La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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L’onda, esperimenti di totalitarismo

Scritto da – 29 Agosto 2010 – 11:01Nessun commento

Presentato al “Torino Film Festival 2008” e distribuito in Italia dalla “BIM distribuzione”, fra i titoli strettamente “d’autore” della stagione cinematografica ecco in programmazione in sole 45 sale Italiane il film-caso “L’Onda” del regista tedesco Dennis Gansel. Quale paradosso per un film che punta a rimettere in discussione la coscienza sociale collettiva nell’era della Democrazia, propugnata fuori della culla occidentale come l’insegnamento più prezioso lasciatoci dal XX sec.!  Oltre questa nota dolente, figlia delle leggi del mercato della 7 a Arte, è impossibile non riflettere sulla concomitanza di opere che rivisitano la digressione storica della Germania nazista secondo la prospettiva della poco nota resistenza tedesca, non solo direttamente sotto il regime del III Reich (V. “Operazione Valchiria”) ma anche con gli occhi della ribattezzata “Seconda generazione” post bellica, coinvolta secondo gli intellettuali tedeschi in quella che è stata definita con un unico termine psicologico “Vergangenheitsbewalttigung: Lotta per venire a patti col passato” (V. “The Reader” di S. Daldry e appunto “L’Onda”).  Questi ultimi due casi sono adattamenti cinematografici di testi, ormai classici, inseriti ufficialmente nei programmi scolastici tedeschi. In “The Reader” il protagonista, Michael studente di legge negli anni 60’, si scontra drasticamente con la sovrapposizione di immagini, ideale da un lato e sociale dall’altro, della sua amante AnnaH (l’Oscar 09’ K. Winslet), ex sorvegliante di campi nazisti, imputata in uno dei successivi processi per crimini di guerra.

La sua reazione, pur lacerante, sarà quella di non abdicare alla propria coscienza sociale e di non riuscire a scindere AnnaH dalla sua colpa. Voci di personaggi minori ci suggeriscono di indagare, al di là di una perentoria e insindacabile condanna, le motivazione che spinsero la maggioranza di un’intera nazione a sostenere il regime totalitario e le barbarie che ne seguirono.

Una sottesa risposta è rappresentata dalla caratterizzazione della stessa protagonista, intimamente rigida e ligia alla mera ”esecuzione” del lavoro come ragione di vita, figlia dell’indottrinamento politico-culturale parassita dell’analfabetismo; non è un caso che il parallelo plot narrativo del film sia la passione dei protagonisti per la lettura dei romanzi, scrigno di emozioni, a cui Annah non può accedere direttamente.

È proprio sul piano della scolarizzazione e dell’evoluzione culturale che “L’Onda” segue di conseguenza.

Ispirato ad un reale fatto di cronaca avvenuto in California nel 1967, con un linguaggio di genere tipico dei teen-movie americani, il film ricontestualizza oggi a Berlino l’esperimento didattico di un professore di far simulare ai propri studenti l’atmosfera di un regime autarchico, per meglio comprenderne le dinamiche.

L’ indagine del clima nazionalsocialista sembra dapprima orientata all’analisi critica (scandaglio del substrato sociale, valore della simbologia di aggregazione e reciproco riconoscimento) sotto il cosciente monitoraggio dell’insegnante; i protagonisti dal canto loro riflettono i tempi di cui sono figli: teenager votati al consumismo, allo “sballo” gratuito, ai new media ed un insegnante giovanile, estimatore di metodologie didattiche all’avanguardia. Nulla farebbe pensare che oltre il focus di studio in “vitro” possa paventarsi il pericolo di un incontrollato terrorismo psicologico, razziale e violento.

Eppure la degenerazione degli eventi più insospettabili dimostra come, anche in scala ridotta, il fantasma di una dittatura voluta e fortemente sostenuta dalla maggioranza sia sempre possibile.

Oltre mezzo secolo dopo il secondo conflitto mondiale il meccanismo di istigazione dei popoli, (prima di tutto riamalgamati in “masse” sotto l’egida di pseudo-valori come uguaglianza, corporazione, salute fisica, unione contro i comuni nemici) sembra funzionare perfettamente anche all’interno delle mura di una scuola, dove alla precarietà politico-sociale si sostituiscono il comune senso d’inadeguatezza adolescenziale, il bullismo, i drammi familiari.

D’obbligo pare il confronto con il film vincitore dello scorso “Festival di Cannes”, appunto, “La classe” di L. Cantent. Se nel ”L’Onda” siamo a lezione di autarchia, nel “La classe” siamo a lezione di democrazia (l’insegnante-amico usa metodi non tradizionali sia per incoraggiare l’espressione libera degli studenti su se stessi e il mondo che li circonda, sia per infondere in loro l’impulso ad abbattere i pregiudizi e favorire la tolleranza reciproca). Ciò nonostante, in entrambi i casi gli insegnamenti impartiti genereranno ritorsioni  opposte alle intenzioni motrici di partenza, sopratutto rabbia e violenza apparentemente ingiustificate, in realtà sintomi di disagi reconditi.

Nell’evanescente società della crisi dei valori la scuola si riscopre inadeguata a rivestire l’antico ruolo di palaestra vitae, là dove la più tangibile formazione culturale è quasi completamente demandata fuori delle aule e già in età prescolastica ai globalizzanti e commercializzati mezzi di comunicazione di massa.

Nel film “L’Onda” il termine “Massa”, tra i principali presupposti dei regimi totalitaristici, guida ambiguamente la lettura interpretativa dell’indagine scolastica; non vi è, dunque, conclusione più coerente della citazione     del primo teorizzatore del comportamento delle folle, Gustav Le Bon, dichiaratamente noto ai grandi dittatori del 900’ europeo.

Le Bon scrive, ancor prima delle due guerre mondiali e del fondamentalismo medio-orientale:

“Per comprendere le idee, le credenze che oggi germinano nelle folle, per fiorire domani, bisogna sapere come è stato preparato il terreno. L’insegnamento dato alla gioventù d’un paese, permette di prevedere un po’ il destino di quel paese. L’educazione della generazione d’oggi giustifica le più tristi previsioni. L’anima delle folle, in parte, si migliora o si altera con l’istruzione. E’ dunque necessario far vedere come l’ha foggiata (l'”imbonitore di turno”) e come la massa degli indifferenti e dei neutrali é diventata progressivamente un immenso esercito di malcontenti, (“pericolosamente”) pronto a seguire tutte le suggestioni degli utopisti e dei retori. La scuola, oggi, forma dei malcontenti e degli anarchici e prepara, per i popoli latini, dei periodi di decadenza”.

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