La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Le anime morte : la Russia contadina di Gogol

Scritto da – 25 Agosto 2010 – 04:233 commenti

Quando Gogol partorì il progetto di scrivere un opera di ampio respiro sulla sua maestosa ed ancora misconosciuta Russia, sulla falsariga offerta dal modello dantesco, (e non a caso si trovava in Italia), male gliene incolse. Perché lungo e periglioso fu il cammino per riuscire a dare alla luce anche solo una prima, pallida, smunta, ombra. Vicende personali interminabili, lungaggini e anse letterarie aduggiarono lo scrittore mettendo in serio pericolo la realizzazione del libro. Ma sì è alterna la fortuna, che prima promette e repentinamente sembra schiacciare con inaudita violenza. Tant’è che qualcosa ne venne fuori.

         Le Anime Morte, già titolo presàgo, è un romanzo oramai diffusissimo e parimenti sconosciuto. Chi pensasse di trovare dostojeskiane introspezioni e freudiane dissertazioni sulla morte si sbaglia di grosso. Lieve e moderato, il racconto presenta i caratteri di una commedia d’altri tempi. Il palcoscenico è la Russia, la Russia post-napoleonica, bella e sensuale come una vergine immacolata, qua e là abitata da amene izbe o dacie di campagna, in un trittico di auliche rimembranze. Il personaggio, anzi il Personaggio, colui che ci è dato di conoscere bene solo dopo circa 300 pagine è Cicikov. Di lui nulla si sa, con certezza. Si intuisce, si scopre a poco a poco grazie ad un meccanismo felice di giochi di reticenze e preterizioni che concedono poco per volta la grazia di sapere di chi si leggono le avventure.

         Ora veniamo all’idea originalissima di Gogol prima di addentrarci nel sentiero narrativo. L’idea venne all’autore scorrendo i titoli di un quotidiano: si leggeva delle falle del sistema burocratico in materia di riscossione tributi nel regime fondiario, in parole povere di tasse sul contado. All’epoca ciascuno proprietario terriero (inteso colui che avesse annoverato alle sue dipendenze un congruo numero di braccianti) doveva corrispondere allo Stato una quota, un’imposta pro capite sui suoi dipendenti. Primo problema, l’imponibile veniva calcolato solo e soltanto in occasione del censimento (quindi ogni tot anni) e fra un censimento e l’altro poteva accadere che un’epidemia, un contagio, o altre circostanze, portassero via al proprietario terriero parecchie vite, obbligandolo a pagare annualmente tributi su un’anima oramai morta, prima che si riformulasse il conteggio. Questa la base.

         Da qui Gogol ci ricama una storia, il principio di un poema mai concluso. Ed è da qui che Cicikov, a bordo del suo landau, percorre a sobbalzi stradine e mulattiere sterrate tra una casa e l’altra della sterminata campagna russa. Novello uomo d’affari costui propone cristallini contratti di acquisto della proprietà dei contadini ‘morti’ dall’ultimo censimento promettendo di sobbarcarsi in prima persona gli oneri da versare. Che lo guardino come un pazzo in pieno delirio è fuor di dubbio!

         Ma è l’inizio di una catena di eventi in un’ ascensione comica vertiginosa fino alla catarsi delle ultime pagine. Funestato e deriso Cicikov non demorde. La sua idea è geniale, non può fallire, tant’è vero che tutto sembra apparecchiato per un’inevitabile incoronazione. Ma andrà tutto per il meglio?

         Lo stile narativo è senza precedenti. Gogol si inventa una prosa elegante, mai ampollosa. Seria e brillante. Dotta e faceta. Le risate prorompono ma altrettanto velocemente si dileguano per lasciare il posto al rammarico di un intoppo vissuto empaticamente anche dal lettore. Come non partecipare delle ambizioni di Cicikov e come non protestare dinanzi ad un imprevisto che rischia di mandare in fumo le speranze di successo. Struggente e malinconico in alcuni punti, la fabulazione riesce a riscattarsi dalle miserie di una proprietà in abbandono per risollevarsi a più corroboranti respiri.

         Non venne accolto subito favorevolmente dalla critica contemporanea, ma riuscì ugualmente ad affermarsi nel panorama letterario mondiale per le qualità di originalità e innovazione tanto cara allo sperimentalismo russo del XIX secolo. Di fianco a ‘mostri sacri’ come Tolstoj e Dostojevski, Gogòl si ritaglia una indefettibile posizione di primo piano. Sebbene guadagni l’onore della cronaca italiana per un altro capolavoro come Taras Bulba, tuttavia la clemenza e la discrezione della sua penna sono maggiori con Le Anime Morte. E’ più maturo e sempre più padrone della vis comica nonché dosatore attento di pause psicologiche, perché il lettore riprenda fiato e perché le acque si calmino in vista della tempesta.

         E’ un libro che si legge molto facilmente, non presenta grosse difficoltà di comprensione. Come ogni romanzo ‘ambientato’ riesce faticoso e coercitivo come una scarpa troppo stretta. Ma il premio a cotanta fatica si riscatta dopo poche pagine. Si modula il respiro e in un batter d’occhio ci si ritrova a bordo di una carrozza guidata da un istrionico automedonte in compagnia di Cicikov, con cui è tempo di andare. Ma ora, silenzio in sala. S’inizia.

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