La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Van Gogh in mostra al Vittoriano: dal genio olandese ai tagli alla cultura

Scritto da – 17 Novembre 2010 – 09:26Nessun commento

Lo scorso 8 ottobre, il complesso del Vittoriano ha aperto le porte a una mostra dedicata al celebre artista olandese Vincent Van Gogh. Le sue opere mancavano da ben ventidue anni nella capitale. In esposizione, settanta capolavori del maestro, tra prestigiosi dipinti, opere su carta e raffinati acquerelli e trenta opere dei grandi artisti che Vincent ammirò e dai quali trasse ispirazione: Millet, Pissarro, Cézanne, Gauguin e Seurat.L’evento, organizzato da Comunicare Organizzando, ha ricevuto il supporto di un Comitato Scientifico internazionale di grande prestigio. Tra le istituzioni che lo hanno reso possibile il Van Gogh Museum, il Rijksmuseum, il Guggenheim, l’Hammer Museum, la National Gallery del Canada, la Tate National e il Louvre. A curare la mostra, una delle massime esperte del genio olandese, Cornelia Homburg, che, in occasione della presentazione, ha spiegato che “non ci sarà il Van Gogh dei Girasoli e delle nature morte, ma, accanto a lavori usciti per la prima volta dalle collezioni private, non mancheranno le opere celeberrime”.Molto originale è infatti il percorso proposto per conoscere e indagare la sua anima folle. “Campagna senza tempo – città moderna”, questo il titolo scelto, presenta al pubblico un artista la cui opera tutta si snoda all’interno della dicotomia campagna-città: magicamente fissa e immutabile la prima, follemente rapida e moderna la seconda. Contadini e lavoratori sfruttati, a cui la fatica ha strappato il sentimento dell’eticità del lavoro; ma anche paesaggi, che emanano la misteriosa energia della natura e riflettono l’anima tormentata del pittore, con cui, nelle parole di Argan, “comincia il dramma dell’artista che si sente escluso da una società che non utilizza il suo lavoro, e ne fa un disadattato, candidato alla follia e al suicidio”. Le sue opere, pulsanti di vita, si propongono come forza attiva, scoperta della verità, in una società che, schiacciata dal peso delle macchine, sta perdendo il suo naturale spirito primitivo.Nelle sale del Vittoriano, troviamo quindi dipinti come “I piantatori di patate” (dal Von der Heydt-Museum di Wuppertal), in cui Van Gogh, ispirandosi alla pittura sociale di Daumier e Millet, descrive la fatica e la disperazione dei contadini, soggetto ricorrente del primo periodo olandese (1883-1885). Da opere come questa, emerge un sentimento di solidarietà per le condizioni della povera gente, oppressa dalla fatica e dal lavoro, a cui l’artista, che vide nella pittura una via di fuga, si sentiva umanamente vicino. E ancora, bellissimi disegni di contadine chine al lavoro (dal Kröller-Müller Stifting), “Il viadotto” (Guggenheim Museum), gli “Orti a Montmartre” (dal Van Gogh Museum) e ritratti di contadini. Anche la città suggestionò e affascinò il pittore dei girasoli, che durante i suoi viaggi ebbe modo di conoscere e apprezzare i grandi maestri: al Rijksmuseum di Amsterdam scoprì Hals e Rembrand, nelle cui opere ravvisò un primo germoglio della sua personale ricerca artistica. Assurgono a emblema della doppia anima dell’artista, due autoritratti in cui Vincent rappresenta sé stesso prima come contadino, poi come gentiluomo di città.Francesco Giro, sottosegretario ai Beni culturali ha affermato di aver selezionato esattamente «quelle opere che in modo esemplare raccontano l’universo interiore di Van Gogh», con il proposito che, per tutta la durata della mostra, il Vittoriano diventi «un museo dei musei».L’esposizione, in grado di richiamare una fetta di pubblico molto ampia per età e competenze artistiche, potrebbe però essere l’ultima grande mostra di Roma. Il grido dall’allarme è stato lanciato da Umberto Croppi, assessore comunale alla cultura: «È ormai diventata legge un provvedimento del governo che ci vieta esplicitamente di investire in esposizioni. La legge finanziaria, con l’obiettivo di fare economia, sta creando un vero danno economico alle città». La manovra finanziaria minaccia infatti di mettere in ginocchio gli spazi espositivi direttamente dipendenti dal Comune: dal prossimo anno le amministrazioni pubbliche, o le società partecipate, non potranno investire più del 20%, rispetto allo scorso anno, in mostre e pubblicità. A rischio, naturalmente, anche i musei Capitolini, il Bilotti, l’Ara Pacis. «Siamo al paradosso che persino uno spazio che ha le mostre nel nome, l’azienda Speciale Palaexpo, potrà usare i 12 milioni che versiamo loro l’anno per concerti rock o, per assurdo, incontri di bridge o sfilate di trattori, ma non per fare mostre d’arte», ha insistito Croppi.In un Paese che mai come ha adesso ha fame di cultura, questo rappresenterebbe senz’altro il colpo di grazia. Eppure, che sia per passione, moda, interesse o mera curiosità, manifestazioni come la mostra di Van Gogh al Vittoriano, coinvolgono un gran numero di persone, costituendo un’entrata economica non trascurabile (si pensi agli incassi record registrati da Caravaggio alle Scuderie del Quirinale). Non resta che sperare che proprio dalla gente arrivino segnali di dissenso nei confronti di manovre come questa. Perché, senza cultura, l’Italia è nulla.

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