Ponyo sulla scogliera
Non è certo da tutti, ma solo da grandi Maestri, proporsi ad un pubblico plurigenerazionale in vesti sempre nuove e mai banali, dopo aver raggiunto già alti traguardi e conseguito i più grandi riconoscimenti! È questo il caso del premio oscar giapponese Hayao Miyazaki. Con il suo ultimo capolavoro d’animazione “Ponyo sulla scogliera” Miyazaki si discosta dalle sue opere precedenti più note, “La città incantata” e “Il castello errante di Howl”, per regalare alla fantasia di grandi e piccini la semplice, eppur profonda, storia della pesciolina Ponyo. Come da “Tradizione” (mitologia scintoista e contaminazione culturale) magico e umano convivono liberamente, tuttavia rispetto al passato in “Ponyo sulla scogliera” non ritroviamo intricati misteri da svelare né veri antagonisti da combattere, per quanto l’autore non abbia mai presentato delle rigide lotte tra bene e male quanto i labili confini dell’uno nell’altro. La storia di Ponyo è essenziale e chiara: una pesciolina determinata e curiosa che si innamora, come solo i bambini sanno fare, in modo diretto e incondizionato del piccolo Sosuke, un bambino di 5 anni, sveglio e responsabile, che vive con la madre in una casa sulla scogliera e comunica in alfabeto morse col padre marinaio.
Sosuke e Ponyo sono il manifesto in filastrocca cantata (musiche di j. Isahishi) del giovanissimo pubblico a cui Miyazaki principalmente rivolge quest’ultimo dono di fantasia.
Attraverso il suo prodigioso talento di disegnatore, egli consegna ai più piccoli un vero e proprio linguaggio di immagini stilizzate, sfumati pastelli ed acquerelli, che ciascuno a suo modo potrebbe emulare nei propri disegni e negli album da colorare: Ponyo è un pesce antropocefalo (topos iconografico miyazakiano) senza pinne, una macchietta di colore rosso con gli occhi tondi, i capelli scompigliati, che avrà in seguito mani e piedi longilinei, come solo una matita infantile potrebbe disegnare. La nuova traccia visiva, realizzata completamente a mano senza alcun intervento di computer grafica, anima i temi già cari all’autore, quali la crescita interiore dei giovani protagonisti, il calore dei rapporti umani, in primo luogo verso gli anziani, l’amore come antidoto alle difficoltà, il sacro rispetto per la natura anima viva del mondo.
È l’acqua, dai fluttuanti abissi marini ai cavalloni delle onde occhiute, la vera protagonista. L’acqua Mam-mare come forza motrice di vita.
Scombussolati gli equilibri biologici e magici in seguito alla repentina metamorfosi di Ponyo, il paesino portuale in cui vive Sosuke verrà sommerso da uno tzunami, che fantasticamente non comporterà tragici disastri, bensì la vita serena in un paradiso sottomarino abitato da creature acquatiche preistoriche.
Il lieto fine per Miyazaki è un obbligo deontologico, soprattutto per un pubblico di giovani animi a cui insegnare a coltivare la fantasia nel presente reale senza proiezioni futuristiche e tecnologiche.
Infatti, per il messaggio ecologista “Ponyo sulla scogliera” è stato accostato all’ultimo lavoro di animazione firmato Pixar “Wall-E”, che agli antipodi dal primo ci proietta nel disastro ambientale di un pianeta terra che non si è salvato dall’irrazionale consumo e dall’inquinamento dell’uomo. Gli estremi dei due film non si esauriscono esclusivamente nel rappresentare i due grandi poli della più nota animazione cinematografica mondiale, l’evoluzione del digitale da un lato e la matita dall’altro, ma appunto nel circuito di comunicazione prescelto. In “Wall-E” il messaggio educativo non può che essere superato dal riconoscimento degli alti livelli di lavorazione virtuale e dalla narrazione di sviluppi antropologici talmente degenerativi, da dover rimettere la speranza del recupero del pianeta terra alle forze di un robottino dai chip più umani degli ormai occlusi cuori umani.
Miyazaki e le major americane si rivolgono entrambi ad un target eterogeneo per età, sia solo per sceneggiature impegnative, tuttavia la peculiarità del maestro dell’animazione giapponese sta tutta nel saldo meccanismo introspettivo dell’immedesimazione, prediligendo il realismo dell’anima dei propri personaggi. Riconosciamo in questi i protagonisti del nostro XXI sec., l’impulso ad affrontare le piccole e grandi difficoltà, riscoprendo con l’immaginazione intramontabili valori del presente nel presente.. ancora in tempo per costruire il mondo pulito ed altruista che continuiamo ad auspicare.
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