La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Abwâb, giornalismo per i rifugiati

Scritto da – 28 Gennaio 2016 – 17:06Nessun commento

NEWS_154238Dopo l’inferno della guerra e l’esodo per mare o per terra, i profughi arrivano stremati in un luogo sconosciuto e incontrando mille difficoltà. Tra queste troviamo indubbiamente la lingua, ostacolo che pare insormontabile, soprattutto in riferimento a tutta quell’abbondante fascia della popolazione, in maggioranza donne, che non ha mai appreso un idioma straniero, a maggior ragione europeo. Queste persone, si ritrovano in un confusionario limbo, scombussolati dalle circostanze. Questa situazione diventa tanto più caotica quando il confronto passa sul piano burocratico: la richiesta del permesso di soggiorno, trovare un riparo e usufruire degli aiuti umanitari sono questioni imprescindibili per la sopravvivenza, eppure il corposo flusso di migranti spesso trova difficilmente dei punti di riferimento per poter capire come muoversi nella loro nuova vita.

Per provvedere a questa necessità di informazioni ed avvicinare la possibilità di usufruire degli aiuti a chi ne ha bisogno, nel dicembre 2015 è nato Abwâb (in arabo أبواب ), letteralmente “Porte”, il primo giornale gratuito in lingua araba stampato e distribuito in Germania. La testata ha visto la luce per merito di Ramy Al-Asheq, profugo siriano, poeta e giornalista dissidente nel suo paese di provenienza, arrivato in Germania per merito della Fondazione Heinrich Böll e accolto da una famiglia di Colonia che ha aperto le “porte” di casa a questo giovane in fuga (da questa esperienza deriva infatti il nome del giornale, N.d.R.) e oggi direttore del giornale. Insieme ad alcuni collaboratori, e soprattutto grazie all’iniziativa della tedesca New German Media, sezione teutonica della New European Media, (una holding inglese che si occupa, tra l’altro, della pubblicazione di altri 15 giornali per le minoranze nel continente), Abwâb ha debuttato con una prima tiratura di 25.000 copie e una seconda di 45.000. Il giornale si ripropone soprattutto di indirizzare i profughi siriani e arabofoni in generale, fornendo informazioni pratiche per consentire loro di muoversi più agevolmente all’interno della burocrazia tedesca. Sono inoltre presenti notizie provenienti dalla Siria e da altri paesi mediante collaboratori in loco siriani, iracheni e di altre nazionalità, formando una redazione attiva attraverso frequenti collegamenti via Skype.

Quest’iniziativa è estremamente importante in un paese che, come la Germania, ha preso la decisione di prefissarsi come obiettivo un bacino di accoglienza pressoché illimitato, da quando l’anno scorso la cancelliera Angela Merkel, a seguito della diffusione virale della foto del piccolo Aylan sulle spiagge turche, aveva dato il via ad un’apertura totale del paese ai profughi siriani. Già a settembre all’interno di giornali (per altro notoriamente conservatori) come il Berliner Zeitung e Build era possibile trovare un vademecum per i migranti. E proprio a partire da questo modello anche in un paese di passaggio come il nostro occorrerebbe urgentemente trovare modalità per far crollare quei muri che si pongono davanti ai nuovi arrivati. Sebbene manchino ancora strutture e servizi adeguati alla portata delle ondate migratorie, avvicinare chi ne ha necessità a quelli già esistenti è sicuramente una soluzione vincente. Aprire un canale che permetta di conoscere la cultura e la regolamentazione locale, attraverso le lingue più diffuse tra gli immigranti, contribuirebbe sicuramente ad agevolare l’integrazione iniziale.

In un periodo di rivalutazione della legislazione comunitaria europea in materia di immigrazione (è all’ordine del giorno la richiesta di una revisione del trattato di Dublino in un’ottica più favorevole alle necessità italiane), è importante aggiornare chi risulta esserne il primo interessato di questi cambiamenti e delle possibilità di accesso ai servizi offerti. Un progetto simile ed interessante in territorio italiano è stato quello di Al-Jarida, pubblicazione bilingue italo-araba e purtroppo ferma dal 2014. Centri di mediazione sono anche strutture come il Naga di Milano, che da quasi 30 anni si occupa di assistenza medico-legale e di iniziative a favore dei migranti, soprattutto di quel numeroso gruppo imbarcatosi nelle peripezie burocratiche sprovvisto di documenti.

In summa, modelli complessi ma non impossibili da perseguire. Abwâb ha visto la luce nella Colonia non ancora scossa dalle vicende di Capodanno. Le violenze di gruppo avvenute quella notte hanno ovviamente rimesso in discussione le politiche di accoglienza tedesche e innescato un pericoloso meccanismo di protesta prima dei partiti nazionalisti e xenofobi, poi dei fautori dell’accoglienza antirazzisti. Gli scontri tra le due fazioni hanno creato un clima di pericolosa spaccatura e polarizzazione di entrambe le parti che rischia di fomentare risoluzioni altrettanto estreme. È sempre più importante dunque il ruolo di chi, come i creatori di Abwâb, si pone in un’ottica di mediazione, nel tentativo complesso di avvicinare due mondi e di eliminare barriere. Combattere il fenomeno della mala integrazione, trovando soluzioni che non prevarichino i diritti di nessuna delle parti coinvolte, è un obiettivo da cui oramai non possiamo più prescindere.

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