La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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L’università di massa: dal “costo standard” alla laurea “fast”

Scritto da – 19 Novembre 2014 – 19:49Nessun commento

riforma universitariaL’università è cambiata e continua a cambiare. L’utopia sessantottina costituita dall’università di massa è divenuta una realtà che, contrariamente alle intenzioni dei suoi fautori, più che essere strumento di emancipazione viene oggi percepita come l’ennesima tappa obbligata per poter accedere al mondo del mercato su scala globale. La modifica dei criteri di assegnazione dei fondi agli atenei annunciata dal Governo nelle scorse settimane credo sia un buon punto di partenza attorno al quale sviluppare un’analisi un po’ più approfondita attorno alla nuova natura dell’alta formazione e alle dinamiche che ne condizioneranno in futuro la sua evoluzione. A chi fosse sfuggita la notizia, passata per altro in sordina, basti dire che circa il 20% delle risorse stanziate per gli atenei italiani sarà distribuito in base a nuovi criteri di “merito” (sarebbe meglio parlare di criteri di “efficienza”). Questi criteri sono riassunti dal cosiddetto «costo standard» di formazione per studente in corso. Ovvero, se la trasformazione della materia prima “studente” a prodotto finito “laureato” è compiuta dall’università riuscendo ad ottimizzare tempi e costi di questo processo, essa sarà premiata in termini di fondi. La tendenza dovrebbe essere dunque quella di dilatare il rapporto numerico professori-studenti e di fornire a tutti una laurea nei tempi previsti.

Non dovrebbero però meravigliarsi le associazioni studentesche che in ogni caso non hanno perso tempo per indignarsi e per scendere in piazza. Tratteremo altrove dell’impatto politico e mediatico di anno in anno sempre meno percettibile di questi movimenti che spesso mancano di centrare il bersaglio delle loro rivendicazioni non meno di quanto non abbiano fatto le loro controparti sul finire degli anni sessanta. Tornando a noi basti dire che se i tempi della formazione universitaria devono essere piegati ai tempi del mercato, l’introduzione dei CFU è stato uno dei momenti fondamentali per ridefinire l’essere (l’esserci) nell’università. Quantificare l’apprendimento teorico in ore-studio è una semplice trasposizione dell’apprendimento tecnico in ore-lavoro su cui il mondo aziendale definisce i propri criteri di produttività. Da questa forzatura derivano le contraddizioni che vedono ad esempio l’introduzione relativamente recente della figura del fuori corso, oggetto di critiche e sanzioni costantemente crescenti. Fino al momento in cui l’università ha avuto il compito di formare le élites politiche e culturali del Paese e non manodopera specializzata, la quantità di tempo impiegata per completare il percorso di studi lasciava il passo alla qualità della formazione, unica moneta di contrattazione nelle mani del futuro laureato.

Purtroppo recuperare quella tradizione e opporre una valida resistenza al nuovo modello è un compito al di là delle possibilità di un Paese che come il nostro ha perso la propria sovranità culturale, politica ed economica.

Ernesto Giannoccaro


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