Le infiltrazioni della mafia cinese
La mafia cinese è forse la più antica del mondo e le origini dei rituali e delle caratteristiche che la contraddistinguono in Cina, si possono rintracciare già nel 1000 avanti Cristo, all’epoca della dinastia Zhou. Le società segrete cinesi sono da sempre studiate dagli storici e sociologi della religione perché hanno un rituale religioso ben più ricco ed articolato della mafia o della camorra in Italia. La maggior parte di queste società si sviluppò ed agì, facendo esplodere numerose insurrezioni, in seguito alla prima guerra dell’oppio, nel XVIII secolo d.C. e facevano capo alla Triade, Tiandihui detta Società del Cielo e della Terra o alla Società del Loto Bianco, svolgendo un’attività di protezione degli strati marginali della società, portatrici di ideali di egualitarismo economico e fra i sessi. l governo cinese scoprì la Tiandihui in occasione della rivolta separatista che esplose a Taiwan negli anni 1787-1788. Le indagini rivelarono allora che la società esisteva già da decenni e mescolava rivendicazioni politiche come l’aspirazione alla restaurazione della dinastia cinese Ming e il rovesciamento dei Qing venuti dalla Manciuria, con attività criminali. Negli anni tra il 1796 ed il 1804 poi, scoppiò la ribellione del Loto Bianco, organizzata da comunità povere migrate dalle pianure che si ispirarono all’antica società omonima, mentre nel Sud della Cina nel 1850 ci furono le ribellioni della nuova Società della Triade, che cominciò ad essere caratterizzata dalla solidarietà tra i suoi membri e la pratica di attività illegali. Fin dall’origine, infatti, le Triadi hanno avuto una componente criminale: si occupavano di racket, di fumerie di oppio, di bordelli clandestini e di emigrazione cinese prima in Asia (in particolar modo a Singapore e in Indonesia) e poi negli Stati Uniti ed in Europa. Dopo la Seconda guerra mondiale e la fine di una tacita tolleranza che in diversi paesi “delegava” alle Triadi la gestione delle comunità cinesi immigrate, l’aspetto criminale ha soppiantato quasi totalmente gli elementi culturali e religiosi. Anche dove rimane, il rituale non è più compreso dalla maggioranza dei giovani affiliati.
Solo adesso si comincia a scoprire la portata dei loro affari che si sono estesi incredibilmente nei secoli e che in Italia riguarda soprattutto Lombardia, Piemonte, Toscana, Marche, Lazio e Campania.
Immigrazione
Le comunità cinesi in America, in Australia e in Europa sono tutte controllate dalle triadi, che disciplinano l’emigrazione clandestina dalla Cina verso gli altri continenti, fornendo documenti contraffatti, spesso di marinai legalmente espatriati o utilizzando quelli di connazionali già emigrati, il cui decesso all’estero viene occultato.
Gli immigrati cinesi hanno una loro particolarità: quando arrivano in una città si insediano tutti all’interno di un determinato quartiere, comprando ogni attività commerciale presente. È in questo modo che la mafia cinese inizia a insediarsi stabilmente nel territorio, rendendolo impermeabile sia ad altre organizzazioni criminali, sia alle forze dell’ordine. Le attività commerciali sono sfruttate essenzialmente in due modi: o come fonte diretta di guadagno e come centri di produzione con manodopera clandestina, oppure come mezzi per il riciclo del denaro sporco.
Il settore che offre il più grande giro d’affari per la mafia cinese, infatti, è quello dello sfruttamento dei propri connazionali e dell’immigrazione clandestina, che permette di ottenere profitti maggiori del traffico di droga. Un clandestino paga dieci, quindicimila euro per giungere in Italia ed in molti casi, per poter pagare il debito contratto è costretto a lavorare nei laboratori clandestini italiani, in condizioni pietose e con orari di lavoro massacranti: riproduzione in piccolo della fabbrica cinese in Italia.
La pericolosità di queste organizzazioni naturalmente non va sottovalutata. Ai tradizionali interessi che coinvolgono racket, droga e prostituzione, aggiungono oggi una gestione del contrabbando che, attraverso i paesi corrotti dell’Asia Centrale ex-sovietica, porta prodotti cinesi verso la Russia e la Polonia; così una volta in Polonia, questi beni sono ormai nell’Unione Europea. Si ritiene che questo tipo di attività, che consente di aggirare i limiti all’esportazione, goda di qualche connivenza presso autorità cinesi che ufficialmente delle società segrete negano perfino l’esistenza.
