La censura in Cina
In gran parte del mondo la censura ha ancora una forte presa sulla società: sebbene la tecnologia abbia ristretto le distanze, in Stati come la Cina è ancora controllata la libertà d’espressione. La Repubblica Popolare Cinese vive, così, una contraddizione lacerante tra l’inevitabilità di un mezzo come Internet per la crescita economica e la difficoltà che ne comporta il controllo.
Controllo sui mezzi d’informazione nella Repubblica Popolare Cinese
“Xinhua”, ovvero la Nuova Agenzia di Notizie della Cina, attualmente è l’agenzia di notizie del governo, un’organizzazione dei media con uffici in ogni provincia e regione autonoma del paese. Esistono più di duemila giornali pubblicati in Cina ma la maggior parte è pubblicata da rami centrali, locali o provinciali del Partito Comunista Cinese oppure da organizzazioni di massa associate col partito. I maggiori quotidiani nazionali sono il People’s Daily ed il Renmin Ribao e spesso i periodici minori si limitano a ristampare le notizie riportate da questi.
Il controllo sulla radio e la televisione avviene in modo simile: l’Amministrazione Statale di Radio, Film e Televisione, che fa riferimento al Dipartimento Centrale della Propaganda del PCC, supervisiona tutte le trasmissioni.
L’introduzione di Internet
La Cina si è collegata per la prima volta con il World Wide Web nel 1993 e da allora ci sono stati dei lenti sviluppi. Il Premier Li Peng firmò il 1° Febbraio 1996 la “Direttiva provvisoria sulla gestione delle connessioni internazionali tramite la rete di informazione del computer nella Repubblica Popolare Cinese”. Da allora, tali regolamentazioni sono state modificate varie volte.
Nel 1995 lo sviluppo di Internet è stato posto sotto il controllo di ben quattro agenzie del governo. L’organo del Consiglio di Stato adibito al controllo di Internet è il Gruppo Guida dell’Informazione. Inoltre un servizio commerciale, la Corporazione di Internet in Cina che appartiene alla Xinhua News Agency, è stata creata, dando al Dipartimento di Stato per la Propaganda un semi-monopolio sulla distribuzione di notizie su Internet.
Un passo importante compiuto dai burocrati comunisti per controllare i cittadini è stato di sistemare microcamere di sorveglianza e software specialistici negli Internet-cafè di Shanghai, in grado di rintracciare chiunque infranga le severissime norme governative sulla fruibilità delle informazioni sul Web. Entrando in un Internet cafè, si viene schedati per permettere l’uso dei filtri software installati su ogni macchina connessa. Nel caso di cittadini cinesi si tratta semplicemente di inserire il proprio codice personale d’identificazione, nel caso di stranieri si è costretti a depositare il proprio passaporto. Se un giovane con meno di 16 anni entra in un Internet-cafè e involontariamente accede a informazioni proibite, deve pagare un’ammenda amministrativa equivalente a 1.600 euro. La situazione è peggiore per i gestori dei servizi di connettività, che rischiano il ritiro della ambitissima certificazione governativa già a partire dalla seconda infrazione registrata.
Si deve anche considerare che il sistema di controllo cibernetico della Cina comunista agisce grazie al controllo dell’opinione pubblica, forgiando minacce di ampio spessore mediatico che equiparano l’uso di Internet ad una malattia mentale.
Un fatto interessante si è verificato a Settembre del 2004, quando alcuni cinesi hanno scoperto una lista di circa 30 mila parole chiave con cui lo Stato filtra i siti Web. È impressionante scoprire che tra le espressioni proibite ci siano “diritti civili”, “democrazia”, “piazza Tiananmen”, “cristiano”, “sesso” ed anche “libertà” e “verità”. Se si scrive ad esempio, la parola “democrazia” si apre una finestra: “Il vostro messaggio contiene un’espressione proibita. Per favore, cancellate l’espressione”.
Nel Settembre 2005 è stata presentata alla “Apple Expo computer show” di Parigi la guida per eludere la censura, una “Guida per i Bloggers e i Cyber-dissidenti” che espone consigli interessanti ai cittadini che vivono sotto i regimi autoritari e in cui vengono indicati i migliori software che permettono ai blog di non essere intercettati.
Risvolti positivi e negativi della diffusione di Internet ai nostri giorni
Nel Gennaio del 1999, Lin Hai è stato il primo cinese processato per cattivo uso di Internet. E’ stato condannato a due anni di carcere e ha perso i suoi diritti politici per un anno. L’attivista Wu Yilong è stato condannato a 11 anni per aver distribuito via Internet degli articoli sul Partito della Democrazia Cinese. Nel 1998, due fratelli che hanno usato il computer per inserirsi illecitamente in una banca e rubare del denaro, sono stati condannati a morte. Anno dopo anno, purtroppo, abbiamo saputo di numerosi altri casi simili.
Un urgente intervento Onu sui diritti umani e l’immediato rilascio di alcuni dissidenti detenuti nelle carceri del Paese è stato chiesto per la prima volta nel Febbraio del 2005 in una petizione alla Commissione sui diritti umani delle Nazioni Unite. Nel Giugno del 2005, invece, una lettera aperta firmata da oltre duemila giornalisti cinesi ha richiesto al governo di Pechino il rilascio di due colleghi perché “detenuti ingiustamente”. Questo gesto ha colpito in modo particolare perché la “lettera aperta” è una forma di espressione che non era mai stata usata dalla classe giornalistica cinese.
Oltre alle conseguenze negative, dell’introduzione di Internet in Cina, però, non sono da sottovalutare anche molti risvolti positivi. In un Paese con una superficie tanto estesa, il governo ha avuto spesso difficoltà a mantenere i contatti ed esercitare la sua influenza sulle province ed il Web ha fornito senz’altro una soluzione a questo problema. Alcune notizie su disastri locali che non sono pubblicate sui quotidiani nazionali hanno trovato spazio in più occasioni su Internet, forzando talvolta il governo centrale a diventare più esplicito nell’informazione.
Attualmente è impossibile prevedere gli effetti a lungo termine della tecnologia dell’informazione ed in particolare di Internet sul monopolio del potere del Partito Comunista Cinese. Effettivamente la maggior parte della popolazione cinese sembra più che altro interessata all’utilizzo del web per il miglioramento del proprio standard di vita e Internet è usato soprattutto per inviare e-mail, “chattare” con altre persone, fare ricerche, divertirsi e fare shopping e non c’è alcun interesse in agitazioni per apportare cambiamenti al regime. Tra l’altro ci sono migliaia di studenti e scienziati cinesi all’estero che possono avere accesso ad ogni tipo di informazione, ma nonostante ciò la richiesta di cambiamenti in senso democratico in Cina non si è intensificata molto.
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