La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Mura che gridano

Scritto da – 29 Agosto 2010 – 12:28Nessun commento

Mura che si sgretolano, chiese che collassano su se stesse in dense nubi terrose, antichi palazzi squartati e lasciati, come fetide carogne, a imputridirsi al sole, edifici completamente sventrati da una furia distruttrice che coglie tutto e tutti, indistintamente. Trenta lunghissimi secondi, quasi a ribadire la finitezza dell’uomo e delle sue opere. Ci sono anche loro tra le vittime del terremoto che la notte dello scorso 6 aprile ha devastato l’Aquila: musei, chiese, archivi, monasteri, biblioteche. Quasi l’intera totalità dei luoghi della cultura e dell’arte abruzzesi sono stati profondamente danneggiati, se non completamente distrutti. I danni sono incalcolabili. Accanto al dramma di centinaia di morti e al dolore di familiari e amici, infatti, si avverte il silenzioso ma distinto lamento di quei luoghi che difficilmente ritroveranno il loro antico splendore.

Per il momento sono state messe in atto le prime manovre di soccorso nei confronti di questo sterminato patrimonio storico-artistico: recupero e stoccaggio in deposito dei beni mobili e iniziali valutazioni dei danni subiti da quelli immobili. Il ministro per i beni culturali Sandro Bondi, durante le sue numerose “passerelle” tra gli edifici devastati, ha annunciato l’apertura di un conto corrente postale per le donazioni (95882221 – Ministero Beni e Attività Culturali – Salviamo l’arte in Abruzzo), ha promesso l’insediamento di una sede distaccata dell’Istituto Centrale del Restauro all’Aquila e ha stanziato 15 milioni da destinare al recupero dei beni culturali.

Il problema, però, non è in termini di milioni, ma di miliardi e, complice la difficile congettura economica del momento, sarà difficile che il governo italiano decida di investire consistenti somme in questo settore.

Quindi, cosa ci si può aspettare quando si spegneranno i riflettori?

Nel lento riavviarsi di una seppur difficile quotidianità, quale sarà la sorte di questi pezzi di storia nazionale?

Visto che nessuno è in grado di prevedere il corso degli eventi, ci possiamo esclusivamente volgere al nostro passato prossimo e fare alcune considerazioni sulla politica culturale condotta in Italia negli ultimi tempi.

Di soldi dobbiamo parlare: è questo il grande problema che cruccia il mondo della tutela dei beni culturali ormai da decenni. E lo scenario che si è venuto prospettando negli ultimi mesi è tutt’altro che rassicurante.

Il decreto legge 112/2008 predispone, per il triennio 2009/2011, ingenti tagli al settore di beni culturali: precisamente 1 miliardo e 402.092.902,83 euro.

Taglio di spesa nei Beni Culturali stabilito dal Dl 112/2008

2009: taglio di 496 milioni di euro
2010: taglio di 412 milioni di euro
2011: taglio di 493 milioni di euro
Tagli totali 2009-2011: 1 miliardo e 402 milioni di euro

Taglio di spese per la tutela nel 2009
 – 35,08 %

Taglio di spese per la ricerca nel 2009
– 93,97%

 

Drammaticamente chiare le parole del Direttore della Scuola Normale di Pisa ed ex Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, Salvatore Settis: “Il decreto sull’esenzione dell’Ici per la prima casa (Dl 93/2008) azzera i 45 milioni che la Finanziaria aveva destinato al ripristino dei paesaggi degradati”. Inoltre vi sarebbero “accantonamenti di bilancio dei Beni culturali per oltre 15 milioni dal 2008 al 2010” che sono utilizzati “a copertura dei mancati introiti Ici, e 90 milioni nel triennio confluiscono nel Fondo per interventi strutturali di politica economica”. Come se non bastasse, “a questi tagli già cospicui (in totale 150 milioni) si aggiungono le misure ancor più drastiche del recentissimo Dl 112”, che sottrae ai Beni culturali 498 milioni nel 2009, 412 milioni nel 2010 e 493 milioni nel 2011.

Per la cultura italiana, insomma, un colpo mortale. Tanto che nel 2011 potrebbero mancare i soldi per gli stipendi. “Tagli di tale entità configurano la messa in mora del ministero fondato da Spadolini”.

Settis non è certamente una voce isolata.

“La consistenza delle risorse vede una drastica riduzione tra il 2008 e il 2009 per una percentuale complessiva del 46,34% con un abbattimento del 35,08% per la Tutela e addirittura del 93,97% per la ricerca” dichiara Francesco Prosperetti, Direttore Generale per la Qualità e la tutela del paesaggio, l’arte e architettura contemporanea.
Roberto Cecchi, Direttore Generale per i beni architettonici storici artistici ed etnoantropologici, sostiene che “le risorse del 2009 non saranno sufficienti a ricoprire le spese legate al quotidiano funzionamento delle Soprintendenze e dei musei”.
Stefano De Caro, Direttore Generale per i beni archeologici, ha dichiarato che “la riduzione dei fondi ha indotto già alcune Soprintendenze nel corso del 2008 a rappresentare la necessità di ridurre alcuni servizi fino al punto di prefigurare la chiusura di alcune sedi”.

Il mio intento non è quello di fare disfattismo o di attaccare esclusivamente l’operato dell’esecutivo in carica: la cultura italiana è da lungo agonizzante. Benché l’articolo 9 della Costituzione reciti La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, i finanziamenti culturali dell’Italia sono ai livelli più bassi d’Europa da decenni (0,28% del Pil).

Il problema è che in Italia lo sterminato patrimonio storico-artistico non è vissuto come qualcosa di vivo e presente nella vita di tutti i cittadini e che, considerando una prospettiva meramente economico-utilitaristica, può portare grande ricchezza al paese, ma come una sterile e polverosa zavorra, antiquata ed estremamente costosa da mantenere.

Il clima culturale del momento ci trascina inevitabilmente verso una società dell’utile immediato, dove gli effetti di ciò che si è seminato devono palesarsi in brevissimo tempo, preferibilmente entro la fine del mandato dell’esecutivo in carica.

Ovviamente la cultura e l’istruzione, che sono per essenza investimenti a lungo termine che danno i loro frutti, in termini di avanzamento sociale e civile, nell’arco di decenni, se non di secoli, non trovano spazio in questa dimensione.

Ma tornando al presupposto che nessuno conosce il futuro e che questo articolo non è e non può essere un processo alle intenzioni, non ci resta che aspettare per sapere come verranno gestite le operazioni di recupero, catalogo e restauro dell’enorme quantità di beni culturali danneggiati dal terremoto.

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