La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Fluxus, l’arte senza barriere

Scritto da – 24 Agosto 2010 – 12:31Nessun commento

A livello artistico il ’68 non è specificamente connotato, ma influenza ed è influenzato da una serie di esperienze che coinvolgono le arti figurative, il teatro, il cinema sperimentale, la musica. Paradigmatico in questo senso è Fluxus, che, pur essendo nato qualche anno prima del ’68, ne esprime molte istanze : la rottura con il passato, la fusione di esperienze eterogenee, il rifiuto della mercificazione dell’arte, intesa in modo libertario e antidogmatico.  Il termine Fluxus viene concepito durante alcune serate musicali (Musica antica et nova) organizzate da Maciunas alla A/G Gallery di New York nel 1961 e si caratterizza per la contaminazione di musica, poesia, arti figurative, performance teatrali.

Maciunas ne è l’ispiratore: compone musica concreta, apre gallerie d’arte, fonda la rivista-manifesto di Fluxus “An Anthology”, inventa fenomeni artistici e fa in modo che si autosponsorizzino attraverso pubblicazioni e performances. Con il Festival allo Stadtische Museum di Wiesbaden (Germania), Maciunas promuove la rapida diffusione di Fluxus in Europa.

Più che un movimento, è un atteggiamento nei confronti dell’esistenza, un tentativo di eliminare ogni separazione fra arte e vita e fra i vari generi artistici. Rispetto alle avanguardie del ‘900, manca la fiducia in un progetto unificante e nel divenire storico, cui si sostituisce la casualità e la quotidianità delle cose.  Animato da una concezione  ludica dell’arte, Fluxus sovverte i valori estetici con uno humour di matrice dadaista, sottolineando l’essenza effimera e casuale della creazione. Dal Dadaismo, Fluxus attinge anche il concetto della libera creazione, contro ogni interpretazione tradizionale del fare artistico.

Particolarmente innovativo è il concetto di happening, che richiama il “teatro d’oggetto” futurista e le scenografie animate di Balla e Depero e si esprime attraverso “immagini” di eventi, oggetti e luoghi predisposti appositamente in un tempo e luogo definiti. Fa leva sulla capacità di suggestione della ritualità artistica, spesso impoverita dalle esigenze del mercato, e coinvolge lo spettatore, chiamandolo  a individuare nuovi significati e nuovi percorsi dell’agire artistico.

In questo spirito di partecipazione e di entusiasmo si può ravvisare lo “zeitgeist” di quegli anni; perfino i gesti più comuni, inseriti nel flusso della vita quotidiana, si trasformano in una forma d’arte totale. “L’artista non deve fare della sua arte una professione” e “Tutto è arte e tutti possono farne. L’arte deve occuparsi di cose insignificanti, deve essere divertente, accessibile a tutti”, aveva dichiarato Maciunas

Il musicista Cage, gli artisti Christo e Spoerri, il ballerino Cunningham e Yoko Ono, per citare i più noti esponenti del gruppo, esprimono un fluire ininterrotto di situazioni e di emozioni, arricchite dall’apporto interdisciplinare. Tratto comune alle varie esperienze è l’intervento dissacrante e ironico: si eseguono partiture di Cage in cui una persona funge da violoncello tenendo una corda tesa sulla schiena e concerti senza suono, consistenti nel deporre fiori e oggetti vari sul pianoforte. C’ è perfino chi, con un tocco di ironia, invita ad ascoltare il volo di una farfalla.

Balletto e teatro hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo di Fluxus, tanto che i luoghi in cui avvennero i primi happenings furono scuole di danza o piccoli teatri sperimentali. Proprio in questi ambiti si colloca l’apporto più qualificante del movimento: il concetto di musica rinnovato da John Cage, la cui personalità e sviluppo artistico non si esauriscono in Fluxus. Cage è il primo a introdurre nella musica classica contemporanea il rumore – gomme, viti, cartoni vengono inseriti fra le corde del pianoforte per riprodurre i suoni d’ambiente – ma soprattutto il silenzio. Il ballerino Merce Cunningham attua una rivoluzione spazio-temporale della coreografia, collaborando con Cage stesso e alcuni giovani video-artisti.

Il movimento attraversa varie fasi, con una molteplicità di espressioni nei vari paesi, dal teatro ai multipli acquistabili a poco prezzo dal pubblico, ma non si esaurisce nei decenni ’60-’70: risale al 1991 la grande mostra “Ubi Fluxus ibi motus” organizzata dalla Biennale di Venezia.

Con la sua portata innovativa, Fluxus influisce largamente sull’arte degli anni successivi, ad esempio sulla body-art (e sulle sue cruente degenerazioni) o sulla video-art, che spesso riprende gesti banali e ripetitivi della vita quotidiana.

Simona Lomolino


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