La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Benzodiazepine: la società dell’abuso

Scritto da – 16 Giugno 2014 – 16:53Un commento

“Le benzodiazepine (BDZ) rappresentano la categoria di farmaci maggiormente prescritta in Italia e nei paesi occidentali, tanto da ritenere che vi sia un iperuso di essi. L’incremento della prescrizione delle BDZ negli ultimi 25 anni si può interpretare alla luce sia di un’espansione della “domanda” che di un incremento dell'”offerta” di tali psicofarmaci.” Così ci dice uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, a cura dei professori Luigi Janiri, Gabriella Gobbi dell’Istituto di Psichiatria e Psicologia. Si rende necessario, dunque, un preambolo propedeutico a capire di che cosa stiamo parlando e quali problematiche scaturiscono da questo tema. L’innovazione farmacologica, di per sé un progresso della comunità mondiale di grande valore socio-scientifico, lascia sempre spiragli di polemica fin troppo ampi, più che in altri settori affini. Se pensiamo agli scandali che hanno coinvolto le case farmaceutiche e le lobby economiche che le sostengono, pensiamo alle recenti accuse rivolte alla Glaxo Smith Kline per le mazzette elargite in mezzo mondo in cambio della prescrizione del farmaco anti-asmatico Seretide, potremmo davvero continuare all’infinito. Ma non è questo risvolto della medaglia di cui parleremo. L’altro lato del mondo oscuro del farmaco è quello relativo all’abuso che se ne fa quotidianamente.

Nel 1960 Hoffmann-La Roche rendono disponibile una nuova classe di psicofarmaci, le benzodiazepine, per le proprietà sedative, ansiolitiche e anticonvulsive che detengono, dopo la loro casuale scoperta 5 anni prima ad opera di Leo Sternbach. Il minor rischio di effetti collaterali e la miglior efficacia di queste molecole, garantirà in buona parte la sostituzione dei barbiturici tradizionalmente usati in ambito psichiatrico e terapeutico. Affermandosi come farmaco sicuro sul breve periodo, risulta invece problematico sul lungo termine, dato lo sviluppo di tolleranza e la conseguente instaurazione di dipendenza psichica e fisica. Per capirci, nei trattamenti psicoterapeutici o nell’ambito sanitario in generale, le BDZ sono utilizzate per le sindromi d’ansia in senso lato o per il trattamento dei disturbi motori e di una gamma variegatissima di sindromi.

L’uso del farmaco va ragionevolmente considerato a seconda delle tipologie di patologia e caratteristiche fisiche del paziente, almeno in teoria, poiché ormai i grandi vantaggi che questa classe di farmaci garantisce, come il basso costo, la versatilità dell’uso, la bassa tossicità, e l’associabilità ad altre prescrizioni, hanno portato ad un iperuso, che ne aumenta i dosaggi e la durata della somministrazione.

Le benzodiazepine assumono un ruolo di rilievo a questo punto all’interno della quotidiantà della maggior parte della popolazione europea e americana. Alcune indagini statistiche con campione allargato hanno riscontrato una diffusione omogenea di genere e d’età, uomini e donne dai 6 hai 95 anni le assumono con assiduità almeno in un caso su 30, spesso senza reali motivi terapeutici. I fattori alla base di questo vero e proprio abuso storico sono molteplici, in primo luogo l’aumento delle patologie da stress e da disadattamento (insonnia, sindromi nevrotiche e ansioso-depressive, psicosomatosi, etc.) e la territorializzazione dell’assistenza psichiatrica, in cui la risposta psicofarmacoterapeutica gioca un ruolo determinante e spesso eccessivo. Ma decisamente rivelatrice è la progressiva diffusione della cultura della fuga dalla sofferenza mediante il ricorso a sostanze psicoattive. Lo osserviamo nell’ uso di droghe che caratterizza in modo massiccio la nostra società e che non si allontana concettualmente dall’abuso farmacologico.

Le BDZ sono ampiamente disponibili sui mercati legale e illegale (cosiddetto “mercato grigio”), ciò è dovuto anche alla scarsa vigilanza che i medici e le istituzioni talvolta operano nella prescrizione e controllo degli psicofarmaci. Quello che abbiamo sotto gli occhi, dunque, è un vero e proprio sintomo su scala globale dell’intollerabilità del malessere, della ricerca di un immediata soluzione che ripristini le disfunzioni, la cronicizzazione della fuga dalla complessità, un equivoco pericoloso del mezzo per il fine, poiché è l’impegno terapeutico o personale a costituire, seppur coadiuvato da un farmaco, la cura per molte problematiche contemporanee e spesso legate al nostro stile di vita. Il fenomeno di abuso legato alla classe delle benzodiazepine salta agli occhi come rivelatore di una vera e propria patologia societaria, di cui, possiamo stare certi, c’è chi non tarda a lucrarci.

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