La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Nietta Tempesta: una vita per il teatro

Scritto da – 12 Dicembre 2010 – 10:11Nessun commento

Per oltre trent’anni è in attività con il “Piccolo Teatro Eugenio D’ Attoma” di Bari ed è altresì coinvolta anche in esperimenti teatrali di importanza nazionale. Un’età difficile da definire se non fosse per i suoi racconti ed una profondità che non lascia di certo indifferenti. Questo e molto altro è Nietta Tempesta, un’icona del teatro barese, un personaggio che dovrebbe essere tutelato per la memoria storica che possiede e che può tramandare alle nuove generazioni. Una vita fatta di sacrifici ma anche di tante soddisfazioni, una vita trascorsa sul palcoscenico e interamente dedicata a quel magico mondo che è la recitazione. Tanti gli spettacoli messi in scena, tanti gli autori e gli attori incontrati. Da Ibsen, Schnitzler, Pinter, Ginzburg agli esperimenti più audaci con “La Cimice” di Majakovskij o “La politica degli avanzi” di Adamov, non escludendo mai autori nostrani come Maurogiovanni, Savonarola e Tabascio. Diversi premi ricevuti  e l’immancabile ricordo del compagno di una vita Eugenio D’Attoma, fondatore del teatro e istrionico regista. Un’attrice generosa, come sempre deve essere un artista, che ha messo a disposizione la sua professionalità e la sua esperienza al servizio di coloro i quali vogliano intraprendere un percorso teatrale, creando dei laboratori di dizione ed interpretazione. La incontro una mattina di Ottobre nel suo regno, il teatro, che profuma di cantina (è in un seminterrato) e ha le mura che sembrano volerti raccontare qualcosa.

 Che cosa significa fare teatro oggi?

Si parla tanto di crisi. Ma il Piccolo Teatro non si arrende e resiste. Io ho una missione che ho ereditato da mio marito alla sua morte, portare avanti il suo lavoro. Devo dirle una cosa molto importante e che mi sta tanto a cuore. Pinuccio Tatarella mi ha aiutato quando mio marito stava male e avevamo necessariamente sospeso le produzioni. Mi ha tolto lo sfratto. Credo che un attore non debba avere colore politico ma una forte inclinazione al sociale. Ho giurato a me stessa che avrei difeso questa struttura. Debbo proprio dirlo però…adesso Provincia e Regione non ci aiutano più, è come se non abbiano interesse nel tutelare la storia teatrale di Bari. 

Nel 1957 lei e suo marito inauguraste a Bari l’originale esperienza del teatro circolare all’interno del “Grande Albergo delle Nazioni”. Probabilmente molti non immaginano neanche che all’interno di quell’albergo ci fosse stato un tempo un teatro, per di più la cui forma innovativa ha un solo eguale in Italia.  Come è stata quella esperienza?

Unica. Abbiamo debuttato con “Al di là del mare” di Costantino Savonarola. Avevamo mille difficoltà. C’erano problemi di acustica. Ma ci inventammo un pannello da mettere sul soffitto per risolvere il problema. Non avevamo le luci, e ci inventammo un sistema di illuminazione fatto di pentole e padelle modificate. Eravamo tenaci e appassionati. Fu una grandissima esperienza. Recitare come gli antichi Greci su un palco che è circolare e non ha quinte è stato bellissimo. Non avevi nessun muro dietro il quale prendere il respiro o rilassarti un attimo. Eri in scena completamente e sempre dall’inizio alla fine dello spettacolo. Durò cinque anni. Poi il direttore dell’albergo cambiò e quello nuovo non volle continuare ad avere un teatro nella sua struttura. 

Quanto l’insegnamento della recitazione può aiutare a vivere meglio?

Tanto. Aiuta a sbloccarsi e a superare molte delle difficoltà di relazione. Ad essere più sicuri e a non aver paura di parlare in pubblico. E poi con la recitazione spesso tocchi corde che non sapevi neanche di avere. Fa sempre bene a tutti. Io mi diverto molto durante i miei laboratori.

 Il Piccolo Teatro non si è mai tirato indietro dal fare spettacoli di impegno civile. Quanto può il teatro in questo senso?

Molto a mio avviso. Come diceva Majakovskij “Il teatro non è uno specchio che riflette ma una lente che ingrandisce”. Noi abbiamo fatto degli spettacoli sul brigantaggio e sulla pena di morte come “La Resistenza Europea”.

  “Jarche Vasce”. Uno spettacolo che è entrato a pieno titolo nella tradizione teatrale barese e che è in scena da oltre 25 anni con migliaia di repliche. Una vera rarità.

Nacque nel sotterraneo del Piccolo e grazie alla collaborazione di tutti. Di Michele Mirabella, di Antonio Tabascio, professore e raccoglitore di vecchie cose, di Vito Maurogiovanni giornalista e commediografo attento alle antiche storie, Mario Mancini attore e abitante di Bari vecchia e poi io ed Eugenio. Così questi racconti presero corpo e abitarono lo spazio sotto “l’arco basso” della città vecchia. Una sinergia incredibile tra autori, registi e attori. Forse per questo che “Jarche vasce” riscuote ancora oggi tanto successo.

 Qual è, se c’è, il personaggio in cui si è più identificata e che ha sentito vestire come una seconda pelle?

“La Sciammerghe”. La storia di una donna che preferisce uccidere i propri figli piuttosto che vederli morire di fame. Ho vissuto il testo dall’interno. La disperazione dovuta al silenzio della politica nei confronti delle difficoltà di questa donna.

 Ancora una volta Nietta Tempesta riparte con la stagione teatrale del Piccolo con un cartellone ricco di spettacoli.

Buon teatro a tutti.

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