E l’opposizione? Il Pd sembra aver ricucito (fino a quando, non si sa) gli strappi interni: i 75 firmatari del “documento Veltroni”, atto d’accusa contro la leadership “senza bussola” del segretario Bersani, rientrano nei ranghi. Veltroni dichiara di sostenere Bersani. Ma ciò che più turba il popolo del centrosinistra è la poca chiarezza circa il prossimo contendente per il posto da Premier: Bersani o primarie? Dal fronte Udc, Pierferdinando Casini denuncia la compravendita di parlamentari. Si sdegna, si scalda, celebra il centrismo democristiano, ma è proprio dalla sua stalla che scappano i buoi. L’Udc siciliano, infatti, a quanto sembra, voterà con il Pdl, sempre e comunque. Non si sa mai, magari si libera una poltrona da qualche parte… L’Idv di Antonio Di Pietro, invece, manganella tutti, sia Fini sia Berlusconi. “Delle due l’una – dice l’ex pm -: o domani Fini vota contro la fiducia il Governo, oppure è ricattabile”. E dal Quirinale, Giorgio Napolitano veglia preoccupato. Consapevole che, in ogni caso, l’ultima parola sarà la sua.
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