La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Pier Paolo Pasolini: tra passione è ideologia si affaccia il Verso

Scritto da – 24 Agosto 2010 – 10:38Nessun commento

Gli anni sessanta rappresentano una svolta nel percorso poetico di Pier Paolo Pasolini, a partire dalla materia linguistica che costituisce i suoi versi. La poesia intima, dialettale, ritratto del mondo agreste friulano della sua adolescenza, lascia ora posto alla riflessione meditata sul mondo e soprattutto sulla situazione socio-politica dell’Italia neo industriale. La prima raccolta che apre questo nuovo ciclo è Le ceneri di Gramsci, opera basata principalmente sulla contraddizione propria dell’ ”intellettuale comunista”, scisso tra la mente e le viscere, tra passione ed ideologia, in altre parole, la dicotomia profonda tra l’Io borghese di Pasolini, quello più vicino alla sua sensibilità di artista raffinato, è l’Io gramsciano, popolareggiante, quell’Io che con il passare del tempo arriverà a prevalere nettamente nella poetica pasoliniana. Nel 1961 esce La religione del mio tempo, ancora una raccolta di poemetti e ancora una volta alla base di essi troviamo un’opposizione tra due forme d’essere, una volta alla vita furente, l’altra all’estraneità della coscienza. La prima si identifica nel corpo, nella passione, negli istinti vitali e primordiali dell’uomo, l’altra nella Storia e nella società capitalistca, elementi che concretamente si individuano nel Popolo, detentore di una mitologia della vita, e nella Città-società, colpevole di relegare la vitalità popolare nelle sue periferie. Così anche il linguaggio viene a rispecchiarsi in due diversi stili: la poesia per l’uno e la discorsività rarefatta per l’altro. La seconda parte della Religione del mio tempo, invece, lascia spazio ad una serie di epigrammi che inquadrano più da vicino l’uomo Pasolini, dal suo bisogno di difendersi dalle accuse di volgarità e superficialità, all’invettiva incisiva contro personaggi ben noti del mondo intellettuale o clericale.

E’ dei 1961 Poesia in forma di rosa, raccolta che testimonia un forte mutamento dell’ottica poetica pasoliniana. Il tono in qualche modo ancora pacato delle prime due raccolte è abbandonato ma si avvicina molto a quello stile polemico e fortemente autobiografico contenuto negli Epigrammi della seconda parte della Religione e agli Scritti corsari degli anni ’70. Pasolini appare disilluso, e dalla vita e dalla politica che, ormai incapace di interpretare le esigenze dell’uomo, si è ridotta soltanto ad un tristo gioco di potere. Anche la struttura metrica subisce dei forti cambiamenti. Vi è qui un definitivo abbandono delle strutture chiuse per l’adozione di soluzioni più irregolari, influenzate in buona parte dalla lingua e dallo stile del cinema, di cui Pasolini si occuperà come regista proprio a partire dal 1961 (Accattone, Mamma Roma) tutto in funzione dell’esplosione dell’invettiva fino a risultare un libro “esteticamente sporco”.

L’ultima raccolta in versi pubblicata da Pasolini esce nel 1971 con il titolo di Trasumanar e organizzar. Nel libro sono contenuti testi che riflettono i grandi eventi dagli anni sessanta: le lotte studentesche, le stragi, la guerriglia sudamericana, le difficoltà del partito comunista, ma, sopra ogni altra cosa, è un libro di poesia che vuol far riflettere sul significato della poesia. La storia, infatti, incentrata sull’ideologia, rischia di portare alla morte della poesia, la quale non può in nessun modo fare da bandiera ad una visione teorica della realtà. La poesia, invece, è immediatezza, è sguardo limpido dell’artista sulla realtà che va colta e trascritta come viva, non sepolta sotto l’aridità dell’ideologia. Per questo l’ultima opera poetica di Pasolini può essere considerata il punto più sublime della sua ricerca lirica, tanto vicina al vero da non poterlo tradire dietro falsi idealismi retorici ma dipingendolo con il sangue e le parole per riconsegnarlo ad una visione istantanea ed istintiva, anche se ormai disamorata e disillusa.

“Non c’é cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.”

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