La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Mafia. Da Cinisi al mondo. Alla Sapienza il punto della situazione

Scritto da – 6 Settembre 2010 – 16:57Nessun commento

Il 9 maggio 1978 a Roma, in via Caetani veniva trovato in una Renault 4 rossa il corpo del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse. Nella stessa notte un giovane abitante di Cinisi, paese in provincia di Palermo, veniva massacrato di botte e poi fatto saltare in aria per ordine di Cosa Nostra. Dopo 32 anni, Peppino Impastato è stato ricordato con un’iniziativa ideata e realizzata da “ViolaVerso”, gruppo nato all’interno del Popolo Viola di Gianfranco Mascia (presente all’evento), in collaborazione con il Dipartimento di Fisica della prima Università di Roma. Nonostante fosse una domenica soleggiata, l’aula Amaldi era quasi completamente piena e prima che il professor Carlo Cosmelli cominciasse con gli onori di casa, l’attesa è stata ingannata con delle registrazioni dell’emittente indipendente di Peppino, “Radio Aut”, accompagnate da delle foto scattate a lui e ai suoi compagni di strada. Roberto Vicaretti, giornalista di “RaiNews24” ha introdotto il dibattito a cui hanno preso parte l’attore Paolo Briguglia, che ha interpretato il fratello di Impastato, Giovanni, nel film “I Cento Passi”, il responsabile per il Lazio dell’associazione antimafia “Libera” Antonio Turri e il giudice Antonio Ingroia, collaboratore di Paolo Borsellino e attualmente uno dei magistrati in prima linea nella lotta alla mafia. Un aspetto che molto spesso si è sottolineato durante la discussione è stato come la storia di Impastato si sia riscoperta negli ultimi anni, anche grazie alla pellicola di Marco Tullio Giordana, da cui ha preso il titolo l’omonima canzone composta successivamente dai Modena City Ramblers, “I Cento Passi” appunto. Non è stata solamente una giornata per ricordare quella di domenica, ma anche per festeggiare la consegna delle chiavi della casa del boss Gaetano Badalamenti a Giovanni Impastato dopo 25 anni dalla sua confisca, operata all’epoca da altre due vittime di Cosa Nostra, Falcone e Borsellino. La casa di “Tano Seduto” come lo chiamava ironicamente Peppino ospiterà il centro a lui stesso intitolato e verrà posta una targa a ricordo. Grande emozione c’è stata durante il collegamento via Skype con Cinisi dove il direttore di “Radio 100 passi” Liborio Martorana raccontava l’occupazione della casa di Badalamenti durante la manifestazione in ricordo di Peppino che ha visto presenti tantissimi giovani provenienti da ogni parte d’Italia. “C’è il futuro, c’è il domani, tanti ragazzi che non mi aspettavo di vedere”, ha commentato Martorana. “Mi scuso di non essere lì con voi a Roma, sono molto soddisfatto e orgoglioso per il fatto che oggi ci sono molte persone che vogliono ricordare Peppino. Ho paura delle persone rassegnate, perchè non hanno bisogno della verità”, ha dichiarato Giovanni. Ma come mai ci sono voluti 25 anni per portare una casa dalla mafia alla legalità? Antonio Ingroia ha spiegato che purtroppo i tempi sono estremamente lunghi per via di norme che potrebbero essere migliorate per accorciare le procedure. Il magistrato ha poi raccontato della sua vita durante quegli anni:”Ero studente universitario, conobbi di persona Giovanni Impastato quando diventati socio del “Centro Impastato” dopo il suo omicidio e divenni responsabile per il cinema, organizzando cineforum. La forza della sua figura si distingue perchè non era uomo delle Istituzioni, la sua azione con Radio Aut, era politica e sociale, un’emittente di controinformazione in un territorio di mafia. Badalamenti infatti, era uno dei tre capi di Cosa Nostra insieme a Liggio e Bontate prima degli anni ’80 e lo sterminio dei corleonesi. Peppino Impastato era una figura diversa perchè attraeva i giovani, aveva fascino, viveva in un paese mafioso ed era lui stesso