La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Digito ergo sum. Il secolo dell’assuefazione tecnologica

Scritto da – 20 Aprile 2012 – 15:2512 commenti

“Dove sei Italia? Dove siete italiani?” è buio intorno, tutto tace, ma una voce che sembra assordante prende spazio in quei pensieri che come un excursus echeggiano nella mente e non lasciano tregua. La memoria di quei nonni che lottarono aspramente e tenacemente contro chi cercava di privarli di tutto, del lavoro, del cibo, dell’aria e della libertà, alle nostre spalle sembra essere un ombra troppo grande da sormontare, da eguagliare. Non persero mai, però, loro, la dignità, quella che ha sede nel profondo dell’animo umano, che non può subire umiliazioni, quella di cui nessuno può privarci!

In questi mesi, girando per siti internet, blog e social network si assiste a folle di persone che incitano ad una ribellione di coloro che si definiscono “i proletari” di un’era in cui il consumismo ha privato del futuro e della speranza che fino a pochi anni fa risiedeva appunto in quella prole, che sembrava essere l’unico bene da non poter portarci via. Ed invece, nel 22° secolo anche il dono della vita comincia ad essere un pensiero, la paura di mettere al mondo un figlio da non poter crescere con la dignità di un’istruzione adeguata, di un lavoro stabile al punto da poter avere una vita decorosa. E cosi si nega la Vita, si nega la possibilità di provarci, di andar avanti. Persone che comprano a rate un i-phon di ultimo tipo, un i-pad di moda, che non si negano poi il benificio di insultare un potere che ci concede i vizi e i lussi di un paese benestante che però decide di tagliare sui beni necessari per sostenere un debito pubblico che ammonta, ormai al 120,1% del PiL. Fotografie che ritraggono le vie in fiamme e l’ira di coloro che aspettano impazienti lo scoppio di una guerra civile dalla quale possa generarsi un cambio di rotta della situazione politica, economica e sociale, immagini ferme però, chissà di quale epoca, perché ormai quelli che cercano di cambiare lo fanno solo davanti un monitor, via chat. L’era di internet ha prodotto individui con un corpo che giace sempre piu insistentemente su un comodo divano, di fronte a degli schermi che proiettano violentemente contro i nostri occhi immagini che, a sequenza ripetuta, non permettono la naturale riflessione. Frasi ed immagini che incitano ad una “finta” ribellione incarnando la parte rivoluzionaria che, nonostante tutto continua ad esistere in tutti noi.

Se decidiamo di voltarci anche solo per un attimo a dare un’occhiata a quelle persone che i momenti di crisi hanno saputo superarli prima di noi, ci ritroviamo cosi vicini ad un movimento di Resistenza, delineato come il più ampio fenomeno europeo della lotta all’occupazione nazifascista che fu caratterizzato, da un’ Italia con l’impegno unitario di molteplici e opposti orientamenti politici. Una riflessione viene da fare, intorno a noi, immagini di una politica che non fa che implodere trascinandosi dietro gente che forse, è troppo viziata dai lussi che non riesce a pagare, per risvegliarsi e decidere di prendere in mano la situazione, perché, come recita il primo articolo della Costituzione Italiana <<il potere è in mano al popolo>>. Le manifestazioni di individui stanchi e umiliati si riducono ad essere teatro di scontri e lotte tra poveri che sommersi dalle difficoltà decidono di dichiararsi guerra fra loro. Cittadini separati e desiderosi di un distacco tra “i terroni” e “i polentoni”, uomini e donne che espatriano, vergognandosi di essere italiani, ci lasciamo negare la gioia di essere i discendenti di un grande impero, i figli di quelli che con la morte in faccia lottarono contro la corruzione e la mafia, che è in pratica la prima azienda nazionale, gestendo il 7% dell’economia nazionale.

Chi si lascia allontanare, chi si lascia opprimere, chi soffre tacendo e chi decide di andarsene cosi, senza parole, togliendosi la vita sovrastato dal dolore e l’umiliazione, lasciando solo tanto amaro in bocca. Un’esistenza che trova motivazione di essere solo in oggetti freddi che regalano un finto e futile sollievo, la tecnologia che stacca dai rapporti umani, mentre ciò che servirebbe è l’unione, l’unica strada per la salvezza, allora, che questo popolo si svegli, che apra gli occhi e decida di lottare per se e per il proprio futuro, ORA!

 

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