Struttura
L’organizzazione delle triadi è sempre stata di tipo piramidale e ogni gradino della scala gerarchica viene identificato con un numero, il cui significato simbolico è da rintracciarsi principalmente nella numerologia taoista: al vertice è la Testa del Drago o Signore della Montagna, San Chu, con il numero 489, seguito dal Vicario del Capo, Fu San Chu, dal Maestro d’incenso, Heung Chu, addetto al cerimoniale, dal Garante delle Alleanze, Mengzheng e dal Guardiano del Vento, Sinfung, incaricato della sorveglianza interna, tutti contrassegnati dal numero 438; vengono quindi il Ventaglio di Carta Bianca, Pak Tsz Sin, investito dell’amministrazione delle finanze, 415, il Sandalo di Paglia, Cho Hai, deputato alla trasmissione delle informazioni, 432, il Guerriero del Polo Rosso, Hung Kwan, responsabile del settore militare e dell’amministrazione della giustizia interna, 426; infine, i membri ordinari, tutti identificati dal numero 49. L’affiliazione presuppone un giuramento che si articola in trentasei promesse, riassumibili nell’impegno di preservare la segretezza della triade, di prestare soccorso agli associati in pericolo, di rispettare i valori tradizionali. Le trasgressioni sono punite con sanzioni corporali, fino alla pena capitale per quelle più gravi. Attualmente il progressivo arricchimento di tali organizzazioni è effetto soprattutto del traffico di eroina, nella versione della China White, che, per l’elevato grado di purezza e per le modalità di assunzione (per inalazione e per fumo) finirà per assorbire probabilmente la quasi totalità del mercato statunitense. Ciò fornisce lo strumento ai nuovi ricchi per avviare una vasta opera di corruzione dei funzionari dell’apparato statale e dello stesso Partito Comunista.
Il papavero da oppio in Cina, vede favorita la sua crescita in una fascia di territorio, la cosiddetta “Mezzaluna dell’oppio”, che si sviluppa tra Asia e Medio Oriente.
Oltre ad una parte dello Yunnan compreso nel cosiddetto “Triangolo d’oro”, i confini della Cina sono contigui a circa metà di quelli settentrionali della “Mezzaluna dell’oppio”.
Il “Triangolo d’oro” è un’area che comprende territori sottoposti alla sovranità di più Stati: ad ovest la Birmania, a nord alcune zone della provincia cinese dello Yunnan, ad est il Laos e la Thailandia, a sud ancora la Thailandia e la Birmania.
In tutto l’area comprenderebbe oltre 240.000 ettari ove la tradizionale coltivazione del papavero da oppio è praticata intensivamente.
La zona birmana, in particolare, è controllata dall’etnia Shan, un gruppo separatista di lingua e tradizioni molto vicine ai thailandesi, che come attività prevalente ha proprio la coltivazione dell’oppio.
Le Triadi hanno mantenuto il centro dei loro interessi ad Hong Kong, dove vengono ancora fatti confluire enormi quantitativi di droga destinati ai mercati europei ed occidentali.
Si parla di affari anche con la mafia nostrana. Il sequestro lampo di Xu Xia Xion, rapito a Roma nel marzo 2003, fu caratterizzato dal fatto che il bambino venne portato nel quartiere di Forcella, a Napoli, durante il rapimento, il che fece pensare ad un diretto coinvolgimento della camorra napoletana.
La sezione criminalità della squadra mobile di Milano, ha scoperto recentemente una sala per il gioco d’azzardo clandestino, con un giro d’affari di 100 mila euro al mese; più o meno nelle stesse ore gli uomini della guardia di Finanza di Catania sequestravano un tir con trentamila prodotti importati illegalmente in Italia dalla Cina. Sempre nello stesso periodo gli uomini della Finanza di Milano hanno sequestrato una vera e propria banca clandestina con un giro d’affari di 40 milioni di euro; la Dia di Roma, invece, ha sgominato una centrale per il riciclaggio di denaro sporco con movimenti monetari pari a 150 milioni di euro.
Quella che abbiamo di fronte è una mafia così potente da ricorrere, come se fosse un film, anche ad interventi chirurgici pur di non far prendere un suo affiliato: è il caso di un giovane boss di appena 19 anni che era scappato dal carcere minorile di Milano, dove scontava la pena per l’omicidio di un sarto e che, per non farsi riconoscere, si è tolto due grandi nei che aveva sul viso. Insomma, possiamo affermare che c’è una realtà insediatasi nel nostro Paese ormai da tempo, con la quale ci siamo abituati a convivere quotidianamente ma di cui noi probabilmente non ci accorgiamo neanche e sappiamo molto poco, anche a causa delle forti differenze di cultura e di lingua che ci separano.
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