nipote di un boss. La sua lotta alla mafia era anche irridente, satirica e il fatto che sia stato ucciso in un modo così brutale ci fa capire la volontà di nascondere la matrice mafiosa, la possibilità/problema che potesse diventare un simbolo, quindi una minaccia sia da vivo che da morto. Il fatto che sia stato realizzato un film sulla sua vita ne è un esempio.” L’attenzione si sposta sulla realizzazione del film, che ha visto un bravissimo Luigi Lo Cascio nel ruolo di protagonista.”E’ stato importante capire la vita che faceva Peppino e la sua famiglia, il fatto che comunque sia anche lui fosse un personaggio controverso, a volte scoraggiato, demotivato, nonostante la lotta che conduceva con grande coraggio. Strano come il fratello abbia raccolto il testimone e portato avanti la lotta e allo stesso modo l’impegno affinché si realizzasse il film.” Ma come opera e dove la mafia oggi? Lo stato delle cose nel Lazio, come ha spiegato Antonio Turri, ci fa capire come ormai da anni la mafia ha stretto tra i suoi tentacoli ogni regione d’Italia. Qualcuno ricorderà il sequestro del Cafè de Paris di Via Veneto a Roma, nelle mani della Ndrina della piana di Gioia Tauro, il mancato scioglimento del comune di Fondi, in provincia di Latina, a causa di accertatissime infiltrazioni mafiose. Ma è più ricca se spara o non spara? Ingroia:” Se la Mafia spara, non è in ginocchio. Però grazie all’impegno delle forze dell’ordine e alle varie associazioni come “Libera”, “Addio pizzo” si sono create le premesse perchè la mafia siciliana abbia un controllo più difficile del territorio. Non abbandoniamoci al pessimismo e alla rassegnazione. Persone come Libero Grassi (imprenditore ucciso perchè aveva deciso di non pagare più il pizzo) sono un esempio, essendo andato avanti abbandonato da tutto e tutti. Peppino era affiancato solo dai suoi compagni, abbandonato anche dalla sinistra ufficiale. La mafia è arrivata anche in Europa, come si è visto in Germania che se li sono ritrovati dentro casa e dire che noi li avevamo avvertiti i colleghi tedeschi che ci prendevano poco seriamente. Contro l’integrazione e la federazione tra le varie mafie si devono unire movimenti e istituzioni, anche se la legislazione è ancora inefficace. Noi magistrati molto spesso ci troviamo a fare i conti con delle leggi approvate “contro natura”. L’importanza del principio di uguaglianza è fondamentale, e bisogna allarmarsi quando certe leggi cozzano contro di esso, quindi fornire gli strumenti ed essere tutti dalla stessa parte. Sono contro la legge anti-intercettazioni perchè con la fine di esse, finirebbero le indagini contro i potenti, una cosa che è in linea con la storia del nostro paese. La magistratura che oggi combatte la mafia, è fatta da persone che si è formata dopo alcuni tragici eventi, che crede nel principio di uguaglianza, punita attraverso il sistema legislativo perchè ha rotto una tregua con la classe dirigente. Per fortuna ci sono degli argini come la Corte Costituzionale e il Csm, che vorrebbero essere cambiati dalla legislatura in corso mettendoli di fatto sotto il controllo dell’esecutivo. Oltre che attaccare la magistratura si vuole limitare la libertà di stampa, un altro diritto fondamentale che viene messo sotto attacco. Ecco perchè bisognerebbe che il modello di cittadino impegnato, incarnato in questo caso da Peppino, tornasse in auge, capace di elaborare un pensiero critico, di essere consapevole dei problemi della realtà che lo circonda e quindi lottare per risolverli. Al momento ci troviamo di fronte a un modello di cittadino teledipendente, dove si vorrebbe instaurare il pensiero unico, credendo al fatto che cambiare canale sia un esercizio di democrazia diretta. Calcisticamente parlando, da cittadini tifosi, dovremmo diventare dei cittadini giocatori.” Non serve aggiungere altro.

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