La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Cristo si è fermato ad Eboli

Scritto da – 19 Agosto 2010 – 09:04Nessun commento

Era tanto tempo che l’idea di non aver letto un simile capolavoro del nostro 900, mi carezzava ogni qual volta che quel titolo spuntava da qualche parte. Un titolo esaustivo in se , udito mille volte e citato spesso a sproloquio, per in inquadrare, vestendola di charme letterario, la questione meridionale. Ed in effetti, scendendo verso reggio calabria, dopo l’uscita ”eboli” lo scenario cambia, penetrando in atmosfere cupe, lontane nella nebbia dei tempi, come un viaggio nel passato. Un confine puramente indicativo che segna il discrimine tra due civiltà, due linguaggi, così distanti tra loro, eppure tanto vicini. Già l’inizio dei lavori della interminabile salerno-reggio, lasciano presagire un male immemore, congenito, insuperabile, che cinge d’assedio il nostro sud.

Certo è che dopo aver terminato la lettura del “cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi, di dubbi ne rimangono davvero pochi.

Ed è ad Eboli dove “la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare” che ci si lascia alle spalle il mondo civile, quello regolato dal tempo degli uomini, per addentrarsi in un altro mondo, lontano dai codici e le convenzioni stereotipe della società borghese , dove uomo, spiriti, natura ed animali si intrecciano in un tutt’uno indifferenziato e primordiale, dominato da tempi e leggi remote, da cui l’uomo occidentale si è astratto,  relazionandosi con gli altri solo attraverso simboli vuoti di significato. La “compresenza dei tempi” dell’uomo e dell’animale, della natura e del cosmo, domina, in  un tetro scenario dove” l’ozio borbonico si stendeva su un paese costruito sulle ossa dei morti” . E’ Thanatos a regnare.

E’ da poco che ho terminato di leggere il capolavoro pubblicato nel 1946 da un giovane Carlo Levi, medico di formazione, pittore e scrittore per vocazione. Un letterato atipico insomma, che approda all’universo letterario attraverso la memoria, quella indissolubilmente legata al suo soggiorno forzato a Alliano, un paese sperduto nell’entroterra lucano dove il fascismo lo ebbe a confinare tra il 35 e il 36 per le sue idee Gobettiane e la sua adesione a giustizia e Libertà.  E i sentimenti che mi percuotono sono i più diversi e opposti. Dalla riscoperta di un sud agricolo e poverissimo, dove “il canto lontano delle trebbiatrici solcava solo il silenzio”,  all’amore per la terra cui provengo che riscopro in queste pagine in tutta la sua antica dignità, fino all’odio per l’incapacità  dei governi  di riscattare il sud dallo stato di gattopardismo cui versa.  Una terra autentica da recuperare con un atto d’amore, scoprendosi a disagio nel mondo contemporaneo, borghese, finto. Così come il Vittorini di “conversazione in Sicilia” che fa eco e riferimento a Carlo Levi, nella riscoperta del mondo contadino.

Un mondo piegato da secoli di conquiste e di domini, vessato da logiche ed interessi ad esso estranei, lontani, sconosciuti. Di questi “padroni” solo le tasse servono a ricordarne la remota presenza, oltre che al monumentale urinatoio  eretto al centro della piazza, perfettamente inutile, dove vi si recano solo cani e maiali per abbeverarsi. Ecco palesata l’incomunicabilità tra i due mondi. Ad alliano, la gente muore di fame e di malaria, mancano i medicinali ed i servizi più essenziali e l’unica risposta del governo centrale consiste in un urinatoio. Un messaggio più che esplicito.

L’esperienza gallianese determinerà nello scrittore una trasformazione irreversibile. E’l’Annunciazione è già nel testo. Quando gli verrà concesso un permesso per tornare alla sua Torino in occasione di un lutto, Levi se ne sentirà estraneo, faticherà a ritrovarsi in quella società da cui il soggiorno lucano lo ha redento definitivamente, partecipandolo della “contemporaneità dei tempi” che inscritta nella sensibilità dolorante di quell’unico corpo, che è il mondo contadino, attinge l’universalità.

Nicola Cappelli


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